Se guardiamo le zampe di un gatto, di un cane, o anche, ad esempio, di un canguro, possiamo notare che hanno tutte qualcosa in comune con le nostre mani: sebbene, infatti, possano variare per forma e dimensione tra le diverse specie, il numero di cinque dita è sorprendentemente costante. Ma perché proprio cinque?
La risposta si trova nella nostra storia evolutiva: questa caratteristica ha, infatti, permesso ai mammiferi di prosperare in una vasta gamma di ambienti e di sviluppare abilità uniche che hanno contribuito al loro successo evolutivo.
Anche gli animali hanno le dita
Quando pensiamo alle dita, ci vengono in mente immediatamente le nostre mani e piedi, ma questo concetto si estende ben oltre gli esseri umani: le dita sono infatti presenti in una vasta gamma di mammiferi e, in un certo senso, anche in altri animali. Tuttavia, ciò che intendiamo per dita può variare a seconda del contesto anatomico e funzionale.
Nei mammiferi, le dita sono le estremità delle mani e dei piedi, composte da falangi e dotate di articolazioni mobili. Queste strutture sono altamente adattabili e hanno permesso ai mammiferi di sfruttare una vasta gamma di ambienti e stili di vita: ad esempio, le dita degli animali terrestri, come i gatti e i cani, sono spesso dotate di artigli per afferrare e trattenere le prede, mentre negli animali acquatici come le foche, sono fuse insieme a formare delle pinne, permettendo loro di nuotare efficientemente.
Anche altri animali, però, mostrano strutture simili a dita: gli uccelli, ad esempio, hanno ali dotate di dita fuse che supportano le penne del volo, mentre nei rettili, come le lucertole, sono più simili alle nostre, spesso lunghe e sottili, adatte alla locomozione terrestre. Anche gli anfibi, come ad esempio le rane, presentano dita sia sulle zampe anteriori che posteriori, utili per saltare e nuotare.
Perché (quasi) tutti abbiamo cinque dita
La ragione per cui quasi tutti i mammiferi hanno cinque dita risale a un'antica linea evolutiva comune. Durante il periodo Devoniano, circa 400 milioni di anni fa, i primi tetrapodi (animali a quattro zampe) cominciarono a emergere dagli ambienti acquatici e questi antenati dei moderni vertebrati terrestri avevano una struttura a cinque dita che si dimostrò essere estremamente versatile e adattabile.
Questa configurazione è chiamata "pentadattile" e si è quindi rivelata efficace per una varietà di funzioni, dal movimento alla manipolazione degli oggetti. Nel corso del tempo, questa struttura si è conservata attraverso la selezione naturale, poiché le variazioni che alteravano drasticamente il numero di dita spesso risultavano meno vantaggiose. Pertanto, la pentadattilia è diventata una caratteristica stabile nei diversi vertebrati terrestri.
Tuttavia, ci sono delle eccezioni: alcuni mammiferi hanno perso una o più dita a causa di adattamenti specifici. I cavalli, ad esempio, hanno evoluto un singolo zoccolo per ogni arto, che rappresenta un dito centrale altamente specializzato per la corsa, mentre i cetacei, come balene e delfini, hanno pinne pettorali che nascondono dita interne fuse insieme, adattate alla vita acquatica.