Puoi essere multato per aver dato da mangiare ai piccioni, ma solo se lo prevede la normativa della città in cui ti trovi. Pur non essendoci un esplicito divieto nazionale, molte città si sono dotate di regolamenti che vietano espressamente di alimentare questi volatili, con lo scopo di preservare l'igiene urbana e salvaguardare il patrimonio architettonico. Tuttavia, questi divieti, e le relative sanzioni, non sempre sono stati ritenuti validi dalla giustizia amministrativa, va quindi valutato caso per caso.
La legislazione nazionale non impone divieti generali per quanto riguarda l'alimentazione dei piccioni ma numerose amministrazioni locali hanno introdotto normative specifiche per limitare la somministrazione di cibo a questi uccelli, giustificando tali provvedimenti con la necessità di tutelare i beni culturali e di evitare problemi igienico-sanitari.
In diverse città, soprattutto quelle che attirano un gran numero di turisti, i sindaci sono quindi intervenuti attivamente per limitare questa pratica.
Dare da mangiare ai piccioni è vietato? Cosa dice la legge
La normativa italiana non affronta specificamente il tema dell'alimentazione dei piccioni. In teoria, su tutto il territorio nazionale sarebbe quindi possibile nutrire questi volatili senza pagare alcune multa, ma la realtà è ben più complessa.
Numerosi sindaci hanno introdotto divieti attraverso ordinanze comunali che mirano a ridurre la popolazione di piccioni e a preservare l'igiene delle città. Alcuni sindaci sono arrivati anche a proibire la vendita di mangime destinato ai piccioni, come ha fatto nel 2008 il Comune di Milano.
Spesso, chi trasgredisce queste ordinanze deve fare i conti con multe piuttosto salate. Le sanzioni variano sensibilmente: in alcuni casi si tratta di poche decine di euro, ma in altre situazioni possono arrivare a diverse centinaia.
C'è da dire che però non sempre i divieti e le multe restano validi a lungo. La giurisprudenza insegna che in molte circostanze i ricorsi contro queste sanzioni vengono accolti dalla giustizia amministrativa. Un esempio significativo è la sentenza n. 1736 del 2014 del TAR della Puglia (Lecce, Sez. I). In questo caso, come aveva spiegato a Kodami l'avvocato Salvatore Cappai, il Tribunale ha dichiarato illegittima un'ordinanza comunale che vietava l'alimentazione di cani, gatti e piccioni randagi su tutto il territorio comunale.
Il Tar ha affermato che nessuna legge nazionale vieta di nutrire gli animali, compresi i piccioni. Inoltre, ha sottolineato che un divieto di questo tipo contrasterebbe con l'articolo 2 della legge n. 281 del 1991, che tutela i diritti degli animali randagi. Di conseguenza, ogni ordinanza dovrebbe essere esaminata singolarmente per valutarne la legittimità.
In quali casi si può essere multati
Diversi comuni italiani hanno emanato ordinanze specifiche che vietano di alimentare i piccioni e che prevedono sanzioni per i trasgressori. Un esempio rilevante è quello del Comune di Milano, che nel 2008 ha introdotto un'ordinanza dal titolo “Disposizioni di carattere igienico-sanitario relative al contenimento della popolazione di piccioni”. Questo provvedimento vietava la somministrazione e la vendita di mangimi per piccioni nell'area urbana, con l'obiettivo di ridurre la popolazione di questi volatili e tutelare la salute pubblica. L'ordinanza spiegava che una riduzione dell'offerta di cibo avrebbe contribuito a regolare naturalmente la riproduzione dei piccioni, senza causare loro danni.
Anche altre città italiane hanno adottato misure simili. A Venezia, con l'ordinanza sindacale n. 153474 del 1997, è stato introdotto il divieto di somministrare cibo ai piccioni e di abbandonare avanzi alimentari in luoghi accessibili a questi volatili. Inoltre, l'ordinanza obbligava i proprietari di immobili in stato di abbandono a sigillare gli accessi alle loro proprietà per impedire che i piccioni potessero nidificare.
Anche Zola Pedrosa, un comune in provincia di Bologna, ha emesso nel 2020 un'ordinanza simile che vieta di gettare granaglie e avanzi alimentari con l'intento di nutrire piccioni o altri animali. I trasgressori sono soggetti a sanzioni che variano da 25 a 500 euro.
Infine, Salerno ha seguito lo stesso percorso con un'ordinanza del 2023, che vieta di alimentare piccioni e altri volatili urbani, imponendo anche obblighi di manutenzione agli edifici interessati dalla nidificazione. Anche in questo caso, chi non rispetta l'ordinanza rischia sanzioni amministrative e, in alcune circostanze, penali.