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27 Ottobre 2022
10:11

Pinguini imperatore dichiarati a rischio estinzione a causa dei cambiamenti climatici

Se non si agirà al più presto per ridurre le emissioni di gas serra e il riscaldamento globale, le popolazioni di pinguini imperatore in Antartide diminuiranno di quattro quinti entro il 2060 e si estingueranno entro la fine del secolo.

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Se non si agirà ora per ridurre le emissioni di gas serra e il riscaldamento globale, le popolazioni di pinguini imperatore in Antartide diminuiranno di quattro quinti entro il 2060 e si estingueranno entro la fine di questo secolo.

Per cercare di evitarlo, l’United State Fish and Wildlife Service, l’agenzia del Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti che si occupa della gestione e conservazione della fauna selvatica, ha inserito la specie Aptenodytes forsteri tra quelle minacciate ai sensi dell’Endangered Species Act, la legge dello Stato che disciplina le specie in pericolo di scomparire per sempre. Un’ottima notizia, nonostante il Governo non abbia ancora chiarito in che modo e con quali misure specifiche agirà per salvaguardare la specie.

La decisione del Governo è stata presa sulla base di uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori, guidato dalla biologa Stephanie Jenouvrier della Woods Hole Oceanographic Institution e pubblicato su Global Change Biology.

Studio che fornisce nuovi preziosi dati che evidenziano come il rischio di estinzione di questi volatili sia aumentato proprio a causa dello scioglimento dei ghiacci che mette a rischio l’habitat di cui hanno bisogno.

La perdita del ghiaccio marino solido, in particolare, sta mettendo in grave pericolo il lungo ciclo riproduttivo del pinguino, che si ripete ogni anno nel corso dell’inverno antartico. Infatti, se il mare si congela troppo tardi o si scioglie prematuramente, la specie non riesce a completarlo.

«Gli scienziati hanno la responsabilità di rendere le persone consapevoli della necessità di un cambiamento attraverso prove oggettive» sottolinea la Jenouvrier nello studio. «Per questo, con l’aiuto di un team dedicato, abbiamo messo insieme questo documento per l’USFWS».

Lo studio, infatti, grazie ad analisi e previsioni approfondite, evidenzia con forza quanto sia necessaria una gestione molto più attenta della questione, soprattutto in considerazione del continuo aumento delle emissioni di gas serra. Data, infatti, la dipendenza della specie dal ghiaccio marino per la riproduzione, la muta e l’alimentazione, la minaccia più importante è proprio il cambiamento climatico.

Per Phil Trathan, capo del Conservation Biology al British Antarctic che lavora sui pinguini antartici da oltre 30 anni e coautore dello studio, non tutto è perduto però.

Le decisioni politiche globali a breve termine, nell’ambito degli obiettivi dell’Accordo di Parigi che mirano a limitare l’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2° C, infatti, sostiene lo scienziato «garantirebbero luoghi sicuri per il pinguino imperatore, arrestandone il drammatico declino della popolazione globale».

In questo momento, la popolazione del pinguino sembra stabile, con un numero che oscilla tra 625.000 e 650.000 uccelli. Ma ci sono già i segni di ciò che il futuro potrebbe riservare alla specie.

Per questo, le decisioni prese oggi sono fondamentali per il destino di questi splendidi e buffi volatili. «L’azione più importante è ridurre le emissioni di gas serra per limitare un ulteriore riscaldamento»  continua Trathan. «La nostra grande speranza è che i Governi del mondo ascoltino la scienza e affrontino subito la situazione, prima che la "sola" minaccia diventi realtà».

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Simona Sirianni
Giornalista
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