Gli insetti svolgono un ruolo cruciale in quasi tutti gli ecosistemi: sono impollinatori di moltissime piante, parte integrante della rete alimentare, fonte di cibo per migliaia di specie e ancora troppo poco tutelati. Un recente studio, infatti, ha rilevato che il 76% delle specie di insetti non sono adeguatamente coperti da aree protette, un vero controsenso se pensiamo a quanto la loro presenza sulla Terra influenzi ogni aspetto della nostra vita.
Quando passiamo del tempo in un habitat, infatti, immaginiamo naturalmente di essere i protagonisti della nostra piccola avventura. A fare da sfondo, però, ci sono centinaia di piccoli organismi che volano, zampettano, strisciano e contribuiscono ognuno a modo suo a mantenere in vita l'ecosistema. Facciamo dunque per un attimo un passo "fuori da noi". Siamo noi a fare da sfondo questa volta mentre ci godiamo l'aria pulita e l'odore dei fiori che ci riempie i polmoni. I veri protagonisti sono loro, gli insetti e le azioni che permettono la sopravvivenza dell'ambiente in cui ci troviamo grazie alla loro impollinazione, la degradazione, il parassitismo, la predazione e molto altro.
Il prezioso lavoro di questi animali, però, è messo a repentaglio da numerose minacce: in primis l'opera dell'uomo che con la frammentazione degli habitat, il riscaldamento globale e la conversione del suolo in zone edificabili attenta continuamente alla loro sopravvivenza. Per questo motivo l'azione delle aree protette è fondamentale, ma uno studio condotto da un team internazionale con a capo un gruppo di ricercatori del Centro tedesco per la ricerca integrativa sulla biodiversità e pubblicato sulla rivista One Earth oggi ci racconta che gli sforzi per proteggere questi animali non sono affatto sufficienti.
«È giunto il momento di considerare seriamente gli insetti nelle valutazioni di gestione e conservazione degli habitat – afferma l'autore principale Shawan Chowdhury – I paesi devono includere gli insetti nella pianificazione delle aree protette e nella gestione di quelle esistenti».
Il problema che sottolinea Chowdhury è piuttosto serio. Sebbene le aree protette proteggano attivamente molte specie di vertebrati da numerose minacce, soprattutto di origine antropica, lo stesso non può essere detto per gli insetti il cui grado di protezione rimane in gran parte sconosciuto, fino ad oggi. Per determinare quale percentuale di specie di insetti sono presenti in aree protette, il team di ricercatori ha sovrapposto i dati sulla distribuzione delle specie forniti dagli scienziati della Global Biodiversity Information Facility, una organizzazione internazionale che si propone di rendere pubblici i dati scientifici sulla biodiversità, con le mappe globali di tali aree.
Così facendo hanno scoperto che il 76% delle specie di insetti in tutto il mondo non sono adeguatamente coperti dalle aree protette, tra cui moltissime specie in via di estinzione. A spiccare particolarmente per la fragilità del loro stato di conservazione sono la Nothomyrmecia macrops, nota anche come formica dinosauro presente in Australia centro-meridionale e la Megalagrion leptodemas, una delle specie di Megalagrion più rare e minacciate endemica dell'isola di Oahu alle Hawaii.
A peggiorare ancora il quadro è il fatto che di tutte le specie di insetti presenti nel mondo, ben 1.876 specie di 225 famiglie non sono affatto presenti in alcuna area protetta, un numero che ha sorpreso negativamente gli autori dello studio. «Molti dati sugli insetti provengono da aree protette – continua Chowdhury – Quindi abbiamo pensato che il numero risultante dell'analisi fosse molto alto, ma ci sbagliavamo. Questo è un dato addirittura più grave rispetto a una recente analisi condotta sulle specie di vertebrati che ha scoperto che solo il 57% di 25.380 specie è adeguatamente protetto».
C'è da dire, però, che la negligenza nella protezione delle specie non è uguale in tutti gli Stati e dallo studio si evince come alcune regioni del mondo proteggano gli insetti meglio di altre. Ad esempio sono state registrate percentuali abbastanza elevate di insetti protetti in Amazzonia, Arabia, Australia occidentale, Neotropici, Afrotropici ed Europa centrale, mentre la protezione è inferiore in Nord America, Europa orientale, Sud e Sud-Est asiatico, e Australasia.
«È possibile adottare una serie di misure per conservare efficacemente gli insetti e la partecipazione di tutte le persone è essenziale – conclude Chowdhury – La cosiddetta citizen science (ovvero quel complesso di attività collegate ad una ricerca scientifica a cui partecipano semplici cittadini n.d.r.) potrebbe avere un enorme impatto nel colmare molte lacune ancora oggi presenti nei dati sulla distribuzione degli insetti. Scienziati e politici, poi, devono intensificare gli sforzi riguardo questa sfida e identificare il più presto possibile i siti di importanza fondamentale per la conservazione degli insetti».