In un nuovo studio, appena pubblicato sul Journal of Paleontology, Daniel Ksepka e coautori hanno descritto nove nuovi esemplari fossili di pinguini provenienti dalla formazione Moeraki di South Island, in Nuova Zelanda. Tra questi, c'è anche un impressionante nuova specie di grandi dimensioni che gli scienziati hanno ribattezzato Kumimanu fordycei. Secondo gli autori, la nuova specie dedicata al paleontologo Ewan Fordyce poteva raggiungere l'impressionante peso di oltre 150 kg, cioè circa tre volte più pesante del più grosso pinguino oggi vivente e questo lo rende, molto probabilmente, il più grande pinguino mai esistito.
Per stimare le dimensioni di questo pinguino da record, gli autori hanno misurato e scannerizzato le ossa creando modelli digitali da confrontare con quelli di altre specie fossili e uccelli marini, compresi i pinguini moderni. Hanno misurato centinaia di ossa di pinguini attualmente viventi e hanno poi utilizzato questi dati per stimare il peso della nuova specie attraverso il confronto con la lunghezza e la larghezza dell'omero.
Le stime restituite dai modelli sono state chiare: il peso di Kumimanu fordycei era compreso tra 148 e 160 kg (un frigorifero di medie dimensioni pesa circa 135 kg). Un dato davvero sbalorditivo se paragonato a quello del pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri), il più alto e pesante tra tutti i pinguini viventi e il cui peso va tra i 22 e i 45 kg. I resti fossili sono stato scoperti tra il 2016 e il 2017 e risalgono a un'età compresa tra i 60 e i 55 milioni di anni fa, ovvero "appena" qualche milione di anni dopo la fine del Cretacico e la famosa estinzione dei dinosauri.
Tra gli altri reperti fossili erano presenti anche cinque individui appartenenti a una seconda nuova specie. Questa, di poco più grande del pinguino imperatore (circa 50 kg), è stata invece nominata Petradyptes stonehousei. Entrambe le nuove specie vissero nello stesso periodo e hanno aiutato gli scienziati a capire qualcosa in più sull'evoluzione dei pinguini giganti oggi ormai estinti. Secondo gli autori, infatti, le specie di pinguino più basali e cioè quelle più antiche, erano inizialmente quasi tutte di grandi dimensioni.
Ciò permetteva di catturare prede molto più grandi e, cosa molto importante, li aiutava a conservare meglio la temperatura corporea in acque fredde. Kumimanu fordycei si trova proprio alla base dell'albero evolutivo dei pinguini e questo significa anche le specie giganti si sono evolute in pochissimo tempo. Nonostante ciò, conservavano però ancora molte caratteristiche considerate ancestrali, come ossa delle pinne molto sottili e punti di attacco dei muscoli molto simili agli uccelli ancora in grado di volare.
Le grosse dimensioni potrebbero inoltre aver facilitato la diffusione dei pinguini dalla Nuova Zelanda verso altre parti del mondo, dado poi il via alla diversificazione e alla specializzazione delle nuove specie all'ambiente marino e a un progressivo rimpicciolimento delle dimensioni. Ancora una volta, quindi, la Nuova Zelanda si riconferma terra di pinguini giganti estinti. Nel 2021, infatti, un'altra nuova specie ribattezzata Kairuku waewaeroa fu descritta dagli scienziati. Quella volta, però, i fossili furono scoperti da un gruppo di giovani aspiranti naturalisti durante un'escursione.