Il secondo fine settimana di marzo, a Gard, lungo la costa francese dell'Occitania, doveva tenersi il campionato nazionale di canicross, uno sport cinofilo che consiste nel correre insieme al proprio cane lungo un percorso indicato. L'evento, però, ha subito una brusca interruzione.
Tra sabato e domenica, infatti, erano previste le prove che avrebbero assicurato ai vincitori l'accesso ai mondiali di ottobre in Sassonia-Anhalt, in Germania ma, durante le competizioni, 3 cani sono morti a causa dell'ingestione di alcune polpette contenenti veleno lumachicida.
La squadra di veterinari dell'organizzazione è intervenuta immediatamente per salvare la vita dei tre cani di nome Palma, Oslo e Opale ma, nonostante i tentativi, non c'è stato nulla da fare. Sono morti nel giro di pochi minuti e ora saranno sottoposti ad autopsia presso l'ospedale di Lione.
Sul posto è intervenuta la polizia, che ha perlustrato l'ambiente, rinvenendo e recuperando un totale di 11 esche posizionate lungo il tracciato di gara.
Il destino di Togo: l'unico ad essersi salvato
Alcuni giorni dopo il termine della manifestazione, nello stesso luogo in cui è avvenuta la tragica morte di Palma, Oslo e Opale, ha rischiato di morire anche Togo, un Siberian Husky che non aveva nulla a che fare con le gare, ma è stato lasciato libero di correre nel bosco nonostante il divieto sancito dalle forze dell'ordine.
Togo, però, è stato recuperato dagli agenti della Polizia di Gard che, insieme al pet mate, lo hanno trasferito rapidamente all'Ospedale Veterinario di Montplellier e, fortunatamente è riuscito a salvarsi e a tornare a casa dalla sua famiglia.
Al termine delle cure, la Polizia ha pubblicato un post sul proprio profilo Facebook: «Gli auguriamo una pronta guarigione e assicuriamo ai familiari che tutti i nostri mezzi sono attualmente impegnati per far luce su questo terribile evento».
Lunedì 20 marzo è intervenuto anche il Pubblico Ministero di Nîmes, Cécile Gensac, dichiarando di aver aperto un'indagine per il reato di grave abuso o atto di crudeltà nei confronti di un animale domestico, un crimine che, se causa la morte degli animali, in Francia viene punito con cinque anni di reclusione e 75.000 euro di multa.
Yvon Lasbleiz, Presidentessa della federazione degli sport cinofili francesi, ha commentato la terribile vicenda sui propri canali social: «Si tratta di un atto criminale incomprensibile, un gesto di crudeltà senza senso, compiuto da qualcuno che forse non si rendeva conto delle possibili conseguenze – e aggiunge – Non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere se alle esche avvelenate si fossero avvicinati dei bambini. Doveva essere una domenica di gioia, ma ora sto pensando solo alle terribili emozioni che hanno vissuto le persone obbligate a tornare a casa senza il proprio cane».
Avvelenamento da lumachicida: «Per salvare il cane è necessario un intervento rapido e anche una buona dose di fortuna»
Il lumachicida rinvenuto nelle esche è uno dei veleni utilizzati più frequentemente anche in Italia. A differenza del topicida, che impiega fino a 7 giorni per agire, questa sostanza può uccidere gli animali rapidamente: «I primi sintomi evidenti sono l'ipersalivazione, i tremori e le convulsioni, abbinati a un forte abbattimento del sodio», spiega la dottoressa Eva Fonti, medico veterinario e membro del comitato scientifico di Kodami.
Proprio per questo motivo, ancora prima di svolgere le analisi, a Gard è stato possibile determinare che si trattasse di lumachicida: «Il primo tentativo per salvarli è attraverso un clistere o una lavanda gastrica. Si induce il vomito e gli animali vengono sostenuti dal punto di vista cardiologico – spiega Fonti – La possibilità di sedare le convulsioni, però, dipende anche dalla quantità di veleno ingerito e dall'assorbimento da parte del corpo. Se lo stomaco e il colon non hanno ancora assorbito il veleno, talvolta si riesce a salvarli».
Se l'intervento del medico veterinario avviene quando i sintomi hanno appena avuto inizio, quindi, è più probabile che l'animale riesca a sopravvivere: «Sono momenti concitati e complessi, in cui serve anche molta fortuna: quella che hanno avuto Togo e la sua famiglia».