I pinnipedi sono una superfamiglia dei carnivori semi-acquatici presenti in quasi tutto il mondo. La parola "pinnipede" si riferisce alla modificazione degli arti che si sono adattati alla vita acquatica trasformandosi, appunto, in pinne. Di questa superfamiglia fanno parte tre famiglie: odobenidi, di cui oggi persiste solo il tricheco, otaridi e focidi.
Questi animali variano molto per dimensioni, da 1 metro della foca del Bajkal, ai 5 metri dell'elefante marino del Sud che può arrivare a pesare anche 3.200 chili, conquistando così il primato per il più grande membro dell'ordine Carnivora. Sebbene non siano molto veloci sulla terraferma le foche sono piuttosto flessibili e agili.
Inoltre, mentre gli otaridi usano i loro arti anteriori principalmente per spingersi attraverso l'acqua, i focidi e i trichechi usano i loro arti posteriori. Otaridi e trichechi hanno arti posteriori che possono essere ruotati sotto al corpo grazie alla conformazione dislocata delle ossa del bacino, permettendo loro di camminare anche sulla terraferma.
Evoluzione
Esistono studi sull'origine di questo gruppo di carnivori piuttosto recenti. Uno studio genetico del 2021, ad esempio, ha scoperto che i pinnipedi sono più strettamente legati ai mustelidi, il gruppo tassonomico che racchiude tassi, faine e donnole. Ripercorrendo dall'inizio l'origine dei pinnipedi sul grande albero filogenetico della vita, questi animali si sono divisi dagli altri caniformi 50 milioni di anni fa durante l'Eocene. I fossili più importanti per ricostruire la storia dei pinnipedi sono stati scoperti nel 2007 e appartengono a un antico mammifero: la Puijila darwini.
Questo animale era molto simile a una lontra moderna, aveva una lunga coda, arti corti e piedi palmati al posto delle pinne. Tuttavia, i suoi arti e le sue spalle erano più robuste e probabilmente era un nuotatore quadrupede il cui modo di nuotare ha influenzato i metodi di locomozione acquatica dei pinnipedi odierni. La scoperta di Puijila in un giacimento lacustre suggerisce inoltre ai ricercatori che l'evoluzione di questi animali ha attraversato una fase di transizione nell'acqua dolce prima di arrivare al mare.
Un altro fossile essenziale per ricostruire la storia evolutiva dei pinnipedi è quello di Enaliarctos, una specie del tardo Oligocene di circa 24 milioni di anni fa. Questo animale assomigliava molto ai pinnipedi moderni: era adattato a una vita acquatica con una spina dorsale flessibile e gli arti modificati in pinne. Enaliarctos era in grado di nuotare sia con le pinne anteriori che con le pinne posteriori una specie in particolare, Enaliarctos emlongi, mostra un notevole dimorfismo sessuale, suggerendo che questa caratteristica fisica potesse essere stata un importante fattore per l'evoluzione.
Già 19 milioni di anni fa, invece, viveva in quelli che oggi sono gli Stati Uniti, un parente piuttosto stretto dei pinnipedi: Pteronarctos. L'estinta famiglia Desmatophocidae, invece, visse circa dai 23 ai 10 milioni di anni fa nel Nord Atlantico e aveva crani allungati, occhi abbastanza grandi e molari arrotondati in modo molto simile ai pinnipedi moderni.
Caratteristiche
Stando spesso in acqua una delle pressioni evolutive più importanti ai quali sono stati sottoposti i pinnipedi è il maggiore dispersione del calore operata dall'acqua. In generale, inoltre, la temperatura dell'acqua di mare è minore di quella del sangue di un mammifero, motivo per cui è stato indispensabile sviluppare adattamenti necessari per scongiurare un'eccessiva dissipazione di calore. Uno degli espedienti più ovvi consiste nel ridurre la superficie esposta all'acqua aumentando l'idrodinamicità del corpo. Questo è stato raggiunto nel corso dei millenni tramite la riduzione delle appendici sporgenti, ma non solo.
