Nell'ambiente del fototrappolaggio "catturare" le immagini di un gatto selvatico è un evento raro. Se poi l'animale è un esemplare di femmina che, marcando il territorio, mette in bella mostra il "tatuaggio"sul dorso forgiato da millenni di evoluzione, siamo davanti a un vero e proprio scoop naturalistico.
Il Felis silvestris silvestris è stato immortalato dai fotografi naturalistici Paolo Rossi (noto come ‘il fotografo dei lupi’) e Nicola Rebora in Piemonte nella val Borbera, e le immagini sono state certificate dal biologo Stefano Anile che da vent'anni studia la specie, una delle più rare e schive della fauna selvatica italiana e difficile da osservare e studiare.
"Sopravvissuti all'Homo sapiens", la raccolta fondi
I due ricercatori sono sono riusciti a "scovarlo" la prima volta in una delle valli più selvagge dell’Appennino Ligure e ora in Piemonte. Lo hanno ripreso utilizzando video trappole nascoste, senza falsi richiami. Con il materiale raccolto monteranno un cortometraggio che racconta la vita di questo animale con immagini esclusive. Si intitolerà: "Sopravvissuti all'Homo sapiens – Una storia di resistenza selvatica".
Il gatto selvatico, il felino dei boschi
Il Felis silvestris silvestris ama i boschi, in particolare di latifoglie e dove siano presenti cavità rocciose che possono servire da riparo; sopravvive cacciando e per questo evita le alte quote dove la neve potrebbe limitare i suoi spostamenti. Si nutre di piccoli mammiferi, soprattutto topi e arvicole (simili ai criceti), ma si può cibare anche di lepri, uccelli, rettili e invertebrati.
In Italia, il gatto selvatico europeo è diffuso dalla Sicilia al Friuli, mentre in Sardegna è presente la sottospecie (Felis s. lybica). Il gatto domestico rappresenta invece una sottospecie ulteriore (Felis s. catus). Proprio per la sua natura solitaria e schiva è difficile conoscere il numero di individui presenti sul territorio italiano ma le stime dei ricercatori girano intorno a qualche migliaio, valore in crescita.
Sembra un gatto (domestico) ma non lo è
Non è facile distinguere il gatto selvatico dal suo "cugino" domestico ma alcuni elementi non lasciano dubbi ai ricercatori. La coda, ad esempio: sembra una clava, tozza con punta nera preceduta da tre o quattro anelli, sempre neri, che non sono mai collegati al dorso. I "tatuaggi" sulla schiena sono poi un segno identificativo: quattro strisce nere, dietro la testa, due strisce nere a livello delle scapole e una stretta banda dorsale che raggiunge, senza superarla, la radice della coda.