Tra poco più di due mesi Pirouz compirà un anno. E in tanti speravano che il cucciolo di ghepardo iraniano, l’unico sopravvissuto dei tre nati in cattività il primo maggio 2022 nell’area faunistica fuori Teheran, sarebbe stato pronto per tornare libero al Touran Wildlife Refuge, la straordinaria riserva naturalista iraniana d circa 14 mila chilometri quadrati che ospita una delle più grandi popolazioni di ghepardi asiatici in grave pericolo di estinzione.
Ma per il prezioso esemplare di felino, diventato un vero e proprio simbolo della rivolta che insanguina il paese ormai da mesi, l’ora della libertà non è ancora arrivata. Una grave costipazione e problemi intestinali hanno costretto i veterinari che se ne occupano a trasferirlo urgentemente all’ospedale veterinario della capitale, dove le sue condizioni sono però apparse molto gravi, scatenando una fortissima preoccupazione fra i suoi ammiratori.
Pirouz infatti è suo malgrado diventato il simbolo della rivoluzione scoppiata nelle strade del paese dalla morte di Mahsa Amini. Il suo nome, che significa vittorioso, e la sua immagine si incontrano spesso fra le bandiere dei manifestazioni che in queste settimane si stanno succedendo tutta l’Europa. «Pirouz è un simbolo di resistenza, di speranza, di vittoria» spiega Yasra P. dal Belgio dove è scesa in piazza per manifestare a sostegno dei tanti che chiedono alla libertà al Governo teocratico del Paese. E sui social, la pagina dell’Ospedale di Teheran dove è ricoverato Phiruz è un susseguirsi di messaggi che sperano nella sua salvezza e che invocano un trasferimento all’estero che questo è necessario per salvarlo. «Sei la creatura più innocente e pulita che non ha mangiato dal popolo, non sei stata crudele, non hai fatto nulla di male, ma le autorità ti hanno trascurato. Per favore, resta», uno dei messaggi che è possibile leggere e che trasformano il cucciolo in un esempio e un riferimento per il popolo in mezzo all’attuale incertezza dovuta alla crisi politica e sociale del Paese.
Una notorietà che gli ha valso anche una citazione nel testo della canzone Baraye di Shervin Hajipour che, dopo la vittoria ai recenti Grammy Awards 2023, è stato anche letto come una poesia all’ultimo Festival della Canzone Italiana a Sanremo dall’attivista iraniana Pegah Moshir Pour. «Per il ghepardo Piruz e la possibilità della sua estinzione» recita la canzone, facendo riferimento al fatto che restano solamente 12 esemplari di ghepardo iraniano adulto liberi in natura, 9 maschi e appena 3 femmine, segnalando una situazione di reale pericolo di estinzione per questa specie iconica del paese dell’antica Persia.
Le reali condizioni di salute del felino non sono però chiarissime. La comunicazione ufficiale nega che ci sia in atto un’ostruzione intestinale e fa invece riferimento soltanto ad un problema digestivo. «Secondo radiologia, ecografia e test eseguiti, l'ostruzione intestinale precedentemente discussa è invece negata ma c'è problema digestivo. Sono stati esaminati anche i parametri sanguigni che sono in fase di esame dall'equipe veterinaria e sono state prese le misure necessarie. Attualmente, non è ancora stabile e si spera che con continui sforzi per migliorare la condizione si raggiunga il risultato necessario», si legge in un post riportato dall’attivista per i diritti degli animali Alikeshmiri.
Ma in molti temono che le notizie possano essere parziali o inesatte e che mascherino una situazione invece molto più grave di quella che le autorità dell’ospedale sono autorizzate ad ammettere. Molti, in particolare, temono che l’ospedale non abbia le risorse adatte, come ad esempio la macchina per la dialisi per gli animali, per curare il felino come dovuto e temono che a farne le spese potrebbe essere proprio l’amato Pirouz. «La cattiva gestione è terribile in tutti i reparti. L'ospedale non può fare nulla. Si aspettano un miracolo! Pirouz è un simbolo dello status del nostro popolo in queste condizioni difficili», scrive un’altra persona.
Pirouz è il figlio di Iran, sequestrata ai contrabbandieri di animali selvatici nel 1996, e di Firouz, esemplare della riserva scelto proprio per favorire l’accoppiamento con Iran e la nascita di nuovi cuccioli in gradi di contrastare il rischio di estinzione che grava sulla specie. L’obiettivo sembrò raggiunto il 10 maggio 2022, alla nascita dei tre cuccioli. Ma le preoccupazione emersero subito dopo, non appena si ebbe la consapevolezza che Iran, la madre, non li avrebbe allattati a causa del parto cesareo che le era stato praticato e l’aveva portare a rifiutarli. Due di loro sono morti nelle settimane appena successive al parto, Pirouz invece ce l’ha fatta quasi a superare il primo anno, malgrado complicazioni di salute che nei mesi successivi hanno fatto preoccupare i suoi veterinari. Niente però in confronto all’ultima crisi che ha quindi al momento bloccato ogni ipotesi di ritorno alla vita selvatica.