La tropicalizzazione del nostro Mar Mediterraneo continua inesorabilmente sospinta dal cambiamento climatico globale e nuove specie esotiche si aggiungono alla lista di quelle "aliene". Il 5 febbraio 2022 è avvenuto il ritrovamento a largo di Milazzo nelle reti di un peschereccio di un pesce coniglio tropicale, Siganus rivulatus, originario dell'Oceano Indiano e già segnalato in diverse parti del Mare Nostrum. Questa specie è infatti una delle protagonisti della cosidetta migrazione lessepsiana.
Chi è il pesce coniglio pescato a Milazzo
Il Siganus rivulatus è un pesce osseo perciforme della famiglia dei siganidi. Anche il nome rispecchia la sua provenienza orientale: deriva dal termine arabo sijan che significa "coniglio" per i particolari incisivi di cui è dotato, mentre l'epiteto specifico rivulatus si riferisce alla striatura irregolare della sua livrea. La sua colorazione è variabile anche su base geografica, in genere piuttosto uniforme, bruna o verdastra con del giallo sulle pinne.
Gregario ed erbivoro, questo pesce ha un corpo ovale e compresso lateralmente. Il muso è ottuso e rivolto in basso con una bocca piccola e carnosa. La pinna dorsale è formata anteriormente da numerosi raggi spinosi e acuti e posteriormente da alcuni raggi molli: S. rivulatus, come altri pesci coniglio, ha ghiandole velenifere associate alle spine delle pinne e queste spine possono avvelenare un essere umano se il pesce viene maneggiato in modo errato.
L'effetto della neurotossina è molto doloroso ma non preoccupatevi, non sono noti casi di decessi. Il veleno è una proteina labile al calore e per mitigare i suoi effetti, la zona cutanea interessata deve essere immersa alla temperatura più alta possibile, tra i 43 e i 46 ℃. Chiunque sia così avvelenato dovrebbe anche essere trattato per una possibile infezione.
Questo pesce coniglio è stato registrato per la prima volta nel Mediterraneo al largo delle coste della Palestina nel 1924 e da allora si è diffuso verso ovest e verso nord fino alla Turchia, Tunisia, Malta e ora Sicilia. Attualmente è molto comune nella parte sudorientale del Mediterraneo fino a Creta, ma vi sono già segnalazioni dalla Francia meridionale in Provenza, dall’Albania e dalla Croazia.
La migrazione di specie dal Mar Rosso e dall'Atlantico
Le specie tropicali che entrano del Mediterraneo possono percorrere due "strade": in alcuni casi si tratta di specie provenienti dalle coste africane dell'Oceano Atlantico giunte attraverso lo Stretto di Gibilterra, in altri di organismi passati attraverso il Canale di Suez provenienti dal Mar Rosso, ed in questo caso si parlerà di migrazione lessepsiana. Il nome deriva da quello di Ferdinand de Lesseps, promotore ed esecutore del canale che unisce il mar Rosso e il Mediterraneo.
L'esempio più famoso a riguardo è rappresentato dal pesce scorpione (Pterois volitans): fortunatamente pare che alcuni inquilini abituali dei nostri mari si siano già "abituati" a predare l'intruso. Specie rare diventano più comuni di anno in anno come la temibile ed elegante caravella portoghese (Physalia physalis) un vero e proprio "condominio galleggiante" di cnidari, dai lunghissimi tentacoli urticanti.
Uno studio sull'argomento afferma che al 2010 le specie aliene recensite erano 955, di cui 134 reputate invasive, andando a costituire il 5,9% della biodiversità del Mediterraneo (facendo esclusione di fitoplancton e microzooplancton). Nel caso dei vertebrati, questa proporzione aumenta fino a considerare quasi un terzo delle specie come originariamente estranee al Mediterraneo. Non tutte le specie nuovamente introdotte comunque sono dovute alla tropicalizzazione: un certo numero proviene dalle acque fredde del nord Atlantico, mentre una piccola percentuale delle invasioni è causata dall'emissione di acque di sentina delle navi, che possono traportare per migliaia di chilometri organismi, larve e uova di specie provenienti da ogni angolo dei Sette Mari.
Ma chiaramente la tropicalizzazione, intesa come l'avanzamento delle specie esotiche dei climi caldi, è un fenomeno che non interessa solo il nostro mare ma tutti gli oceani. Ad esempio, in un articolo del 2021 pubblicato su Diversity, un gruppo di ricercatori ha analizzato le conseguenze ecologiche dell'arrivo di Chilomycterus reticulatus nel nord dell'Atlantico.