Nell'ultimo secolo c'è stato un aumento esponenziale dell'inquinamento in tutto il Pianeta. Dalle microplastiche trovate nell'Artico o persino all'interno dei nostri corpi, alle acque reflue che vengono scaricate nei nostri fiumi e nei nostri mari. I pesticidi e altre sostanze chimiche, invece, stanno letteralmente facendo sparire gli insetti in tutto il mondo e ora pericolosi cocktail di sostanze chimiche nocive sono stati trovati persino negli scimpanzé e in altri primati africani.
Attraverso un nuovo studio recentemente pubblicato Biology Letters, un gruppo di ricercatori ha scoperto che nelle feci di quattro specie di primati che vivono all'interno del Kibale National Park, in Uganda, ci sono alte concentrazioni di pesticidi e ritardanti di fiamma bromurati che potrebbero avere un impatto molto negativo sulla salute e lo sviluppo di queste specie. Le specie studiate sono state scimpanzé, babbuino verde, colobo rosso dell'Uganda e cercopiteco nasobianco, e in tutte e quattro sono state trovate livelli pericolosi di inquinanti.
Effettuando un biomonitoraggio non invasivo ed esaminando esclusivamente le feci, gli scienziati hanno cercato ben 97 inquinanti chimici che sono noti per interferire negativamente con il sistema endocrino e lo sviluppo dei mammiferi. E tra queste sostanze, i livelli di concentrazione più alti sono stati riscontrati tra i pesticidi organoclorurati e nei ritardanti di fiamma, composti utilizzati per ridurre l'infiammabilità di plastiche, oggetti, prodotti elettronici e vestiti.
Tra gli individui più colpiti ci sono le femmine e i piccoli e secondo gli autori questo rappresenta un bel problema. Gli inquinanti chimici sono collegati con l'aumento della produzione degli ormoni legati allo stress ma interferiscono soprattutto con il sistema endocrino dei giovani durante la delicata fase della crescita, riducendo, per esempio, la produzione di ormoni sessuali. Questo significa che i pesticidi e i ritardanti di fiamma (trovati in oltre il 70% dei campioni) potrebbero interrompere alcuni processi fisiologici vitali e soprattutto interferire negativamente con la crescita e lo sviluppo dei giovani.
Ma secondo gli autori, le cattive notizie potrebbero non finire qui. Gli scienziati temono infatti che le sostanze chimiche scovate nelle feci siano solo la punta dell'iceberg e che potrebbero essercene molte di più che, semplicemente, ancora non sono state cercate. Purtroppo, quindi, nemmeno vivere al riparo e all'interno di un'area protetta riesce a tenere lontani dall'inquinamento chimico scimpanzé e altri animali selvatici.
L'urbanizzazione intorno alla foresta, o persino le attività di ecoturismo e di ricerca, riescono in qualche modo a introdurre lo stesso nel parco le sostanze chimiche potenzialmente dannose. Gli animali, probabilmente, vengono quindi esposti a questi composti quando si avventurano alla ricerca di cibo tra i campi e le fattorie che circondano il parco nazionale, oppure venendo a contatto cono rifiuti elettrici e la plastica presente all'interno della foresta.
In conclusione, si aggiunge quindi un'ulteriore minaccia per il futuro già a rischio degli scimpanzé, e se si considera che solo ora si sta iniziando a esplorare la presenza di queste sostanze nei primati, il loro impatto sulle popolazione su larga scala potrebbe essere molto più diffuso di quanto ne sappiamo. Di recente, infatti, un altro studio è riuscito a collegare il declino delle popolazione europee di uccelli all'agricoltura e ai pesticidi, solo dopo quasi quattro decenni di ricerche e analisi.
Gli autori sperano quindi che si possa arrivare molto più velocemente a una soluzione che faciliti il corretto smaltimento delle sostanze chimiche sia per tutelare gli umani, che per proteggere scimpanzé, primati e tutti gli altri animali selvatici dell'Uganda e non solo.