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11 Giugno 2023
18:46

Pesce siluro record preso e rilasciato nel fiume Po: quanto stress per l’animale?

Un pesce siluro di quasi 3 metri è stato pescato e in seguito rilasciato nel fiume Po. Secondo l'esperta contattata da Kodami questa pratica non esclude che l'animale sia soggetto a un forte stress.

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«Chiariamo subito una cosa: la vera pesca sportiva si chiama così perché il pesce catturato non viene ucciso, ma viene rilasciato» precisa subito Alessandro Biancardi del team MADCAT ITALY che ha catturato dopo averlo cercato per 23 anni nel fiume Po un esemplare di pesce siluro dalle dimensioni talmente grandi, da conquistare probabilmente il record mondiale.

«Tutto è nato con un giorno di pesca normale, io vado quotidianamente sul fiume e la mia specializzazione è proprio la pesca al siluro. Quindi mi sono portato sul Po, che dista pochi chilometri da casa mia, ho dato un’occhiato all’acqua, ovvero ho letto l’acqua come si dice, e ho capito come affrontare la mia giornata. Anche se il fiume era in calo dopo la piccola alluvione, ho deciso di utilizzare la tecnica dello spinning, una tecnica di pesca sportiva che si effettua con canna, mulinello ed esche artificiali, e ho cominciato ad andare alla deriva»

Quando Biancardi però lancia l’esca avverte qualcosa di strano: «Ho sentito una mangiata veramente potente sulla canna e ho capito che si trattava di qualcosa di fuori dal normale, era una mangiata sproporzionata. Dopodiché, quando il pesce è emerso, ho preso coscienza di ciò che avevo davanti e mi sono impanicato anch’io, perché dopo 23 anni proprio non me lo aspettavo. Così dopo un attimo di esitazione ho iniziato a cercare di prenderlo, ma la sua forza mi ha trascinato alla valle del fiume per un chilometro».

Il pesce siluro è un predatore, ma non attacca l’uomo: «No, non è mai successo, quando tu lo vai a prendere con le mani dalla bocca è chiaro che sentendosi toccare da qualcosa che non conosce lui morde, ma non perché vuole farti del male o attaccarti. Il nostro incontro in acqua è durato 45 minuti, poi ho cercato di bloccarlo con una mano perché con l’altra avevo la canna, ma non ce la facevo perché ero troppo enorme e così sono andato dove c’è il basso fondale e sono sceso dall’imbarcazione per fermarlo e imbarcarlo, ma senza causargli danni. A quel punto ho legato il pesce».

Una volta portato sulle riva Biancardi ha chiamato gli amici che sono accorsi velocissimi per farlo misurare e per poi lasciarlo andare. È chiaro che c’è chi si domanda quanto sia lo stress per il siluro dopo un avvenimento del genere: «Riguardo a questo, io per esempio non li peso mai, perché allora sì che diventa pericoloso: effettuare una pesatura, infatti, richiede un treppiedi e un sacco dove inserire il pesce, ma facendolo il poverino si torce su se stesso e il suo peso corporeo va a schiacciargli tutti gli organi interni potendone causare la morte».

La pesca sportiva con rilascio si fa, non è illegale chiaramente «detto questo – spiega a Kodami Lisa Signorile, biologa e divulgatrice scientifica – non possiamo negare che per i pesci lo stress esiste, nonostante il rilascio. Sono ormai diversi gli studi che hanno dimostrato che quando vengono presi all’amo, i pesci provano dolore, a maggior ragione un esemplare di 300 chili. Tirare su dall’acqua un animale di tali dimensioni dopo un combattimento di 45 minuti e portarlo legato sulla riva, non uccide l’animale, ma di certo stress gliene procura».

È anche vero, però, che ci sono pesci che si lasciano pescare più e più volte: «Sì, è vero, e se fosse un evento così traumatico imparerebbero a diffidare. Questo però dipende anche dall’abilità del pescatore sportivo a nascondere l’amo. Insomma, detta semplicemente, il pesce non è particolarmente contento».

C'è anche un altro fatto, poi, che molte delle specie prede dei pescatori sportivi sono alloctone, cioè invasive e mangiano qualunque cosa distruggendo gli ecosistemi, ma per Signorile, è davvero molto complicato affrontare questo tema in Italia: «Soprattutto se lo vogliamo fare confrontando dei numeri e dei dati, visto che di numeri e dati ce ne sono pochissimi compresi quelli riguardo l’entità del danno da parte dei pesci siluro. Ma questo vale, purtroppo, per quasi tutte le specie invasive. Spesso si sente dire, per esempio, che le nutrie altra specie colpita dall’odio delle amministrazioni, distruggono gli argini, sì ma dati numerici oggettivi che confermino questa affermazione ne abbiamo? No».

Secondo la biologa «tornando al pesce siluro, guardando la letteratura scientifica si parla soltanto di "effetti potenziali" sugli ecosistemi: è chiaro che vedendo un animale così grande, nell’immaginario diventi credibile che possa mangiare qualunque cosa, ma per accertarlo bisognerebbe calcolare il tasso di estinzione all’interno del fiume rispetto ad altri fiumi dove il siluro non c’è. E questi studi in Italia non ci sono, così come non ci sono per la gran parte delle specie alloctone»

Oltretutto, Signorile si pone anche un'altra domanda: cosa mangia precisamente? «Sicuramente, così come accade per la gran parte dei cormorani che mangiano pesci che in nei laghi non ci dovrebbero essere, ma sono stati rilasciati dai pescatori, la stessa cosa avverrà per il siluro. Ma allora cosa sta portando all’estinzione? Ecco questo è il dato che manca e che lascia senza alcuna certezza su quali siano gli effetti reali nei nostri fiumi. Per carità non è facile realizzare studi del genere, ci vogliono tempo e risorse che come sappiamo nel nostro Paese non ci sono. Io, però, ho studiato all’estero dove mi hanno insegnato una cosa soprattutto: che i dati, per essere rilevanti, devono essere statisticamente significativi. In Italia vedo che c’è un po’ meno questa concezione e soprattutto sugli animali grossi si tende molto sull’impatto emotivo».

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Simona Sirianni
Giornalista
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