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2 Luglio 2022
18:00

Perché non dovremmo usare il guinzaglio allungabile

Il flexi è un guinzaglio allungabile molto diffuso. Il suo utilizzo, però, nasconde alcuni effetti negativi che, a lungo andare, possono creare problemi.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il guinzaglio allungabile, anche conosciuto come guinzaglio estensibile o flexi, dal nome dall'omonima azienda tedesca che ha iniziato a produrli negli anni Settanta, è una corda avvolgibile di lunghezza variabile, contenuta all'interno di una custodia di plastica e dotata di un blocco manuale. Grazie a questo meccanismo, il pet mate può decidere, di volta in volta, quanto spazio di azione lasciare al cane.

I primi ad utilizzare un metodo simile, seppur rudimentale, furono i cacciatori dell'inizio del Novecento, perché facilitava il controllo dei cani da ferma, i quali si muovevano anche molti metri davanti a loro nell'intento di indicare agli umani dove si trovava la preda. I primi flexi venivano prodotti in legno, mentre oggi sono di plastica e hanno lunghezze variabili, che possono superare anche i 10 metri.

Sebbene possa sembrare uno strumento utile e pratico, però, durante la passeggiata sarebbe meglio preferire altri guinzagli. Il guinzaglio avvolgibile, infatti, può far assumere comportamenti scorretti al cane e complicare, inoltre, la comunicazione tra gli individui che si trovano ai due capi della corda, ovvero i veri protagonisti di una relazione che si costruisce soprattutto con la comunicazione reciproca.

Svantaggi del guinzaglio allungabile

Il guinzaglio estensibile è uno degli strumenti scelti più spesso dai pet mate, ma il suo utilizzo può nascondere insidie in grado di complicare la passeggiata e, a lungo andare, minare anche la qualità della relazione, finendo, quindi, per avere più effetti negativi che positivi.

Prima di tutto bisogna considerare che, per via del funzionamento stesso del flexi, il cane si trova a subire una costante tensione data dalla trazione del meccanismo.

Proviamo a metterci un istante nei suoi panni: come ci sentiremmo se durante le passeggiate quotidiane fossimo obbligati a sentirci tirati da una corda che parte dal collo? Questo particolare elemento legato all'utilizzo del guinzaglio allungabile è ancora più impattante se il cane indossa il collare, perché tutta la forza di trazione del flexi ricade sul collo, una zona particolarmente delicata del suo corpo. La pettorina, al contrario, permette alla stessa forza di essere distribuita su più zone, tra cui le spalle, il bacino e il busto. Inoltre, l'abitudine costante a passeggiare con una corda tirata al traino, non farà altro che convincere il cane del fatto che, durante questi momenti bisogna tirare, favorendo ulteriormente questo comportamento.

Un ulteriore fattore per cui è meglio evitare l'acquisto del guinzaglio estensibile è legato, invece, all'utilizzo che viene fatto del blocco manuale. Questo strumento, infatti, permette al pet mate di determinare di volta in volta quanto spazio lasciare a disposizione del proprio cane, cogliendolo però alla sprovvista nei momenti in cui viene improvvisamente fermato e obbligandolo, inoltre, a vivere la passeggiata con una sensazione continua di imprevedibilità. 

Non sapendo quando scatterà il blocco, il cane si chiederà continuamente se può andare ad annusare un determinato odore, oppure se sul più bello gli arriverà uno strattone da dietro che lo immobilizzerà. Questo elemento, abbinato alla trazione costante, favorisce potenziali condizioni di stress e, quindi, di disagio.

Il blocco manuale, inoltre, rischia anche di fare in modo che l'umano scelga di appoggiarsi eccessivamente a questa strategia per impedire al cane di avvicinarsi agli stimoli che incontra durante la passeggiata, delegando così la comunicazione con lui ad un semplice strumento e rendendolo, di fatto, un mediatore per la relazione.

Le alternative al flexi: guinzaglio di corda, lunghina e soprattutto la libertà

Ma se sono così tanti i motivi per cui sarebbe bene non utilizzare il guinzaglio allungabile flexi, quali possono essere gli strumenti alternativi? Il primo è il classico guinzaglio di corda, a patto che possa essere accorciato ad un metro e mezzo negli ambienti urbani e possa anche venire allungato a 3 metri – o oltre – se invece gli spazi lo concedono.

Quando invece si trascorre del tempo nella natura e ci si può permettere di tenere il cane anche più distante da sé, si può prendere in considerazione l'utilizzo della lunghina, ovvero una corda lunga 5, 10 – ma anche più – metri. Grazie a questo lungo guinzaglio, il cane può annusare ciò che desidera e, se sentite la necessità di richiamare la sua attenzione su di voi, sarete spinti a comunicare con lui attraverso la voce, aprendo un dialogo attivo, che favorirà la relazione e vi renderà, in un certo senso, una squadra che si capisce, collabora e si muove insieme durante le passeggiate.

Rispetto al flexi, la lunghina ha un utilizzo più complesso, perché vi richiede di avere entrambe le mani libere e di recuperare la corda quando il cane è vicino a voi per evitare di ricevere strattoni, ma a lungo andare i benefici che ne derivano sono enormi.

Lasciandola correre a terra, ad esempio, può essere un'utile alleata per i primi momenti di libertà, dandovi una mano nella costruzione della fiducia, un aspetto necessario per iniziare a permettergli di muoversi libero da qualsiasi strumento di conduzione.

Inoltre, non ci sarà una tensione costante a impedirgli il movimento e il cane imparerà presto la distanza a cui si può spingere, appagando il suo desiderio di esplorare minuziosamente gli odori, senza però portare il peso dato dalla trazione e senza subire colpi inaspettati sul più bello.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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