Oltre 10.000 ricci di mare pescati illegalmente e restituiti al loro habitat grazie all’intervento della Guardia Costiera, impegnata nel pattugliamento delle coste laziali proprio per prevenire la pesca di frodo.
Nei giorni corsi gli uomini della Capitaneria di Porto di Civitavecchia hanno portato a termine due operazioni che hanno consentito di bloccare due pescatori abusivi, due sub che stavano scandagliando i fondali di Santa Marinella in cerca di ricci di mare, che possono essere pescati soltanto in determinati periodi dell’anno e soprattutto in un numero limitato di esemplari.
Gli uomini della Capitaneria, insieme con i militari dell’ufficio marittimo di Santa Marinella, una volta individuati i due sub hanno deciso di seguirne i movimenti e aspettare che facessero ritorno in porto per fermarli. Allo sbarco hanno trovato sulle loro imbarcazioni quasi 11.000 ricci di mare, un numero spropositato. Fortunatamente i ricci erano ancora vivi, e i militari hanno potuto rigettarli immediatamente in mare perché tornassero nel loro habitat, parte integrante di un ecosistema delicatissimo e messo a dura prova da operazioni abusive di questo genere, sempre più frequenti.
I due sub sono stati multati con due sanzioni amministrative da 17.000 euro, ed è stata sequestrata tutta l’attrezzatura per la pesca subacquea.
La pesca di frodo, prima minaccia per i ricci di mare e per l’ecosistema marino
La pesca del riccio di mare è regolata dal Decreto Ministeriale del 12 gennaio 1995, che stabilisce che è consentita a pescatori subacquei professionisti e sportivi, che possono effettuarla solo per immersione e manualmente, utilizzando attrezzi da raccolta limitati all’asta a specchio e al rastrello, tutto l’anno ad esclusione dei mesi di maggio e giugno.
Inoltre il pescatore professionista non può catturare giornalmente più di 1.000 esemplari, mentre il limite giornaliero per il pescatore sportivo è fissato in 50 ricci con taglia non inferiore a 7 cm di diametro totale, compresi gli aculei. Nel Lazio la pesca è consentita dal primo luglio al 30 aprile, dall’alba sino alle 15.00, ma – come dimostra l’operazione appena conclusa – la legge spesso viene infranta con l’obiettivo di lucrare su questa specie.
A causa dell'eccessiva pesca effettuata negli anni da parte di pescatori – professionali e sportivi – e della continua richiesta del mercato della ristorazione, i ricci di mare oggi, soprattutto in alcune regioni d’Italia, sono stati decimati. Questi organismi marini invertebrati appartenenti alla classe Echinoidea sono diffusissimi nel Mediterraneo, in Italia e in Francia soprattutto, e sono presenti anche nell’Oceano Atlantico Orientale. I fondali del mar Mediterraneo sono però l’habitat ideale per i ricci di mare, che con la loro presenza testimoniano una sostanziale pulizia delle acque in cui si trovano, visto che prediligono le aree incontaminate.
La loro presenza è inoltre fondamentale per la sopravvivenza dell’ecosistema marino, e alcune Regioni hanno deciso di intervenire nel tentativo di agevolare il ripopolamento dei fondali dopo anni di pesca indiscriminata, vietando qualsiasi genere di prelievo. La Sardegna, per esempio, con un’ordinanza ad hoc ha vietato le pesca dei ricci di mare sino al 2024.