Secondo caso di bracconaggio nel giro di un mese in provincia di Genova. A novembre al Centro di Recupero Animali Selvatici di Campomorone era arrivata un’aquila minore ferita da pallini da caccia, mentre nei giorni scorsi il personale di Enpa ha preso in consegna una poiana che già da una prima analisi delle ferite mostrava segni evidenti dell’opera di un bracconiere.
«A pochi giorni dall’intervento della nostra aquila minore, vittima di un atto di bracconaggio, nel tardo pomeriggio di domenica ci è stata consegnata una poiana proveniente da Sori – dicono da Enpa – non abbiamo subito compreso appieno cosa le fosse successo, ma avevamo un sospetto. Quel che è certo è che l’animale appariva sofferente, con l’ala sinistra ricoperta di sangue. Con nostro estremo dispiacere gli esami effettuati lunedì mattina hanno confermato le nostre ipotesi: anche questa poiana, esattamente come l’aquila minore, è stata vittima di un bracconiere. Il risultato è una frattura all’ala sinistra (carpo) causata da un pallino da caccia, frattura che per fortuna non si è rivelata fatale, e la cui limitata gravità ci permetterà di fasciare e steccare l’ala senza dover ricorrere ad un intervento chirurgico. Verrà somministrato l’antibiotico, e col tempo speriamo vivamente di permettere alla poiana di tornare a volare».
«Così come all’arrivo dell’aquila minore, anche in questo caso non possiamo esimerci dal sentirci stanchi e arrabbiati – aggiungono da Enpa – qui al nostro CRAS registriamo due picchi di entrate nel corso dell’anno, uno dei quali proprio nel periodo autunnale e innegabilmente imputabile all’attività di caccia. Vedere un animale varcare la nostra soglia in queste condizioni, sofferente e sanguinante a causa di una fucilata, ci provoca un dolore e una rabbia che non riusciamo a descrivervi. A queste emozioni si aggiunge ogni volta l’immensa frustrazione del sapere che chi si è macchiato di un simile reato rimarrà certamente impunito».
«A nostro avviso – concludono – non esiste motivazione che possa giustificare chi ha deciso di impugnare un fucile con lo scopo di togliere la vita ad animali come la poiana o l’aquila minore, specie particolarmente protette dalla legge. In questi casi, l’unica cosa che ci resta da fare è il nostro lavoro: impegnarci e fare il possibile affinché questi animali possano guarire. Attendiamo con ansia il giorno in cui potremo condividere con voi la liberazione di questa splendida poiana. Vederla tornare a solcare i cieli, a scapito di chi ha tentato di ucciderla, sarà certamente un’emozione impagabile».
Da Ponente alla zona del Genovese la Liguria si conferma tristemente terra di bracconaggio, e non soltanto per quanto riguarda i rapaci, particolarmente protetti. Proprio pochi giorni fa lungo l’argine del torrente Argentina, in provincia di Imperia, sono stati trovati i resti di un capriolo evidentemente cacciato da bracconieri della zona. Sul caso stanno indagando i Carabinieri Forestali.
Gli stessi militari, nella stessa zona, a fine novembre hanno denunciato un uomo di 57 anni sorpreso a cacciare cinghiali di notte. A casa è stata poi trovata una macelleria "fai da te" dove preparare la carne da vendere. A Genova, invece, a ottobre erano stati denunciati due uomini che cacciavano cinghiali utilizzando gabbie. A casa avevano anche balestre e dardi, il tutto in una regione dove la giunta ha dato l’ok alla caccia anche con arco e frecce.