Le tartarughe appena nate si dirigono verso il mare utilizzando segnali visivi, la differenza di luminosità tra la luce percepita nella direzione del mare e quella percepita nella direzione delle dune, e forse anche stimoli acustici. Lo fanno di notte, pochi istanti dopo essere sbucate fuori dal nido che la mamma ha sapientemente nascosto sotto la sabbia. Tale comportamento, che gli inglesi chiamano seafinding ("la ricerca del mare"), richiede che questi rettili, poco più grandi di una noce, abbiano già in sé la capacità di orientarsi con precisione. Nel mare, poi, completano la loro maturazione, occupando habitat diversi a seconda della fase di sviluppo, e proseguono l’attività migratoria che li animerà per tutta la vita.
Dove vanno le tartarughe marine appena nate?
Le tartarughe marine adulte depongono le loro uova in nidi sotterranei posti sulle spiagge di sabbia. Dopo un periodo di incubazione di 45-55 giorni, avviene la schiusa, cioè gli embrioni sfondano il guscio dell'uovo e i piccoli appena nati, nei giorni successivi, scavano tutti insieme verso l'alto attraverso la sabbia. A un tratto, finalmente, sbucano fuori: per farlo, attendono che la superficie della sabbia si raffreddi, il che spiega come mai l’emersione delle tartarughine sia tipicamente notturna.
Una volta uscite, si attivano subito per orientarsi e determinare la direzione del mare. Qui si localizzano in aree “nursery”, dove crescono rapidamente fino a diventare giovani. All’inizio, e per circa 3 giorni, nuotano freneticamente rimanendo nella zona neritica, che è la zona di mare vicina alla costa e compresa fra 0 e 200 metri di profondità. Dopo di che, iniziano a spostarsi nella zona oceanica, ove quasi tutte le specie rimangono per lungo tempo (anche 10-15 anni) e viaggiano, sfruttando il sistema di correnti.
Come fanno le tartarughe appena nate ad andare verso il mare?
La superficie della spiaggia è tipicamente irregolare, e questo rende difficile per una piccola tartaruga vedere direttamente l'oceano da un sito di nidificazione che può distare anche più di 50 metri. Per determinare la direzione del mare, si affida a due meccanismi visivi. Il primo è una risposta alla differenza nella cosiddetta elevazione dell'orizzonte: i piccoli si allontanano dagli orizzonti più alti creati dalle dune, e dalla vegetazione ad esse associata, poste dietro il nido e si dirigono verso l'orizzonte inferiore della spiaggia, dove si trova il mare. In questa fase, sono anche agevolati dall'essere più sensibili ai segnali contenuti in un campo visivo orizzontalmente ampio (180°) ma verticalmente stretto (da -10 a +30° in altezza), e qundi ad essere portati a escludere stimoli visivi sopra la testa, che non sono utili per determinare la direzione del mare. Un secondo meccanismo è la fototassi positiva, in virtù della quale si muovono verso l'orizzonte più intensamente illuminato. L'illuminazione stellare e/o lunare viene riflessa dalla superficie dell’acqua, ma assorbita dalla vegetazione sulla terra. Il risultato è che i livelli di luminosità verso il mare superano quelli verso la terra e le tartarughe neonate rispondono a questa differenza scegliendo il mare. La capacità dei piccoli di tartaruga di trovare il mare può essere disturbata nelle zone fortemente antropizzate, in primo luogo perché le luci intense possono disorientarle o addirittura confonderle, attirandole a sé, così che non riescano a raggiungere l'oceano; in secondo luogo, nelle spiagge eccessivamente “curate”, le dune e la vegetazione mostrano relativamente poca variazione rispetto all'elevazione dell’orizzonte media, contribuendo a disorientare le piccole tartarughe.
Bibliografia
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