Arrivano i primi provvedimenti ufficiali per il contenimento della peste suina africana a Roma e nel Lazio. Dopo la conferma di un primo caso accertato su un cinghiale, il presidente della Regione Nicola Zingaretti ha firmato una specifica ordinanza ai sensi dell'articolo 32, comma 3 della legge 23 dicembre 1978, n. 833 in materia di igiene e sanità pubblica, stabilendo le misure da adottare.
I confini della "zona infetta provvisoria"
Il primo passo è stato individuare l’area “infetta”, il secondo adottare misure specifiche per «regolare le attività umane all’aperto che, prevedendo l’interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti o potenzialmente infetti, possono comportare un rischio per la diffusione della malattia tra maiali e cinghiali», come ha sottolineato Zingaretti. La “zona infetta provvisoria”, stilata sulla base dei rilievi del gruppo operativo degli esperti del Ministero della Salute, individua i confini dell’area considerata a rischio e si sviluppa nel quadrante nord-ovest della Capitale, nei pressi del parco dell’Insugherata. I confini indicati nell’ordinanza sino:
- Nord – Nord Ovest: A90 Grande Raccordo Anulare;
- Est – Sud Est: Fiume Tevere;
- Sud: Circonvallazione Clodia, via Cipro, via di San Tommaso D’Acquino, via Arturo Labriola, via Simone Simoni, via Pietro De Cristofaro, via Baldo Degli Ubaldi;
- Sud – Ovest: via di Boccea.
I provvedimenti adottati per contenere i contagi
In questa zona entrano in vigore una serie di provvedimenti che coinvolgono i gestori delle aree protette (RomaNatura, nel caso del parco dell’Insugherata), Regione, Comune e Asl con relativi servizi veterinari. Le Asl e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana si occuperanno della gestione e dello smaltimento dei cadaveri dei cinghiali per analizzarli, mentre al Comune di Roma è stato assegnato il compito di installare la segnaletica nei pressi delle zone coinvolte in cui indicare chiaramente la presenza del virus (con specifica indicazione che non si trasmette agli esseri umani e ad altri animali, ma solo tra maiali e cinghiali), il divieto di alimentazione, avvicinamento e disturbo ai cinghiali, il divieto di organizzare eventi o assembramenti – picnic inclusi – nelle aree agricole e naturali, e la raccomandazione di disinfettare le scarpe in uscita dalle aree agricole e naturali.
In ultimo, ma è forse l’aspetto fondamentale visti i motivi della presenza dei cinghiali in città, il Comune dovrà adottare «ogni forma utile di recinzione intorno ai cassonetti dei rifiuti, al fine di inibirne l’accesso da parte dei cinghiali e ad ottimizzare altresì il posizionamento dei cassonetti».
La Regione ha individuato poi una zona limitrofa a quella infetta, definita “zona di attenzione”, che è stata estesa a tutto il territorio della ASL Roma 1 a ovest del fiume Tevere (non incluso) in cui sono adottate altre disposizioni:
- ricerca attiva dei corpi di cinghiali a partire dai limiti nord della zona infetta;
- chiusura dei varchi di accesso alla zona infetta dal versante nord della stessa;
- censimento di tutte le aziende sia commerciali sia familiari che detengono suini e immediato aggiornamento della banca dati nazionale di tutte le informazioni aziendali (geolocalizzazione, orientamento produttivo) e anagrafiche degli animali (numero di capi presenti, movimentazioni);
- individuazione di ogni struttura non registrata in banca dati nazionale che detenga, anche temporaneamente e/o a qualsiasi titolo, suini compresi cinghiali.
Resta universale il divieto di dare da mangiare ai cinghiali e di caccia: si tratta di provvedimenti finalizzati a evitare che il contagio si allarghi anche ad altri cinghiali (che potrebbero muoversi sia per cercare cibo sia per sfuggire ai cacciatori) e arrivi ai maiali, in particolare a quelli di allevamento.
Il primo caso di peste suina africana a Roma
Il primo caso di peste suina africana (psa) a Roma è stato segnalato e individuato giovedì dall'Istituto zooprofilattico del Lazio e confermato poi da quello di Umbria e Marche, centro di riferimento nazionale per la psa. Nello stesso giorno si è tenuta la riunione della task force dedicata, che si riunisce periodicamente per analizzare i casi, ed è partito il monitoraggio per delimitare i confini dell'area interessata.
Sono state inoltre avviare anche le procedure di notifica a livello europeo, così come previsto dal protocollo, e la Regione ha messo a disposizione il numero verde della Protezione civile regionale (803555) per la segnalazione di ritrovamenti di corpi senza vita di cinghiali.
L’epidemia era partita a gennaio dal Piemonte, con la conferma di una positività su un cinghiale trovato a Ovada, e si era estesa sino a parte della Liguria, quella dell’entroterra genovese. Una zona dove a oggi sono stati confermati 114 casi, 69 in Piemonte e 45 in Liguria.