Ben 104 piccoli che hanno raggiunto il mare su 113 uova deposte. Una schiusa più che positiva per quello che era stato individuato come il primo nido di tartaruga caretta caretta della stagione in Salento. Vi avevamo parlato lo scorso luglio della nidiata individuata dal gruppo dei “Seaturtle Watcher” del Centro Recupero Tartarughe Marine di Calimera a Torre San Giovanni, nella marina di Ugento. «Ci aspettiamo che sia il primo di una lunga serie», aveva spiegato a Kodami il Direttore Piero Carlino che ha seguito con il collega Enrico Panzera le operazioni.
Alla fine sono state 6 quelle monitorate dal centro nell'area salentina. Una delle quali, purtroppo, andata distrutta dalle mareggiate perché troppo vicina al bagnasciuga. «Sono state meno dell'anno scorso, ma sono fluttuazioni normali perché le femmine di tartaruga non depongono le uova ogni anno», è tornato a spiegarci Carlino. Il dato peraltro è sovrapponibile a quello nazionale, dove sono stati 118 i nidi individuati a fronte dei 252 dell'anno scorso. Tra questi ricordiamo la schiusa avvenuta a Castelvolturno dopo il concertone di Jovanotti.
In questi due mesi, peraltro, è stata fondamentale l’attività di monitoraggio compiuta dai volontari e dal personale specializzato del Centro. Il nido, come avviene per tutti gli altri siti di cova, è stato tenuto sotto controllo attraverso una delimitazione che evitasse accidentali passaggi di persone con conseguente danneggiamento delle uova, e rilevatori di temperatura collocati sotto la sabbia.
L'attività di monitoraggio delle temperature è stata importante anche perché sarà la base per uno studio che sarà condotto con gli altri centri d'Italia: «I data logger registrano la temperatura ogni dieci minuti per tutto il periodo di incubazione – continua a spiegarci Carlino – alla fine individuiamo la temperatura media. Tutti i dati con successo di schiusa vengono messi in un database con tutti gli altri centri e ci daranno una mappa della distribuzione dei nidi secondo il gradiente termico. Teoricamente potremmo ricavarne una valutazione predittiva sullo spostamento delle femmine».
Lo scorso luglio avevamo discusso con gli operatori del centro anche della femminizzazione della specie provocata dal clima: «In questo nido dal 18mo al 36mo giorno, quello in cui avviene lo sviluppo, abbiamo registrato nel nido una media di 31 gradi – ci ha spiegato – queste condizioni ci dicono che con buona probabilità saranno tutte femmine. Il sesso si manifesterà solo dopo una ventina di anni. L'ideale sarebbe stato avere una media di 29 gradi per ottenere nascite miste. Per fortuna un altro nido nella stessa zona, quello di Lido Sabbioso ha fatto registrare una media di 28 gradi. Una differenza di temperatura che andrà studiata. Pensiamo che il tipo di sabbia possa essere un fattore importante. Preleveremo dei campioni per uno studio più approfondito».
Una situazione che ci dimostra come i cambiamenti climatici stiano influendo non poco sul pianeta e sugli altri esseri viventi che lo popolano. I segnali sono molteplici e gli effetti nel medio-lungo termine potrebbero essere devastanti. Anche l'ONU ha di recente redatto un report secondo cui è a rischio estinzione il 48% delle specie. Per le tartarughe, per esempio, determinando una drastica riduzione della popolazione. Per gli altri animali e per gli umani, invece, le conseguenze non sono neanche immaginabili.