Gli animali hanno ormai smesso di svolgere la funzione di “animali da compagnia” per diventare “animali di famiglia”, occupando un posto essenziale nella vita delle persone e si sono formate nel tempo quelle che possiamo definire "famiglie multi-specie". Nel settore privato, ad esempio, numerose sentenze di separazione o divorzio, conferiscono ormai una sorta di custodia condivisa, cosicché i due ex coniugi possano esercitare a rotazione la responsabilità legale sull'animale a parità di condizioni, di diritti e doveri, analogamente a quanto avviene per i figli minorenni.
Il contesto per lo sviluppo delle Politiche Pubbliche di Protezione Animale
La percezione sociale degli animali si è evoluta grazie alla convivenza con gli stessi e all'evoluzione della conoscenza scientifica che ha permesso di riconoscere, come indicato nel trattato di Lisbona, che gli animali hanno la capacità di essere consapevoli e sentire emozioni come piacere e dolore, oltre all'interesse di vivere e di godere delle esperienze. In tal senso, la società civile ha svolto un ruolo fondamentale sostenendo che le misure di protezione e difesa degli animali si debbano adattare a questa nuova sensibilità. Questa considerazione è radicata fino al punto che, attualmente, è in fase di esame la riforma della Costituzione per il loro riconoscimento come esseri senzienti, quali sono.
Nei vari testi legislativi che sono stati promulgati nel tempo nel nostro Paese si può osservare la tendenza, che arriva fino ai nostri giorni, ad un passaggio graduale dal controllo degli animali per fini sanitari a tutela dell’uomo alla loro protezione.
Un esempio può essere la Legge 281 (della quale esiste attualmente una proposta di revisione), che agli inizi degli anni 90 introdusse un cambio essenziale di paradigma, che oltre a riconoscere il diritto alla vita degli animali trovati vaganti incaricò i Comuni di concretizzare le disposizioni del testo normativo.
Anche l’estinzione della "lista nera" delle razze potenzialmente pericolose nella tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione da parte di cani con il riconoscimento della responsabilità assoluta del tutore può essere un alto esempio concreto.
È quindi in corso un’evoluzione intellettuale e giuridica. Un crescente rifiuto e una costante preoccupazione sociale di fronte al maltrattamento degli animali, condotta ormai da anni inquadrata come delitto penale, si riflettono nel numero di denunce da parte dei cittadini, negli interventi della polizia, nei procedimenti avviati e nelle sentenze di condanna.
Possiamo poi pensare che quasi tutti i partiti politici hanno, in qualche momento, sfoggiato un repertorio di iniziative di protezione degli animali nei loro programmi elettorali.
In alcuni contesti, l‘empatia e il rispetto per gli esseri viventi vengono anche incorporate in tutti i livelli dell’istruzione obbligatoria del nostro Paese, con il fine di generare così atteggiamenti prosociali che favoriscano una convivenza responsabile e possano prevenire ed evitare comportamenti violenti nelle aule e nel contesto sociale.
Attualmente, si può dire, senza paura di sbagliare, che la preoccupazione per la protezione, il benessere e il maltrattamento animale non è una moda passeggera né qualcosa di limitato ad un territorio specifico, bensì un’esigenza conclamata.
La società non vuole quindi che la protezione degli animali dipenda dalla maggiore o minore sensibilità del funzionario di turno, ma vuole e chiede politiche pubbliche efficienti, svolte con professionalità e responsabilità.
Cosa sono le Politiche Pubbliche di Protezione Animale
Cosa sono dunque le cosiddette Politiche Pubbliche di Protezione animale? In poche parole si tratta di qualsiasi decisione, pianificazione ed azione che rientra nel settore legislativo, esecutivo e anche giudiziario e che riguarda la protezione degli animali come individui e come specie.
Le amministrazioni pubbliche devono rispondere al cambio di paradigma, passando dalla logica del “controllo” alla logica della “protezione” degli animali.
Per la pubblica amministrazione si tratta di un cambiamento di logica e di approccio che richiede di conoscere i difetti e le eccellenze dell'attuale sistema per poter lavorare verso il cambiamento che è ormai socialmente necessario, nella consapevolezza che ciò comporta costi economici.
È necessario che ogni Comune del territorio italiano, nessuno escluso, assuma l'assetto strategico di queste politiche di protezione degli animali, che si basano su diversi pilastri.
I principali pilastri su cui vertono queste politiche sono:
- La creazione di uffici dedicati, composti da funzionari competenti, che siano aperti al pubblico e strutturati in maniera da poter coprire le esigenze specifiche del territorio, oltre ai dettami ormai universalmente riconosciuti;
- L ’emanazione di Ordinanze comunali specifiche che sviluppino e aumentino nel loro articolato i livelli di benessere e protezione degli animali;
- Le campagne di sensibilizzazione, periodiche e strategicamente pianificate, a favore delle tematiche maggiormente importanti nella promozione della convivenza responsabile come l'importanza dell'identificazione obbligatoria, la promozione delle adozioni consapevoli, la prevenzione dell'abbandono e del maltrattamento animale, la sterilizzazione in alcune circostanze;
- Le campagne di informazione per i cittadini sulle stesse politiche, che spesso non sono adeguatamente a conoscenza delle Leggi regionali e delle Ordinanze dei propri Comuni;
- La gestione etica ed ecologica delle colonie feline, responsabilità dei Comuni spesso disattesa, basata sul benessere dei gatti riconosciuti come animali liberi dall’assetto normativo italiano;
- La gestione etica del servizio di raccolta degli animali abbandonati, persi o vaganti e loro mantenimento nei rifugi (sia per cani che per gatti) con l’obiettivo principale delle adozioni;
- Il monitoraggio e le ispezioni dei rifugi, nell’era in cui una corretta gestione non si ottiene solo stipulando un contratto o aggiudicando un appalto, ma tramite personale altamente qualificato, strutture adeguate e buoni servizi, come il servizio veterinario ed il servizio etologico, per citarne alcuni. Si richiede quindi rigidità nell’ottemperare i nuovi requisiti e agire di conseguenza quando, da parte di un aggiudicatario, non vi sia il rispetto degli impegni;
- La gestione etica dei cani di quartiere laddove previsti dalle Leggi regionali;
- Il bilancio economico per l’attuazione di tutti i servizi precedentemente elencati.
In Italia c’è ancora tanta strada da fare
In Italia non sono ancora organicamente dettate l’obbligo all’interno dei Comuni di avere uffici competenti e la ispettiva presenza di consiglieri comunali con ruoli specifici per la protezione e il benessere degli animali.
Così vige una frammentazione che mostra Comuni virtuosi e Comuni inetti nella promozione della convivenza responsabile tra l'essere umano e gli altri animali.
Una formazione adeguata di alta specializzazione dei dipendenti pubblici, che devono diligentemente assumere le proprie funzioni ed essere periodicamente aggiornati, è quindi indispensabile. A tal fine, è necessario sottolineare che, ad oggi, nessun organismo pubblico o privato offre una formazione continua altamente specializzata, unica opportunità per lo svolgimento di questi compiti.