Gli ultimi eventi accaduti nei circhi, dal leone Kimba fuggito dal tendone a Ladispoli all’elefante che a luglio camminava fuori da un supermercato ad Amantea in Calabria, restano tra i primi pensieri di chi ha a cuore il benessere degli animali e a tal fine vorrebbe che non venissero più sfruttati a scopo di intrattenimento con esibizioni in totale contrasto alla loro natura. Questi avvenimenti, peraltro pericolosi sia per l’animale che per gli umani, meritano infatti attenzione costante e necessitano soprattutto di una soluzione rapida che, per le associazioni animaliste, ma ormai anche per una gran parte della popolazione, non può che essere lo stop definitivo dell’impiego di questi esseri negli spettacoli viaggianti.
Ed è esattamente questo l’appello lanciato ancora una volta dalla PETA attraverso una lettera indirizzata al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Nella missiva viene evidenziato «quanto si debbano sentire disperati gli animali in questi luoghi dove il loro istinto naturale, che non sarebbe mai quello di obbedire ai comandi umani, viene sottomesso con un addestramento crudele e violento che utilizza la forza e l’intimidazione rendendoli timorosi e incerti», accuse queste rimandate al mittente con forza dal mondo circense che sostiene invece di utilizzare metodi assolutamente non violenti, giustificazione che non ha mai convinto le associazioni.
PETA, poi, mette in discussione le modalità in cui gli animali selvatici vengono spostati di città in città in gabbie anguste negando loro tutto ciò che gli è necessario: «In natura i leoni trascorrono circa 20 ore al giorno dormendo e approfittano degli ampi spazi forniti dalle vaste savane per cacciare di notte – si legge – I loro occhi sono sei volte più sensibili alla luce di quelli degli esseri umani. Si può immaginare come devono sentirsi di fronte al bagliore delle luci del palco». Ma non sono solo i leoni a soffrire nei circhi, per la PETA, perché qualsiasi animale soffre terribilmente quando è limitato dalle sbarre di una gabbia, tanto che «molti mostrano segni di zoochosi, come camminare su e giù, oscillare e mordere le sbarre della gabbia».
Insieme a tutte queste motivazioni, viene sottolineata anche un altro dato di fatto molto importante: e cioè che il consenso per i circhi con animali è ai minimi storici. Secondo un report citato dall’organizzazione il 75,6% degli italiani sarebbe contrario all’impiego degli animali nei circhi, ma nonostante questo «i contributi fiscali agli spettacoli viaggianti – si legge ancora – continuano a essere utilizzati per sostenerli, con il paradosso che tutti quei sindaci che non vorrebbero più ospitare i circhi con gli animali, sono ostacolati dalla legge in vigore e così provano a fare resistenza con regolamenti che se non vengono impugnati hanno comunque solo un effetto dissuasivo».
I circhi con animali, insomma, sono arcaici e devono essere messi al bando, è l’appello accorato della PETA che chiude la sua lettera ricordando al ministro che «più di 50 Paesi hanno già vietato questi spettacoli o limitato severamente l’impiego degli animali e, pertanto, in qualità del suo ruolo di Ministro della Cultura del governo italiano, è ancora una volta invitato ad attuare rapidamente la Legge delega del luglio 2022 sullo spettacolo che prevede “il superamento dell’uso degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti” e a reindirizzare i fondi pubblici stanziati per tali attività per sostenere, invece, le aspirazioni di artisti umani talentuosi e consenzienti». La Legge è pronta e già approvata dal nostro Parlamento, mancano soltanto i decreti attuativi per farla diventare operativa. Di qui la nuova mobilitazione.