L'idea sembra carina, tenera, e anche molto coerente con il periodo carico di buoni sentimenti: a regalare un gatto si fa una sorpresa di sicuro effetto, permane nel tempo e, magari, si fa anche un favore al micetto offrendogli una famiglia. I bambini, poi… come non immaginare la gioia e lo stupore nei loro occhi quando troveranno la sorpresa con un nastro rosso al collo più grande di lui? O la tenerezza nel sorriso degli adulti mentre faranno la prima carezza al micetto passato da braccia a braccia? E sì, regalare un gattino per Natale sembra proprio "una figata". Il problema è che l'effetto evapora nel giro di poco: il tempo di fare la sorpresa e godersi le reazioni ma le sue conseguenze si protrarranno negli anni a venire e avranno un impatto sulle vite di chiunque venga coinvolto.
Quegli animali chiusi dentro teche di plexiglass
Chi sceglie di regalare un pet per Natale tende a rivolgersi ai negozi di articoli per animali che ancora ospitano i cuccioli dentro teche di plexiglass da cui possano essere visti e scelti. Nella stragrande maggioranza dei casi, questi cuccioli provengono da allevamenti intensivi dell'Europa dell'Est (ma non mancano da noi) dove vengono allevati in batteria, in spazi angusti e degradati, ipostimolati, separati precocemente dalle madri e spediti in giro per l'Europa con documenti, spesso, falsi e in condizioni di salute precarie. Per il modo in cui vengono “prodotti” e trattati fin nella teca, una sistemazione inadatta ad un gattino, ammesso che sopravvivano questi cuccioli sono destinati a diventare soggetti problematici caratterialmente, difficili da conviverci, impegnativi.
Cosa significa vivere con un gatto: non vuol dire solo “prendersene cura”
Ma esiste un altro aspetto più cogente, poco preso in considerazione, che vale indipendentemente dalla provenienza del cucciolo. Vivere con un gatto può sicuramente essere fonte di gioia e di stupore in famiglia. Non c'è nulla di meglio che raccogliersi tutti la sera attorno al divano e ridere dei giochi acrobatici e dei capitomboli della piccola tigre miniaturizzata. Ed è indubbiamente un piacere sentire il suono delle sue fusa mentre ci raggiunge sul letto o ci rilassiamo in poltrona. Però accogliere un gatto in casa non è (solo) questo. Vivere con un gatto significa instaurarci una relazione intima che andrà inevitabilmente a condizionare non solo la sua intera esistenza ma, per svariati anni, anche quella di chi si prende cura di lui. E prendersi cura non riguarda solo riempire ciotole e pulire lettiere, due gesti che – tutto sommato – l'abitudine fa svolgere in maniera abbastanza automatica.
Nella cura, rientra anche la capacità di mettere a disposizione delle risorse personali quando dovessero sorgere dei problemi, un’eventualità che non andrebbe mai esclusa a priori (magari perché incoraggiati da esperienze precedenti) ma che andrebbe tenuta sempre in considerazione. Volenti o nolenti, il “movimento” in supporto del gatto necessario ad affrontare eventuali difficoltà di convivenza, coinvolgerà tutta la famiglia e avrà a che fare con la sua capacità di mettersi in gioco per superare la crisi. A seconda delle problematiche, le risorse interpersonali a cui la famiglia dovrà fare appello potranno essere di tipo psicologico, di tipo ambientale, emotivo e, perché no, economico. Da un punto di vista relazionale, un sistema sarà tanto in grado di far fronte a questa sfida quanto più avrà scelto con consapevolezza di aprirsi e donarsi alla relazione con un gatto.
Regalare un gatto non può essere fatto per responsabilizzare un figlio
Ecco. Il problema di regalare un gatto o un cane o qualunque altro animale risiede proprio nello scarto tra scegliere di entrare in una relazione o venirci catapultati dentro. Perché regalare un gatto significa catapultare l'altro in un relazione con un essere vivente portatore di istanze che, però, poi dovrà negoziare negli anni avvenire non chi lo ha scelto ma chi se lo è visto consegnare. E magari non ha quelle risorse indispensabili per affrontare le possibili burrasche di una relazione.
Allo stesso modo, non possiamo pensare di regalare un gattino ai bambini con l'obiettivo che imparino ad essere responsabili. Nessun animale incarna alcun potere educativo di per sé, se non è legato ad un desiderio di relazione. I bambini possono essere accontentati nel loro sogno di adottare un animale – a Natale o in un qualunque giorno dell'anno – solo quando esprimono un desiderio autentico di incontrare l'altro e se vengono preparati su cosa comporti occuparsi di un altro-da-te.
Non solo. Gli adulti non devono perdere di vista che i bambini possono essere discontinui nelle cure rivolte al gatto. Anzi, è molto probabile, dopo gli entusiasmi iniziali e se i bimbi non sono maturi abbastanza, che toccherà soprattutto agli adulti l'impegno di pulire la cassetta, farlo giocare più volte al giorno, spazzolarlo, dargli da mangiare, ricordare gli appuntamenti dal veterinario. Per cui la decisione di adottare non può essere solo un desiderio, per quanto autentico, dei bambini ma è necessario che sia anche e soprattutto degli adulti, che dovranno avere le risorse interiori e di spazio/tempo per creare questa nuova relazione familiare al di là dei bambini.
Adottare un gatto deve essere una scelta consapevole
Chi decide di adottare un gatto deve essere pienamente consapevole non solo della meraviglia che sta per accogliere ma anche dell'impegno che comporta e deve mettere in conto che le cose potrebbero complicarsi nel tempo e, malgrado questo, sentire ancora la voglia e il desiderio di investirci emotivamente. Al contrario, si rischiano grandi sofferenze per tutti, gatto in primis che può arrivare a pagarne le estreme conseguenze. Una scelta così personale e così determinante per le dinamiche familiari degli anni a venire non può essere presa alla leggera, con giustificazioni effimere e, soprattutto, non può essere presa da persone esterne al nucleo familiare in cui il gattino andrà a stare con la scusa di fare un regalo, men che meno alimentando mercanti di morte e di vite tutte in salita.