Sono 114 i Comuni italiani, 78 in Piemonte e 36 in Liguria, interessati dalle misure ministeriali varate per contenere l'epidemia di peste suina africana (Psa): una particolare "zona rossa" che prevede divieti e restrizioni per gli esseri umani.
Le azioni di contenimento sono contenute in una ordinanza firmata congiuntamente dal ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, e della Salute, Roberto Speranza, allo scopo di arrestare l'avanzata della malattia che sta decimando i maiali e i cinghiali in tutta Europa.
Un "lockdown delle zone boschive" che ha lasciato stupefatti i cittadini ai quali sono impedite una serie di attività all'aria aperta come trekking, mountain biking e raccolta di funghi. A fare chiarezza con Kodami sulle ragioni del provvedimento è Giovanni Pezzotti, direttore sanitario dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Umbria e Marche: «La ratio dell'ordinanza ministeriale è cercare di evitare che il contagio si sposti sul territorio attraverso i cinghiali: è scientificamente dimostrato che qualsiasi attività rischia di disperdere la popolazione di suidi selvatici e questo potrebbe allargare l'infezione a zone più ampie».
Presso l'Izsum sorge il Centro di referenza nazionale per le pesti suine (Cerep) che ha confermato la presenza del primo caso in Piemonte e che funge da organo tecnico dei ministeri, fornendo alla politica le competenze per prendere le decisioni.
Il referente dell'Izsum ha tranquillizzato sulla possibilità del temuto "salto di specie": «Non c'è nessun rischio per l'uomo, perché la peste suina africana non è una zoonosi – dichiara Pezzotti – E non può in alcun modo essere trasmessa dagli animali all'uomo».
Questa malattia infettiva è causata dal virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, e non ha niente a che fare con il batterio della Yersinia pestis che provoca l'insorgenza della peste nell'uomo. Il virus della peste suina africana è contagiosa e letale solo per maiali e cinghiali.
Attualmente non esistono né vaccini né cure contro la peste suina africana, ciò significa che l'unico modo di arrestarne la diffusione è contenerla all'interno di un perimetro ben definito. Come ha segnalato il direttore generale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Umbria e Marche, Vincenzo Caputo: «Il timore maggiore della comunità scientifica è che dal Piemonte parta una diffusione a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale attraverso la dorsale appenninica, dando modo al contagio di espandersi ancora più velocemente».
Tutti i divieti della "zona infetta"
«Sono sei i soggetti contagiati dalla peste suina africana in questo momento – fa sapere Pezzotti – ma non si può sapere quanto tempo resisterà la malattia sul territorio». Ora tutto è nelle mani della politica: sta ai titolare dei dicasteri stabilire la durata e l'estensione delle misure di contenimento.
Ma quali sono i divieti validi in tutta la "zona infetta" dei 114 Comuni individuati tra Piemonte e Liguria? Come primo provvedimento l'ordinanza dei dicasteri della Salute e dell'Agricoltura ha stabilito il divieto di caccia in tutta la zona infetta. Purtroppo però continuano ad essere consentiti gli abbattimenti selettivi dei cinghiali selvatici: «I servizi regionali competenti possono autorizzare la caccia di selezione sulla base di una valutazione tecnica che tenga conto della natura dell'attività e delle specifiche caratteristiche dell'area coinvolta», si legge nel provvedimento ministeriale.
Vietata anche ogni attività di raccolta dei funghi e di una delle attività simbolo del Piemonte: la cerca del tartufo, Patrimonio immateriale dell'UNESCO. Stretta anche sulla pesca.
Stop alle attività trekking, il mountain biking e le altre attività che, prevedendo l'interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti o potenzialmente infetti, «comportino un rischio per la diffusione della malattia», spiega il provvedimento.
Le uniche eccezioni previste nell'ordinanza riguardano le attività connesse alla salute, alla cura degli animali detenuti e selvatici e delle piante.
Nel frattempo la macchina istituzionale non si ferma: Gian Marco Centinaio, sottosegretario al ministero dell'Agricoltura, questa mattina ha già annunciato la creazione di un'apposita task force interministeriale che coinvolgerà il ministero delle Politiche Agricole, il ministero dell'Ambiente, il ministero della Salute e le Regioni interessate.