Prosegue in tutta Italia, nonostante le proteste di attivisti e associazioni, il piano di abbattimenti dei suidi adottato con il diffondersi della peste suina africana. In Sardegna nei giorni scorsi sono stati 60 i suini abbattuti, tutti nella zona di Urzulei, dove le squadre composte da personale del Corpo forestale, di Forestas, Asl e Istituto zooprofilattico, in collaborazione con la questura di Nuoro, stavano conducendo una serie di operazioni finalizzate proprio a ciò che viene definito dalla Regione «ricerca e depopolamento di suini bradi illegali».
La Regione, nella nota ufficiale diffusa, non specifica se si tratti di cinghiali o maiali, ma leggendo tra le righe sembra emergere che le uccisioni abbiano riguardano maiali che non erano registrati all’anagrafe zootecnica, che vivevano allo stato brado e per cui non è stato possibile risalire al proprietario. Secondo la Regione Sardegna erano «privi di tracciabilità» e di controlli sanitari, e destinati «al mercato illegale di prosciutti e prodotti di salumeria. Avrebbero potuto costituire un rischio alto per la sicurezza alimentare dei consumatori, specie quelli più fragili quali anziani e bambini». I suini, spiega ancora la Regione, «vivevano in contesti marginali in condizioni davvero critiche, denutriti e sofferenti anche per la scarsa presenza di acqua senza alcun rispetto per il benessere animale, alcuni sottoposti a interventi cruenti come la castrazione e con probabile utilizzo incontrollato di farmaci».
Ciò che emerge insomma è una situazione evidente di maltrattamento animale culminata nell’abbattimento, nell’ambito del piano di eradicamento della peste suina africana che ogni Regione ha adottato su invito del commissario straordinario per il contenimento della peste suina africana, Angelo Ferrari.
«L’accelerazione impressa negli ultimi anni nelle attività di contrasto alla peste suina è sotto gli occhi di tutti e ha ottenuto un pieno riconoscimento da parte delle Istituzioni europee – ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas – Il coordinamento dell’Unità di progetto, e il lavoro di tutti gli operatori impegnati quotidianamente sul campo, è stato ed è decisivo e ci consente di guardare al futuro con ottimismo dopo tanti sacrifici. Siamo stati capaci di modernizzare la campagna di eradicazione apportando tutti quei correttivi che si sono resi necessari per arrivare a definire un percorso certo verso la fine dell’embargo alle carni suine, un risultato mai raggiunto in precedenza. La Sardegna è diventata un esempio virtuoso per altre regioni che oggi devono fare i conti con la diffusione del virus».
In tutte le Regioni ormai sono in atto misure per il contenimento della diffusione del virus. I due focolai principali, a oggi, restano quello del Piemonte e della Liguria e del Lazio. Nel primo caso, al 25 agosto, i cinghiali che si sono confermati infetti in Piemonte erano 119, quelli trovati positivi in Liguria 63, per un totale di 182 casi positivi. Nel Lazio invece, stando ai dati dell’ultimo report – aggiornati al 25 luglio – i casi totali registrati sono 45 sui 417 cadaveri analizzati: 44 sono stati trovati nella zona infetta individuata a Roma, uno in quella di Rieti.