«Ricordate le prime due pagine di “Va’ dove ti porta il cuore”, quando la nipote ottiene dalla nonna il permesso di avere un cane e davanti alle gabbie si chiede: «Come saprò qual è proprio il mio?». Nell’ultimo mese ho iniziato a frequentare il canile di Orvieto per trovare un cane che riempisse il vuoto lasciato da Tobia e mi è tornato in mente proprio quel passaggio».
Sono le parole di un lungo post su Facebook pubblicato da Susanna Tamaro che descrivono l’esperienza rivissuta dalla scrittrice all’interno di un rifugio, questa volta nella bellissima città umbra, nel momento in cui si è sentita pronta ad accogliere un nuovo amico, dopo la morte improvvisa del suo amato Tobia avvenuta qualche mese fa.
Un lutto terribile che sempre sul social aveva descritto così: «Che vuoti terribili lasciano i nostri cari amici, che devastazioni interiori. A volte di notte mi sveglio e sento abbaiare nel bosco illudendomi per un attimo che sia la sua voce. Così non è, ma sono certa che quando varcherò la soglia dell'aldilà, la prima cosa che sentirò sarà il suo abbaiare di gioia vedendomi arrivare».
Per questo la scrittrice ha rivarcato anche i cancelli di un canile, un’esperienza che lascia sempre frastornati e storditi per gli abbai e gli odori amplificati, per tutte quelle gabbie, per la forza e il coraggio che si vedono negli occhi di questi cani chiusi dietro grandi inferriate.
«È questa la ragione per cui molte persone rinunciano ad andarci e quelli che vanno dicono «li prenderei tutti» per poi alla fine non prenderne nessuno» scrive Tamaro confermando di conoscere bene l’ambiente e anche l’animo umano. E, infatti, aggiunge: «Dato che avevo solo dieci anni quando ho adottato il mio primo cane abbandonato, ho cinquantasei anni di esperienza sul campo che vorrei molto condividere con voi in varie puntate».
La scrittrice così comincia dal tempo che è necessario darsi per iniziare a capire con quale di quei cani si potrebbe instaurare una relazione buona per entrambi: «Non basta una mattina. Bisogna prendersi più tempo e usare tutta la pazienza che si dedica alle scelte importanti. Io, il primo giorno, di solito, mi fermo davanti a tutti i box e scarto per primi i cani che, per dimensione, mi sarebbe impossibile gestire. Quando poi rientro a casa cerco di rivedere gli sguardi che più mi hanno colpito. La prima selezione, infatti, è da sguardo a sguardo, cioè da anima ad anima» spiega l’autrice.
Ora diciamo che anche la frase «cerco di rivedere gli sguardi che più mi hanno colpito» fa un po’ il paio con «li prenderei tutti», ma senza nulla togliere alla scrittrice diciamo che, oltre allo sguardo che conquista, poi le considerazioni da fare affinché una scelta sia davvero responsabile sono anche molte altre. Ma Tamaro, veterana delle adozioni in canile peraltro riuscite, lo sa e infatti scrive che «la prima selezione» avviene da sguardo a sguardo, presupponendo poi altre accortezze.
Speriamo che nelle prossime puntate, sapendo usare così bene le parole, la scrittrice abbia in mente di dedicare un post intero per descrivere anche cosa significhi adozione consapevole soprattutto dai canili: sarebbe senz’altro un grande aiuto alle associazioni che tanto si battono per educare in questa direzione le persone.
Tamaro conclude il post presentando il suo nuovo amico: «Eccolo qua, Pongo, un mix caccia, da sette anni in canile ma già perfettamente a suo agio su qualsiasi divano». E prima di chiudere, da buona scrittrice, fa ancora una riflessione: «È strano, scrivendo mi sono resa conto che, sebbene i cani siano una delle grandi passioni della mia vita nei miei libri, a parte il Buck di “Va’ dove ti porta il cuore”, non ho mai dedicato grande spazio a loro. Sarà ora di farlo?». La risposte degli utenti, nonché fan, è unanime.