Il 14 giugno è stato approvato durante una seduta della Giunta Capitolina il recepimento del piano nazionale per la riduzione del numero dei cinghiali. Il problema al quale si vuole far fronte è noto da tempo ormai: la peste suina africana. Da quando all'inizio di giugno sono stati trovati positivi diversi maiali in un allevamento vicino Roma, la diffusione tra gli animali della malattia ha iniziato a riguardare da vicino anche la Regione Lazio e la Giunta ha deciso di mettere in atto il piano con un'azione repentina: una delibera che approva diversi provvedimenti, fra cui controlli virologici nei casi sospetti, controllo sanitario delle carcasse e il raddoppio degli abbattimenti.
La decisione drastica secondo la Giunta è proporzionata alla minaccia che rappresenta la peste suina. Minaccia, sia chiaro, non per l'uomo ma solo per i suidi in quanto si tratta di una malattia pericolosa che si manifesta nell'animale con una febbre emorragica ad elevata mortalità per la quale, al momento, non esistono né vaccini né cure.
L'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato annunciando il provvedimento ha sottolineato che «bisogna agire con celerità» e affermato che nel piano per il contenimento dei cinghiali sarà previsto il raddoppio degli abbattimenti rispetto all'anno precedente, necessari per contenere la popolazione che, ad oggi «è stimata intorno ai 75.000 individui». Secondo Angelo Ferrari, il commissario straordinario per l'emergenza peste suina, gli abbattimenti inizieranno dal 17 giugno e seguiranno un programma triennale per cui, di anno in anno, verrà valutato se continuare o meno con gli abbattimenti allo stesso ritmo.
La delibera è stata ampiamente criticata da diverse associazioni ambientaliste come la Lega anti vivisezione e l'Organizzazione internazionale protezione animali che ha definito il provvedimento «esecrabile e miope che preferisce la caccia, il sangue, a ogni soluzione etica». Del resto, lo stesso Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) afferma che l'attività venatoria andrebbe regolamentata per evitare il movimentazione di cinghiali potenzialmente infetti sul territorio e la diffusione involontaria del virus attraverso calzature, indumenti, attrezzature e veicoli.
Sebbene gli abbattimenti siano la parte più criticata, la delibera non prevede però solo questo. È prevista l'istituzione di due aree nelle quali si avranno livelli di contenimento dell'infezione più o meno severi: una zona rossa e una zona di "attenzione".
Nella zona rossa sarà necessario rinforzare la sorveglianza passiva degli Enti di gestione dei Parchi e i Servizi veterinari. Si campioneranno carcasse e cinghiali moribondi per monitorare lo stato della popolazione di suidi e si avrà una maggior cura dello smaltimento delle carcasse. Sarà, inoltre, installata una segnaletica specifica per delimitare le zone coinvolte dalla peste ed entrerà in vigore un divieto di organizzare eventi, di dar da mangiare ai cinghiali ed evitare qualsiasi assembramento in specifici luoghi segnalati dalla Regione. Si raccomanda anche la disinfezione delle scarpe all'uscita delle aree agricole e naturali e saranno apposte recinzioni intorno ai cassonetti. Importanti saranno i censimenti di aziende commerciali e familiari che detengono suini e la verifica della presenza di questi animali per chi li detiene come animali da compagnia.
La cosiddetta "zona di attenzione" è stata istituita per impedire l'ulteriore diffusione della malattia, chiudendo varchi e passaggi dove i cinghiali possono spostarsi e rafforzando i censimenti.