La Lav ha deciso di presentare un ricorso al Tar per bloccare l’ordinanza con cui la Regione Liguria ha recepito il provvedimento con cui i ministri della Salute e delle Politiche Agricole, Roberto Speranza e Stefano Patuanelli, hanno dettato le linee guida per il contenimento dei casi di peste suina africana registrati tra Liguria e Piemonte a inizio gennaio.
L’associazione, che si è fatta portavoce delle proteste di centinaia di persone, contesta in particolare la parte di ordinanza regionale in cui si stabilisce «la macellazione immediata dei suini detenuti all’interno degli allevamenti familiari per autoconsumo previa visita clinica pre e post mortem da parte del servizio veterinario delle Asl (revocate le limitazioni del numero di capi suini macellati per uso familiare) e divieto di ripopolamento per 6 mesi» e «l’abbattimento o macellazione immediata anche dei suini degli allevamenti bradi o semibradi e allevamenti misti (di suini, cinghiali e ibridi) con divieto di ripopolamento per 6 mesi».
⚠️Incredibile, Presidente @GiovanniToti @RegLiguria
ordina uccisione anche di maiali SANI salvati da cittadini, rifugi, associazioni. Chiediamo ritiro punto sua Ordinanza se no ricorreremo a TAR. Sua decisione è immotivata per sanità e crudele per animali👉https://t.co/ia64lPtPFq pic.twitter.com/KLNEdp1WNT— LAV (@LAVonlus) January 20, 2022
Disposizione che si traduce nell’obbligo di abbattere tutti i suidi che ricadono nella zona rossa individuata dal governo (a oggi in Liguria coinvolge 36 Comuni,78 quelli piemontesi), compresi animali di famiglia come maialini vietnamiti, thailandesi e altri, perfettamente sani, che hanno come unica “colpa” di vivere nell’area individuata e di trascorrere tempo all’esterno, in recinti delimitati.
Abbattimento maiali domestici o salvati: Lav presenta ricorso al Tar
«Dopo essere stati contattati da molti cittadini preoccupati per la sorte dei loro maiali, abbiamo creato una casella e-mail a disposizione di coloro che, residenti nelle zone infette dichiarate dal Ministero della Salute, abbiano ricevuto intimazione ad uccidere il proprio compagno a quattro zampe, ai sensi dei provvedimenti di contenimento alla diffusione della Peste Suina Africana – ha farro sapere la Lav – La situazione che si è venuta a creare non è tollerabile, per questo stiamo depositando il nostro ricorso al Tar per l’immediata sospensione dei provvedimenti con i quali il Ministero della Salute e la Regione Liguria, per contrastare la diffusione della epidemia di peste suina africana, hanno incredibilmente ordinato “l’immediata macellazione/abbattimento” anche di animali sani, di tutti i maialini vietnamiti, i maiali, i cinghiali salvati da singoli, associazioni».
L’associazione ha quindi invitato i cittadini colpiti dal provvedimento a mettersi in contatto con il suo ufficio legale all'indirizzo ufficiolegale@lav.it e «a non adempiere alla intimazione, tanto più poiché non scritta, e di non permettere l’ingresso di estranei nelle proprietà per far prendere gli animali».
Il lockdown dei boschi e le proteste di cittadini e imprenditori
Le proteste erano già montate con l’adozione dell’ordinanza urgente con cui i ministeri avevano di fatto “blindato” gran parte dei boschi dell’entroterra genovese, scatenando un “mail bombing” da parte di cittadini e associazioni scesi sul piede di guerra: le caselle mail di Regione Liguria, Comune di Genova e ministeri sono state invase da centinaia di mail provenienti da persone furiose per l’imposizione del divieto di accedere per sei mesi ai boschi, un provvedimento definito «totalmente immotivato».
Soprattutto perché la peste suina non è pericolosa per gli esseri umani o altri animali che non siano suidi, domestici o selvatici: il timore è che il virus possa essere “trasportato” in qualche modo attraverso l’accesso ai boschi e la movimentazione e che si diffonda in modo ancora più esteso, causando ingenti danni agli allevamenti (e, quello che sembra comunque un danno collaterale dalle comunicazioni istituzionali, vittime tra la popolazione di maiali e cinghiali selvatici). L’annuncio dell’abbattimento ha trasformato la protesta in una vera e propria battaglia.
Regione Liguria dal canto suo, dopo aver promesso di emanare un’ordinanza di recepimento del provvedimento, ne ha effettivamente firmato una con cui ha consentito l’accesso alle strade asfaltate di ogni genere, confermato il divieto di trekking, mountain biking e altre attività outdoor sui sentieri, di caccia, pesca e raccolta funghi, e stabilito appunto l’abbattimento degli animali. Nel frattempo nella zona hanno iniziato a partire le battute del personale provinciale e regionale per la ricerca dei corpi di eventuali altri animali deceduti da inviare all’Istituto Zooprofilattico per le analisi.
Come detto, l’ordinanza prevede a oggi un divieto di accesso ai boschi della durata di 6 mesi, e la concessione relativa all’utilizzo delle strade asfaltate non ha consolato né i privati cittadini né i titolari di attività basate sulle attività outdoor né i proprietari di ristoranti, agriturismi, rifugi e altre strutture ricettive immerse nella natura. Proprio dai titolari di attività ricettive e turistiche di Piemonte e Lombardia continuano ad arrivare lettere aperte di protesta per chiedere che l’ordinanza venga rivista e quello che è stato ribattezzato “il lockdown dei boschi” annullato, soprattutto dopo i durissimi due anni di pandemia.