I maiali domestici della “zona rossa” istituita tra Liguria e Piemonte per contenere l’epidemia di peste suina africana sono salvi. La conferma è arrivata venerdì 4 febbraio 2022 con una nota inviata dal ministero della Salute alle associazioni animaliste, le Regioni e i Comuni in cui si chiarisce che «il dispositivo dirigenziale del 18 gennaio 2022 non prescrive l’abbattimento preventivo di tutti i suini detenuti in zona infetta da peste suina africana e nell’area con essa confinante, ma la sola macellazione (immediata e programmata) dei suini detenuti per la produzione di alimenti per uso umano».
Il ministero prende quindi atto del fatto che nella zona rossa vi siano maiali domestici di fatto parte integrante di famiglie, e concede una deroga all’abbattimento «purché sia garantito il rigoroso rispetto di tutte le misure di biosicurezza utili ad evitare l’infezione da peste suina africana e la sua diffusione». Il che significa che i maiali domestici dovranno essere tenuti “in isolamento”, evitando il contatto con altri suidi sia domestici sia selvatici per evitare un eventuale contagio. Se vivono all’aperto dovranno rimanere in appositi recinti, e la raccomandazione è quella di disinfettare mani e calzature in caso di contatto con gli animali e con le aree in cui vivono, sempre nell’ottica di prevenire una eventuale diffusione del virus.
«I nostri amici sono salvi»
La deroga era stata anticipata già nei giorni scorsi dopo l’ondata di proteste che si era sollevata con la diffusione dell’ordinanza con cui la Regione Liguria recepiva quella ministeriale. Associazioni e cittadini avevano puntato il dito contro l’abbattimento di animali sani, non allevati per il consumo della carne ma membri integranti della famiglia, magari ospitati in rifugi proprio perché salvati dal macello. La conferma è alla fine arrivata, facendo tirare un parziale sospiro di sollievo nel giorno in cui a Genova gli attivisti per i diritti animali hanno dato vita a una manifestazione di protesta davanti alla sede della Regione e del Comune per chiedere che non vengano abbattuti indiscriminatamente.
«La notizia che tanto attendevamo ci arriva così, improvvisa, mentre alcuni sono a Genova a manifestare per chiedere di non uccidere i maiali domestici che si trovano nell'ormai famigerata "zona rossa". I nostri amici sono salvi – è stato il commento della rete santuari – In questo momento siamo troppo felici per riuscire a dilungarci troppo, ma promettiamo di tornarci sopra nelle prossime ore».
Salgono a 29 i casi accertati di peste suina africana
I casi di peste suina africana tra la Liguria e il Piemonte sono intanto saliti a 29. Una nuova positività è stata riscontrata in un cinghiale trovato morto a Mignanego, nell’entroterra della provincia di Genova, e al 4 febbraio erano 14 i cinghiali uccisi dal virus in Piemonte, 15 quelli trovati in Liguria all’interno della “zona rossa”che comprende 114 Comuni. In quest’area è vietato accedere ai boschi, salvo per percorrere strade asfaltate, ed è vietato qualsiasi genere di attività venatoria a meno che non si tratti di abbattimenti selettivi di cinghiali stabiliti in concerto con le istituzioni.
Sia il Piemonte sia la Liguria stanno lavorando ai piani di abbattimento dei suidi per contenere il contagio, e ormai da settimane nelle due Regioni (e in quelle confinanti) tecnici e istituzioni si stanno confrontando sulle strategie necessarie per contrastare la diffusione del virus. Nei prossimi mesi migliaia di cinghiali e maiali verranno con tutta probabilità abbattuti, compresi gli esemplari di cinghiali “urbani” che popolano il greto del Bisagno, circa un centinaio stando all’ultimo sopralluogo degli esperti liguri.
I piani di abbattimento hanno già suscitato polemiche e proteste sia da parte degli allevatori sia da parte di cittadini contrari all’uccisione indiscriminata di animali potenzialmente sani, e venerdì pomeriggio è stata organizzata la protesta al grido di “Giù le mani dai maiali e dai cinghiali”. La richiesta, rivolta non solo a Regione Liguria e Comune ma anche al governo, è di archiviare l’ipotesi abbattimento di massa.
Attesi in zona rossa gli ispettori dell’UE
La circolare esplicativa del ministero arriva a pochi giorni dal previsto arrivo in Piemonte e in Liguria di tre ispettori dell’Unione Europea, chiamati a verificare che i protocolli previsti a livello comunitario per la gestione di epidemie di peste suina siano rispettati. L’obiettivo delle autorità italiane è quello di adottare ogni misura necessaria per evitare che la peste suina venga trasmessa ai maiali di allevamento (bloccando di conseguenza anche l’esportazione), e per raggiungerlo le due Regioni stanno procedendo anche con l’installazione di reti e griglie per contenere i cinghiali nei boschi, pattugliati anche da cacciatori volontari.
Il ministero della Salute ha spiegato che dal 2020 l’Italia, in considerazione dell’epidemia europea e in base a quanto previsto nell’ambito della strategia comunitaria di prevenzione e controllo della peste suina africana, ha elaborato un piano di sorveglianza nazionale, che contempla anche una parte dedicata alla sola Sardegna relativamente alle misure volte al raggiungimento dell’eradicazione.
Il Piano è presentato annualmente alla Commissione Europea per l’approvazione e il cofinanziamento, e come previsto dalle norme comunitarie, dalla conferma della positività del cinghiale lo Stato membro interessato ha 90 giorni di tempo per presentare alla Commissione Europea uno specifico Piano di eradicazione.