Ucciso da un colpo di pistola sparato da un Carabiniere che stava tentando di bloccarlo dopo un’aggressione: la storia arriva da Tivoli, Comune in provincia di Roma, e al centro c’è un Pitbull che, dopo essere riuscito a fuggire dal giardino di un’abitazione privata, ha ucciso un gatto e poi ha morso un uomo e il figlio, a passeggio con il cane, e un passante intervenuto per tentare di aiutarli.
I fatti risalgono al pomeriggio del 25 febbraio e si sono verificati nel quartiere Paterno. Il cane, stando a quanto ricostruito, è scappato dal giardino di una villa di via Primo Levi, senza guinzaglio né collare, e ha prima puntato il gatto. Lungo la stessa strada stavano passando in quei momenti anche un uomo con il figlio e il cane di famiglia, tenuto al guinzaglio, e il cane si è diretto verso di loro. L’uomo ha preso in braccio il suo cane nel tentativo di difenderlo e il Pitbull lo ha morso alle braccia nel tentativo di raggiungere l’altro animale. A quel punto è intervenuto un passante e nel caos e nell’agitazione generale è stato morso anche lui.
Nel frattempo sul posto sono intervenuti i Carabinieri, allertati da chi ha assistito alla scena, che per provare a fermare il Pitbull hanno utilizzato il taser. Il cane però è riuscito a liberarsi dai dardi e si è diretto verso di loro: è stato a quel punto che uno dei militari ha estratto la pistola e ha sparato un colpo. Il cane, ferito, è stato recuperato dai veterinari della Asl, a loro volta allertati e arrivati in via Levi, ma è morto una volta arrivato in clinica.
Un evento su cui sta indagando anche la Procura di Tivoli, informata dell’accaduto, che si è concluso con due animali morti – il gatto e il Pitbull – e quattro persone ferite. E che riaccende i riflettori sull’importanza di conoscere a fondo i cani con cui si sceglie di condividere la vita, tenendo conto delle loro motivazioni e dei loro bisogni.
«Al momento non conosciamo ancora nel dettaglio la dinamica di ciò che è accaduto a Tivoli ed è prematuro esprimere una valutazione – spiega a Kodami Michele Pezone, avvocato della Lega Nazionale per la Difesa del Cane – Ciò che è importante evidenziare in casi come questi, anche per prevenirli, è il concetto di proprietà responsabile, che vale in generale per tutti gli animali, in particolare per quelli maggiormente impegnativi dal punto di vista della gestione per le loro peculiarità. L’attuale legislazione non ha a oggi posto in modo adeguato l’attenzione sul concetto di possesso responsabile e delle conseguenze che comporta l’inosservanza di queste regole, e il legislatore deve rendersi conto della necessità di stabilire norme adeguate per incentivare le persone ad adottare e a gestire in modo consapevole gli animali con cui condividono la vita».
L'individualità del cane e l'importanza di non stigmatizzare la razza
«Questo non deve mai portare però a criminalizzare alcune razze o stigmatizzarle – conclude Pezone – Semmai, il concetto di proprietà responsabile va interiorizzato e istituzionalizzato proprio per assicurare l’incolumità di tutti, esseri umani e animali, ed evitare che si verifichino episodi come quello di Tivoli».
Anche Elena Garoni, veterinaria comportamentalista membro del comitato scientifico di Kodami, ha più volte posto l'accento sull'importanza di non stigmatizzare la razza e che quando ciò avviene è controproducente: «Bisogna tenere a mente che esattamente come accade per noi esseri umani, anche i cani hanno una personalità e un'individualità che è unica e irripetibile – sottolinea l'esperta – Questo significa che definire tutti gli individui di una razza come aggressivi rischia di trasmettere un messaggio superficiale e fuorviante, e portare inoltre al triste risultato della stigmatizzazione. Indubbiamente si tratta di un cane con caratteristiche morfologiche, motivazionali e genetiche che fanno in modo che la convivenza con loro vada affrontata con particolare consapevolezza e conoscenza delle sue necessità, ma questo non è sufficiente per sostenere che ciò che contraddistingue ogni cane appartenente a questa razza».