Un altro lupo è stato investito e ucciso in Trentino. Questa volta non si tratta di un individuo adulto ma di un piccolo, la cui età non è stata ancora specificata. A recuperare l'animale senza vita è stato il Corpo forestale trentino la mattina del 10 ottobre.
Il piccolo di lupo è stato investito probabilmente durante la notte lungo la strada provinciale del Manghen, in Val Campelle, località Baessa. Ora l’animale sarà analizzato dall'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, l'ente competente per gli esami autoptici sui selvatici.
All'Izs Venezie si trova infatti anche il lupo morto trovato in provincia di Trento il 6 ottobre, un esemplare adulto anche lui probabilmente investito, come ha fatto sapere in una nota la stessa Provincia autonoma.
La morte di due lupi sulla strada non è però una novità, come si legge nell'ultimo Rapporto Grandi Carnivori, stilato proprio dall'autorità provinciale. Nel 2022 infatti è stata accertata la morte di 14 lupi, principalmente in seguito a investimenti stradali e ferroviari.
Il monitoraggio genetico ha permesso di registrare 1.769 dati riferibili al lupo, come fotografie, prede, orme, peli, escrementi e anche danni alle attività zootecniche. Sulla base di questi dati è stata stimata la presenza di 29 branchi, con 3 nuove coppie rispetto all'anno precedente. Un incremento coerente con quello registrato negli ultimi anni. L'espansione in Italia dell'areale di questo predatore ha però trovato la ferma opposizione del presidente trentino, Maurizio Fugatti, il quale in più occasioni ha chiesto al Governo nazionale prima di Draghi e poi di Meloni maggiore autonomia nella gestione dei grandi carnivori, cioè libertà di abbattimento.
Un proposito che aveva già incontrato il favore del ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani ma che ha trovato piena realizzazione solo con il nuovo esecutivo. Di questa istanza infatti si è subito fatto portavoce il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, il quale con una serie di azioni in Parlamento ha aperto le porte all'autogestione delle Regioni in materia di selvatici.
Già durante la sua prima uscita pubblica da ministro, Lollobrigida aveva aperto all’abbattimento di lupi e orsi perché considerati potenzialmente «dannosi per allevamento e agricoltura». recentemente ha poi ripristinato il Comitato tecnico faunistico venatorio, un organo nato con lo scopo di «migliorare l'ambiente in cui operano gli agricoltori, il mondo della scienza e i cacciatori stessi».
Pur essendo previsto dalla legge sulla caccia, la 157/92, il Comitato era stato sospeso da una finanziaria del Governo Monti. A 9 anni di distanza è stato ricostituito con una nuova composizione che privilegia gli esponenti del mondo venatorio e le organizzazioni professionali agricole. Lo scopo è quello di dare maggiore libertà alle Regioni per quanto riguarda i calendari venatori, ma anche i grandi predatori potrebbe diventare presto argomento da trattare, come aveva ipotizzato con Kodami Roberto Cocchi che nel Comitato occupa il posto riservato all'Ispra: «Il risalto anche mediatico avuto da orsi e lupi potrebbe spingere chi presiede il Comitato a esprimersi con un ordine del giorno in questi termini».
Oggi, anche il vicepremier Matteo Salvini, intervenendo durante la campagna elettorale di Fugatti per la riconferma a presidente della Provincia autonoma di Trento ha dichiarato: «Il principio dell'autonomia significa che se orsi e lupi sono un problema la soluzione spetta ai trentini. Sarei curioso di vedere cosa accadrebbe se i lupi aggredissero qualcuno in un giardino pubblico di Milano. Qui arrivano ovunque. È un problema di sicurezza, non di capricci».