La lince è uno degli animali più schivi e difficili da avvistare e, di conseguenza, da studiare sul Pianeta. Per questi motivi compiere delle ricerche sul suo conto non è semplice. Tuttavia, uno scienziato ha trovato il modo di arginare il problema affidandosi a un nuovo metodo di monitoraggio che non richiede l'osservazione diretta dell'animale: il DNA ambientale. I risultati del suo studio sono stati pubblicati su Biological Conservation.
Il campionamento del DNA ambientale (eDNA) è una tecnica relativamente nuova che è stata impiegata nelle indagini sulla biodiversità in tutto il mondo. Si basa sulla raccolta e sull'analisi del materiale genetico presente nell'ambiente, come campioni di suolo, acqua o aria, che contengono tracce biologiche lasciate dagli animali, quindi è un ottimo metodo che si può applicare per lo studio di animali che raramente si mostrano all'uomo come la lince rossa (Lynx rufus). L'idea di utilizzare tale tecnica per lo studio di questo felino è venuta a David Duffy, uno scienziato americano della University of Florida, grazie ai suoi figli, i quali gli hanno comunicato con entusiasmo di aver avvistato un'esemplare di lince rossa nel cortile della loro casa in pieno giorno.
Dopo un accurato controllo, Duffy ha individuato la presenza di sei impronte di lince rossa e ha avuto la geniale idea di ricorrere all' eDNA, quindi ha prelevato campioni di suolo. Da questi, il ricercatore e il suo team, sono riusciti a estrarre frammenti di DNA sufficientemente completi e ben conservati che hanno permesso loro di identificare la lince e persino di compiere uno studio relativo alla comunità microbica ad essa associata. Si tratta di informazioni estremamente preziose che consentono di valutare lo stato di salute di una o più linci senza doverle necessariamente osservare in maniera diretta.
Il metodo ideato da Duffy è stato efficacemente adottato e perfezionato da un team presso il Jacksonville Zoo and Gardens, uno zoo in Florida che ospita un esemplare di lince rossa. Anche in questo contesto, infatti, è stato compiuto uno studio sulle impronte di quest'ultimo, confiscato in quanto detenuto illegalmente, grazie al quale è stato possibile individuare le sue origini. Si è scoperto, infatti, che è originario del Texas e non della Florida come si credeva
Infine, sempre facendo affidamento sull'analisi del DNA ambientale, il team è riuscito a distinguere le tracce lasciate da una lince rossa e quelle di una lince canadese. Quest'ultima, infatti, è strettamente imparentata con il bobcat (nome associato alla lince rossa), inoltre il suo areale si sovrappone in diversi punti con quello della cugina rendendo complessa ad occhio la distinzione delle due tracce.
E' evidente che questa tecnica, come specificato precedentemente, è di grande aiuto nel caso in cui si ha a che fare con animali schivi, timidi o difficili da avvistare. Bisogna tenere a mente che, basandosi sul DNA, permette di ricavare dati estremamente precisi sulle caratteristiche dell'animale studiato e, poiché non necessita della presenza continua dei ricercatori sul campo, permette a questi ultimi di risparmiare moltissimo tempo in quanto basta affidarsi a campioni di tipo ambientale reperibili con estrema facilità.
La speranza di Duffy è che questa tecnica si possa applicare anche ad altri animali rari o difficili da osservare. In studi precedenti, infatti, l'utilizzo dell'eDNA è stato effettuato per ricerche effettuate sugli orsi polari, mammiferi dei quali si sa molto poco e che sono fortemente minacciati dal cambiamento climatico e da tutti i rischi ad esso associati.