Infatti, anche i pinnipedi possiedono una pelliccia che gli permette di intrappolare uno strato d'aria come anche negli altri mammiferi. Questo adattamento rappresenta uno stato di isolamento termico piuttosto efficace all'aria aperta e, nonostante l'effetto in acqua sia comunque ridotto, questo adattamento è risultato utile anche per isolarsi in acqua. Il manto di tutti i pinnipedi è formato da un gran numero di fasci di peli ognuno con ghiandole sebacee associate. In ogni ciuffo si distinguono un pelo di protezione, lungo e robusto, a radice profonda e un certo numero di fibre più fini e più corte. Le sottili punte di questo strato di pelliccia più corto e le secrezioni delle ghiandole sebacee rendono la pelliccia idrorepellente, cosicché l'acqua non possa raggiungere la pelle sottostante.
Un'altra caratteristica fisica piuttosto studiata nei pinnipedi è la vista e l'udito che risultano parecchio svuluppati in questi animali. L'olfatto, invece, è un campo di studio ancora piuttosto inesplorato, anche se sappiamo che sia le otarie che le foche emettono odori penetranti nella stagione degli amori e le madri identificano cin il fiuto i loro cuccioli, motivo per cui possiamo presumere che il senso dell'olfatto abbia una sua funzione, anche se solo fuori dall'acqua.
Gli occhi dei pinnipedi spesso non presentano il dotto nasolacrimale e per questo motivo sono sempre raffigurate in molti scatti come sempre "in lacrime", un adattamento molto utile per espellere il sale in eccesso. L'udito delle foche è molto fine e nonostante l'assenza di padiglioni auricolari esterni nel tricheco e nelle foche, la struttura dell'orecchio non si discosta granché da quella della maggior parte dei mammiferi.
Il tatto nei pinnipedi deve essere piuttosto sviluppato per riuscire a captare anche i più piccoli movimenti in acqua e per questo scopo le loro lunghe vibrisse sembrano essere estremamente utili. Quelle che emergono vicino alle narici sono le più lunghe e ciascun baffo è alloggiato in un follicolo circondato da una capsula di tessuto connettivo fittamente innervata.
Abitudini
Dal punto di vista comportamentale i pinnipedi presentano delle caratteristiche estremamente interessanti. Al momento del tuffo, ad esempio, questi animali chiudono di riflesso le narici e una volta immersi resteranno sigillate a causa della pressione dell'acqua, ma non è certamente l'unico comportamento sviluppato per affrontare lunghe immersioni. L'apnea dei focidi ha una durata di circa 30 minuti per gli elefanti di marini e un massimo di 73 minuti per una foca di Weddell.
Spesso molti Pinnipedi praticano l'iperventilazione per poter aumentare la loro capacità polmonare cercando, però, di non appesantire troppo i polmoni per evitare problemi di galleggiamento. Per bilanciare questa tecnica di immersione le foche espirano gran parte dell'aria prima di tuffarsi, mentre i leoni marini si proiettano sott'acqua con i polmoni almeno in parte dilatati. Inoltre, le foche possiedono un maggior rapporto volume di sangue/peso corporeo rispetto agli altri mammiferi che, essendo più ricco di emoglobina, ha una capacità di trasporto dell'ossigeno approssimativamente tripla rispetto a quella dell'uomo.
Dal punto di vista alimentare quasi tutti i pinnipedi sono carnivori opportunisti, cibandosi di qualunque preda capiti loro a tiro. Alcuni, però, estremamente specializzati: il 94% della dieta della foca cancrivora, ad esempio, è costituito dai piccoli gamberetti che formano il krill antartico, mentre l'elefante marino del sud e la foca di Ross prediligono i cefalopodi. Alcuni Pinnipedi predano animali a sangue caldo come gli uccelli e spesso cacciano anche la prole di altre foche e otarie.
