Dopo una gastroscopia di quasi due ore la vita dell'animale è stata salvata ed è stato dimesso nell'arco delle 24 ore successive. Un'operazione da manuale effettuata da esperti veterinari, potremmo dire quasi di routine, se non fosse che l'animale in questione è un pitone di oltre tre metri di lunghezza che aveva inghiottito un pollo intero avvolto ancora nella confezione di plastica.
«La gastroscopia di un animale di queste dimensioni è una cosa abbastanza rara, per noi era la prima volta», ha commentato Sara Lelli a Kodami, la direttrice sanitaria della clinica di San Miniato, in provincia di Pisa, dove è stato eseguito l'intervento.
La protagonista, infatti, è un pitone femmina di circa 20 chilogrammi di peso, operata d’urgenza alla clinica San Minianimal dopo aver ingerito un alimento "fuori menù". «Si è occupato dell'intervento il dottor Daniele Petrini, esperto di animali non convenzionali, aiutato dalle esperte di gastroscopia Marta Bianchi e Paola Leonardi – continua la direttrice – Purtroppo è stato un caso, la persona di riferimento stava preparando il pasto per l'animale, si è distratto e nel frattempo il pitone ha mangiato il pollo e la vaschetta di plastica. Digerire il pollo non è un problema per lui, ma la vaschetta era piuttosto grande, per cui il dottor Petrini ha ritenuto opportuno rimuoverla tramite gastroscopia».
La gastroscopia è stata effettuata sul rettile addormentato tramite un apposito strumento flessibile e morbido che permette di esaminare lo stomaco e anche la parte iniziale dell'intestino senza dover aprire l'animale, proprio come racconta Sara Lelli: «La procedura consiste nell'introduzione di questo strumento all'interno dell'animale passando dalla bocca fino ad arrivare allo stomaco. Lo strumento è costituito da una telecamera, una luce e un "canale di servizio", ovvero un tubo dove è possibile far passare utensili di vario tipo, tra cui una pinza che aggancia il corpo estraneo per estrarlo».
L'errore in questa vicenda, purtroppo, è solo umano. La distrazione poteva essere fatale per un animale che stava semplicemente assecondando il suo istinto da predatore: anaconde, pitoni e il boa costrittore, infatti, attaccano in genere la preda stritolandola e una volta uccisa entra in campo la loro strabiliante capacità di ingerire prede intere fino a tre volte più grandi della larghezza della loro testa.
Riescono spalancare le fauci in quel modo grazie a un pezzo di tessuto connettivo estremamente elastico tra il cranio e la mascella. Il lato sinistro e destro della mascella inferiore sono uniti, dove noi abbiamo il mento, solo da un legamento flessibile, che consente al serpente di muovere i due lati separatamente e piano piano inghiottire la preda partendo sempre rigorosamente dalla testa.
Una volta inghiottita la preda si ritrova davanti l’apparato digerente dell'animale che attraversa quasi l'intera lunghezza del corpo. Questo è elastico e quando la digestione è attiva i muscoli del cuore pompano più sangue per accelerare il metabolismo. Nell'arco di poche ore il pH dello stomaco scende da 7,5 a 2 ed entrano in gioco un cocktail di acidi ed enzimi digestivi, delle sostanze chimiche che dissolvono tutte le parti del corpo tranne peli, capelli e unghie.
In definitiva l'operazione è andata a buon fine e i veterinari hanno tirato un sospiro di sollievo, ma ricordiamo che l'unico motivo per cui un serpente è entrato in contatto con un pollo in una confezione di plastica e lo ha ingoiato rischiando la vita è la cattività. Questi animali non sono mai stati domesticati dall'uomo e tutte le specie sono da considerarsi selvatiche. Questo significa che non sono animali particolarmente abituati a stare a contatto con gli esseri umani, specialmente per tempi prolungati.
In particolar modo, i serpenti seguono principalmente il proprio istinto che li vuole predatori solitari e schivi e sono parte fondamentale della rete alimentare. Sottrarli dagli ecosistemi significa togliere un tassello importante e provocare uno squilibrio considerevole alle comunità animali e vegetali.