Grazie alla comunicazione rapida e di massa, oggi non è affatto difficile sapere di più sul mondo degli animali d’allevamento e la corretta conoscenza dovrebbe poi dirigere il nostro consumo e quindi influenzare il mercato produttivo.
Ma perché questa premessa? Perché ora affrontiamo un argomento molto importante, che forse molti non conoscono e che con il quale è ormai necessario familiarizzare: il destino dei pulcini maschi delle galline ovaiole.
Purtroppo i pulcini maschi vengono uccisi a poche ore di vita, subito dopo il sessaggio, perché non utili alla filiera della ovodeposizione e tantomeno alla filiera della carne.
La filiera della riproduzione negli allevamenti di galline ovaiole
Tempo fa abbiamo parlato delle uova di gallina, della stampigliatura (il codice alfanumerico presente sul guscio delle uova) e delle informazioni che essa ci dà rispetto al metodo di allevamento delle galline ovaiole. Ma, una volta conosciuti i distinti modi di allevare le galline ovaiole, e ricordando con dolore che esistono ancora gli allevamenti in batteria (vietati per legge), è arrivato il momento di conoscere qualcosa in più che si cela dietro la produzione delle uova e riguarda il destino dei pulcini maschi.
Facciamo prima un passo indietro. Le galline ovaiole producono uova non fecondate per il consumo umano. Detto ciò, da dove provengono queste galline? Queste galline provengono dalla schiusa delle uova della filiera delle galline riproduttrici; allevamenti che, anch’essi, non curano particolarmente il benessere animale, nell’ottica della massima produttività e del costo minimo.
Una volta prodotte le uova, queste vengono raccolte e poste ad incubare in grandi stanze presso stabilimenti adibiti (gli incubatori appunto) in un ambiente controllato (temperatura, umidità ed esposizione alla luce).
Dopo 21 giorni circa le uova schiudono e così una nuova generazione di pulcini sarà pronta per seguire la filiera della ovodeposizione. Ma un attimo! Che fine fanno i maschi che, per ovvie ragioni, non sono destinati a questa filiera?
L’abbattimento dei pulcini maschi e perché avviene
La vita dei pulcini maschi non dura più di qualche ora. Dopo la nascita, tutti i pulcini viaggiano su dei nastri trasportatori e passano tra le mani del personale responsabile del sessaggio degli animali. Queste persone sono formate per lavorare con un margine d’errore minimo e alla massima velocità. La pratica più comune per il sessaggio dei pulcini di questa età è la misurazione a vista d’occhio della lunghezza delle penne remiganti rispetto alle piume delle ali. Questa proporzione si presenta diversa a seconda del sesso dell’animale.
Una volta riconosciuti i maschi, questo vengono immediatamente separati per andare incontro alla morte. Vengono al volo lanciati in un macchinario posto al lato dell’operatore che è a tutti gli effetti una macchina trituratrice. In altri casi, vengono raccolti e portati in camere adibite alla soppressione degli animali tramite inalazione di gas.
Allo stesso destino vanno incontro gli anatroccoli femmina dell’industria del foie gras (fegato grasso d’oca). Questa pratica, riconducibile alla scena di un film dell’orrore è, per il mondo produttivo degli allevamenti intensivi necessaria per evitare “sprechi”.
Ma perché questi pulcini devono morire e non possono essere destinati ad un altro tipo di allevamento? Qui c’è da fare una distinzione rispetto alle razze animali utilizzate nelle filiere zootecniche. Ogni filiera produttiva utilizza un animale con una determinata “attitudine”, ovvero il complesso dei caratteri morfologici e fisiologici legati alla produzione e fortemente spinti dalla selezione genetica. Ad esempio, tra i bovini distinguiamo quelli ad “attitudine da latte”, come la razza Frisona, la tipica pezzata bianca e nera; e i bovini ad “attitudine da carne”, come la razza Angus o la Chianina, per citarne tra le più famose.
