"Serpente": lo hanno chiamato così gli hacker che lo hanno generato perché, proprio come il rettile, è in grado di attaccare le proprie prede senza farsi notare. E' il un nuovo temibile virus informatico che è stato smascherato dagli agenti del FBI: Snake, un malware che, secondo l'intelligence americana, negli ultimi 20 anni ha infettato i computer di oltre 50 paesi in tutto il mondo.
Un prodotto informatico del genere nasce per incutere timore, infondendo un senso di pericolo a tutti coloro che tentano di avvicinarsi per contrastarlo e per creare ovviamente danni. Un attento osservatore del mondo naturale, però, potrebbe chiedersi: perché allora proprio un serpente? È vero che questi animali sono da sempre stigmatizzati come creature minacciose perché sono solite strisciare nell'ombra ma la realtà dei fatti è ben diversa: sono animali per lo più schivi che preferiscono fuggire invece di affrontare faccia a faccia un pericolo.
Snake è solo uno dei tanti riferimenti che collegano il regno animale al mondo dei malware. Nei nomi di questi virus figurano anche alci, anatre, vermi e molto altro: animali non proprio noti per la loro aggressività o pericolosità ed è quindi una scelta di "brand identity" che senza subbio incuriosisce. Ecco, dunque, alcuni fra i più improbabili e curiosi riferimenti al mondo naturale che è possibile trovare in questo lato oscuro del mondo informatico.
Che cos'è il virus Snake
Partiamo proprio da Snake, virus nascosto tra i software di migliaia di computer pronto ad attaccare le ignare "prede". Snake era un malware che riusciva ad aggiornarsi insieme ai sistemi operativi che infettava, tanto che l’FBI ci ha messo 20 anni per individuarlo.
Per smascherarlo è stata creata un'operazione chiamata "Operation Medusa" che ha dimostrato come funzionava come una sorta di "porta" che poteva essere aperta a comando per rubare informazioni di qualsiasi genere. Ha attaccato comuni cittadini ma soprattutto è entrato "in casa" di funzionari della Nato, giornalisti e grandi magnati del mondo della finanza messi alle corde da un subdolo serpente informatico.
Eppure l'idea che un serpente sia legato per forza a sentimenti come l'invidia o la superbia deriva solo da un costrutto sociale che affonda le proprie radici in secoli di falsi miti e credenze religiose. Il serpente è, del resto, anche l'animale che tenta Eva nel Paradiso terrestre ed è spesso stato utilizzato come simbolo dell'incarnazione del male che si annida nell'ombra in attesa della preda.
È arrivato però il momento di sfatare questi falsi miti e luoghi comuni: non tutti i serpenti sono predatori detti in linguaggio tecnico sit and wait predators, ovvero "predatori da agguato". Molte specie percorrono vasti territori in lungo e in largo per cercare una potenziale fonte di cibo e non è per niente vero che si muovono solo nell'ombra: come tutti i rettili i serpenti devono termoregolare la loro temperatura al sole con un comportamento definiti di basking. Passano diverse ore a crogiolarsi fermi al sole, insomma, un'immagine che non coincide proprio con il temibile cacciatore che si aggira nell'oscurità come nell'immaginario collettivo.
Cos'è un worm in informatica
La caratteristica più importante di un virus informatico è la sua capacità di auto-replicarsi. Se un virus informatico ha la capacità di auto replicarsi su una rete di computer, ad esempio attraverso Internet, viene chiamato "worm", ovvero "verme".
Non è noto chi abbia creato il primo programma autoreplicante al mondo, ma è noto che il primo al mondo fu il "Creeper worm", creato dall’ingegnere della Robert H. Thomas intorno al 1970. Ad essere precisi questo virus era un programma sperimentale autoreplicante, non destinato a danneggiare, ma a dimostrare che un programma potesse appunto riprodursi in maniera autonoma.
Il collegamento con i vermi è piuttosto arguto: in natura esistono diversi invertebrati comunemente detti "vermi" il cui corpo, nel caso dovesse essere diviso accidentalmente, può rigenerare completamente le parti mancanti, tornando a formare due individui completi nel giro di poche ore. Parliamo di alcune specie di lombrico ma anche delle meno conosciute planarie, platelminti a vita libera comunemente note anche come "vermi piatti".
Elk Cloner, il primo virus informatico della storia
Alla fine degli anni 90, quando Internet era ancora agli albori, circolavano molti virus il cui unico scopo era far prendere un bello spavento alla persona che si ritrovava il computer infetto. Fra questi ricordiamo "Elk cloner", uno dei primi virus conosciuti per microcomputer che si diffuse al di fuori del sistema informatico o del laboratorio in cui è stato scritto.
Il virus era in grado di aprire il vassoio dove inserire i CD, scambiare i pulsanti del mouse o cambiare i colori del desktop davanti agli occhi dell'ignaro utente che quasi certamente finiva nel panico per via del caos generato.
La parola "elk" nel mondo della zoologia ha creato sempre diversi problemi di comprensione. In America con elk si intende il wapiti, una sorta di cervo tipico delle grandi praterie e boschi di conifere del Nord America. In Nord Europa, invece, con elk si intende l'alce, mentre in America il termine usato per identificare questo mammifero è "moose".
Non è chiaro il motivo reale per cui i creatori del virus lo chiamarono così, ma con una buona dose di fantasia potremmo trasporre il caos generato dal virus con questo qui pro quo linguistico.