L'uomo che sussurrava alle galline non è un nuovo strambo remake del famosissimo film del 1998 diretto e interpretato da Robert Redford, ma un vero e proprio dato di fatto: l'essere umano può capire se i polli e le galline sono in un certo senso felici o scontenti, semplicemente ascoltando i loro versi. Lo ha scoperto un team di ricercatori dell'Università del Queensland, che sono anche sicuri che ascoltare di più la "voce" dei polli potrà aiutare gli allevatori a migliorare il benessere dei loro animali. I risultati di questo curioso studio sono stati recentemente pubblicati su Royal Society Open Science.
Per scoprirlo, i ricercatori guidati da Joerg Henning, professore di epidemiologia veterinaria e autore senior dello studio, hanno fatto ascoltare a quasi 200 volontari i versi e i richiami registrati dei polli. E ben il 69% dei partecipanti è stato in grado di capire se queste vocalizzazioni provenivano da uccelli felici poiché stavano per ricevere una ricompensa in cibo, oppure da individui scontenti e infastiditi dal fatto che tale premio non fosse imminente. Gli uccelli erano stati infatti addestrati ad associare vocalizzazioni e chiocciolìi differenti al contenuto di una ciotola nascosta dietro a una porta.
Le ricompense andavano dalle succulente larve della tarma della farina e al normale mangime per polli, fino a una ciotola completamente vuota e comprensibilmente piuttosto deludente per i pennuti. Quando le galline sapevano che dietro la porta girevole c'era una ricompensa, producevano poi una raffica di chiocciolìi veloci schioccanti e più acuti, chiamati anche food calls (richiamo associato al cibo). Quando invece dietro la porta non c'era nulla per cui gioire, rispondevano con vocalizzazioni più simili a guaiti e gemiti lunghi e titubanti, chiamati gakel calls.
Ogni volontario ha poi ascoltato 16 registrazioni diverse e tutte della stessa durata. La metà proveniva da polli che stavano per ricevere la ricompensa (e che quindi erano felici/eccitati) mentre l'altra metà da uccelli che invece non sapevano se quel cibo sarebbe arrivato oppure no (e che perciò erano invece scontenti/frustrati). E se quasi il 70% dei partecipati, reclutati dagli scienziati grazie ad annunci online pubblicati sui social e su riviste dall'allevamento, è riuscito ad associare correttamente le vocalizzazioni, quelli più anziani hanno mostrato maggiori difficoltà, probabilmente per problemi legati all'udito.
Ma mettendo da parte gli aspetti curiosi di questa insolita ricerca, questi risultati offrono in realtà diversi spunti interessanti, sia in un ottica puramente scientifica che legata invece all'allevamento e al benessere animale. Secondo Henning e colleghi, infatti, gli allevatori di polli possono ora capire lo stato emotivo degli uccelli di cui si prendono cura, anche se non hanno molta esperienza. E se questi risultati verranno confermati da ulteriori studi, ascoltare e monitorare le vocalizzazioni dei polli potrebbe anche essere inserito tra i criteri per valutare il benessere degli animali allevati.
Si potrebbe persino utilizzare l'intelligenza artificiale per monitorare l’umore all'interno di un pollaio e avvisare così gli allevatori quando le galline non sono particolarmente contente o felici. Da un punto di vista puramente scientifico, invece, questi risultati evidenziano un'apparente carattere evolutivo in comune che molti animali condividono nel modo in cui esprimono i propri sentimenti attraverso versi e suoni, ipotesi che fu già avanzata persino dal grande naturalista inglese Charles Darwin.
Nei libri come L'origine dell'uomo (1871) e L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali (1872) Darwin già ipotizzava che esseri umani e altri animali condividessero tratti biologici comuni nell'espressione delle emozioni e degli stati d'animo, suggerendo che questi segnali, in un certo senso universali, potessero anche essere "letti" e interpretati. Studi più recenti, inoltre, come quello pubblicato nel 2017, suggeriscono che noi esseri umani siamo in grado di interpretare gli stati emotivi attraverso le vocalizzazioni di un gran numero di vertebrati, dagli uccelli agli alligatori, passando per anfibi e altri mammiferi.
Sempre più evidenze, come questo curioso studio con le galline, suggeriscono quindi che i vertebrati terrestri (essere umano incluso) condividono un sistema di segnalazione emotiva vocale comune, in linea con il pensiero di Darwin. E questo significa che noi esseri umani possiamo percepire e interpretare in certo senso in maniera innata le emozioni di tantissimi altri animali, da quelli domestici che fanno ormai parte da millenni delle nostre famiglie, fino a quelli d'allevamento o selvatici.