Allo stesso modo, anche gli avicoli saranno così distinti. Esistono quindi le galline ovaiole e i broiler per la produzione di carne. Le due tipologie di animali sono abissalmente diverse tra di loro. I boiler (il tipico animale dalle piume bianche e cresta rossa, per intenderci) sono stati selezionati per accumulare una massa muscolare in tempi record, nell’ottica della minimizzazione dei costi di produzione e la massimizzazione del ricavato economico, nel minimo del tempo possibile.
Ecco, i maschi delle razze selezionate per l’ovodeposizione non hanno questa "attitudine" ed è per questo che vengono eliminati istantaneamente e non sono destinati alla produzione di carne. In poche parole: abbattere qualunque costo che non generi un profitto.
La normativa europea e la strada verso i divieti
La crudele pratica è attualmente consentita dalla legislazione europea, Regolamento (CE) 1099/2009 “sulla protezione degli animali durante l'abbattimento”.
Si stima che in Europa e in Italia vengano uccisi rispettivamente circa 330 milioni e 40 milioni di pulcini l’anno.
Questa realtà, ormai sempre più conosciuta, ha fatto rumore e ha scaldato l’attivismo e le proteste delle ONG europee e dei cittadini che ne hanno firmato petizioni e hanno chiesto al Consiglio UE “Agricoltura e Pesca”, che riunisce i ministri di tutti gli Stati membri dell’UE, di fermare la strage sistematica dei pulcini maschi e degli anatroccoli femmina.
Le delegazioni di Francia e Germania, a nome anche di Austria, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Spagna, avanzano al Consiglio la richiesta del divieto di questa pratica nell’ambito della revisione della legislazione europea sul “benessere degli animali” allevati, prevista per il 2023-2025.
Nel 2021 il Consiglio ha rilasciato una dichiarazione dalla portata storica, chiedendo alla Commissione europea delle politiche d’intervento per l’introduzione del divieto a livello europeo.
Gli Stati membri possono, inoltre, adottare norme nazionali volte ad incoraggiare il settore avicolo a sviluppare alternative all'uccisione dei pulcini maschi di un giorno. Gli Stati membri possono ricorrere ai programmi di sviluppo rurale e al sostegno del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) per investimenti in attrezzature utilizzate per determinare il sesso dei pulcini prima che si schiudano. Inoltre, può essere fornito un sostegno per la copertura dei costi relativi a specifici impegni in materia di benessere degli animali per prevenire l'uccisione dei pulcini maschi.
La risposta a questo cambiamento è lo sviluppo e l'introduzione di tecnologie e strumenti per il sessaggio degli embrioni in-ovo (la cosiddetta “in-ovo sexing”) in grado di identificare il sesso degli embrioni prima della schiusa, consentendo così di selezionare solo gli embrioni femmina prima dello sviluppo, o di altre tecnologie innovative che offrano una valida alternativa alla pratica di abbattimento dei pulcini in vita.
La Francia e la Germania hanno già introdotto nel loro ordinamento nazionale il divieto a partire da gennaio 2022, data entro la quale tutti gli incubatoi dovranno avere installato o commissionato una tecnologia che permetta di rilevare il sesso del pulcino allo stadio embrionale, prima dello sviluppo del sistema neurologico.
In Italia, invece, la petizione promossa nel 2021 da Animal Equality ha portato la ONG ad un dialogo con Assoavi (l’associazione di categoria dei più grandi produttori di uova in Italia) e il Ministero della Salute sulle tecnologie del sessaggio in-ovo.
A dicembre 2021 è stato quindi approvato un articolo aggiuntivo alla Legge di delegazione europea che vieta, dal 2027, l'abbattimento dei pulcini maschi. L’Italia si prende così altri 5 anni di tempo dichiarando "sappiamo che queste sono tecnologie molto innovative e hanno un determinato tipo di costo, e quindi ci sembrava giusto ragionare con il Governo, nell'arco dei prossimi 5 anni, su ulteriori misure di sostegno”.
Insomma, forse il passaggio avrebbe potuto essere molto più rapido: nel frattempo milioni di pulcini passeranno dalle macchine maceratrici e, nel mentre, speriamo che l’iniziativa non faccia la fine del divieto dell’allevamento delle galline in batteria.