A sorprendere maggiormente in questi animali è come nel corso dei millenni hanno comunque conservato un certo grado di dipendenza dalla terraferma. Questo è particolarmente evidente con la riproduzione e, soprattutto, la crescita dei piccoli che avviene quasi sempre a terra. Essendo una fase della vita piuttosto delicato i pinnipedi devono sceglier accuratamente i siti di riproduzione che devono essere ben protetti.
Tipicamente i pinnipedi partoriscono in primavera o all'inizio dell'estate e, dopo alcuni mesi passati ad allattare i piccoli, tornano nuovamente nel luogo prescelto per la riproduzione. In generale tutte le foche boreali, a eccezione delle foche monache, delle foche comuni, delle foche australi e degli elefanti marini, si accoppiano sulla banchisa, mentre i trichechi prediligono piattaforme ghiacciate.
Elenco delle principali specie
Insomma, i pinnipedi rappresentano veramente una rarità evolutiva in cui dei carnivori si sono adattati in maniera straordinaria alla vita acquatica con eccellenti risultati in termini di sopravvivenza. Di seguito offriamo un elenco delle principali specie di pinnipedi con le loro peculiari caratteristiche e adattamenti.
Foca
La foca monaca mediterranea (Monachus monachus) è uno dei mammiferi più rari e a rischio estinzione al mondo. Le ultime stime parlano di una popolazione in lenta ripresa tra Mediterraneo e costa atlantica nordafricana che conta, però, a malapena 700 esemplari. Un tempo piuttosto comune lungo tutte le coste italiane, la caccia spietata e l'urbanizzazione selvaggia delle coste l'hanno portata all'estinzione negli anni 80 del secolo scorso.
Di recente, a partire dalle popolazione di Grecia e Balcani, sempre più spesso alcuni esemplari stanno facendo capolino anche nei mari italiani. La speranza è che presto possa quindi ricolonizzare anche i le nostre coste.
A differenza delle otarie, le foche non hanno i padiglioni auricolari esterni e inoltre sono molto più acquatiche rispetto alle otarie che invece passano più tempo a terra. Le foche sono molto più goffe sulla terraferma mentre le otarie riescono a ruotare le pinne sotto al corpo, un adattamento incredibilmente utile per acquisire velocità a terra.
Otaria
Il callorino dell'Alaska (Callorhinus ursinus) è un otaride diffuso lungo le coste del Pacifico settentrionale, del mare di Bering e del mare di Okhotsk. Il callorino dell'Alaska presenta un dimorfismo sessuale portato all'estremo, con i maschi più lunghi delle femmine adulte del 30–40% e 4,5 volte più pesanti.
I callorini sono predatori opportunisti, che si nutrono di pesci pelagici e calamari a seconda delle disponibilità locali. Tra i pesci che costituiscono la loro dieta ricordiamo naselli, aringhe, pesci lanterna, capelani, pollack e sgombri.
Tricheco
Il tricheco (Odobenus rosmarus) è un grande mammifero marino pinnipede presente principalmente nel mar Glaciale Artico e nei mari subartici dell'emisfero boreale. Come detto in precedenza è l'unica specie vivente della famiglia degli Odobenidi ed è facilmente riconoscibile grazie alle sue caratteristiche zanne lunghe, alle prominenti vibrisse e al peso sensazionale che nel caso di alcuni grandi maschi può superare i 1.700 chili.
Se avessimo mai la fortuna di vedere un tricheco, probabilmente lo incontreremmo nelle acque poco profonde e lo vedremmo trascorrere gran parte del suo tempo sulla banchisa sotto la quale trova il suo cibo prediletto: i molluschi bivalvi. Generalmente è un animale gregario che vive piuttosto a lungo ed è considerato una specie chiave dell'ecosistema marino artico poiché in cima alla rete alimentare come predatore apicale.