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7 Dicembre 2023
18:18

Perché le persone amano così tanto i gatti

Il contatto con i gatti ci fa stare bene, facilita il rilascio di ossitocina. Ma non è l'unico motivo per cui così tante persone amano i gatti: questi animali riservati e spesso distaccati, sanno anche regalarci piacevolissimi momenti di coccole.

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Vivere con un gatto consente di amare la vicinanza e il limite, il calore e il rispetto delle distanze. Per questo motivo le persone amano così tanto i gatti, gli animali domestici più diffusi al mondo dopo i cani. Si viene scaldati da un gesto inaspettato e non richiesto, un accoccolarsi imprevisto, delle fusa corroboranti e ipnotiche, e desta meraviglia la riservatezza, il distacco, l'orgoglio. È una dolce altalena tra sentirsi cercati e ignorati, amati e trascurati. È un continuo ribadire che stare insieme è una scelta, che ognuno ha le proprie esigenze e tempi e non per questo, o proprio per questo, ci si può amare, ci si può rispettare e vivere momenti di grande tenerezza e intimità.

Se tutto ciò già non bastasse, ci sono poi studi scientifici che dimostrato come l'interazione con i gatti può ridurre lo stress e abbassare la pressione sanguigna. Quando si accarezza un gatto, il corpo umano rilascia endorfine, noti come “ormoni della felicità”, che possono contribuire a un maggior senso di calma e relax. Un altro studio ha confermato che chi convive con un gatto vive meno frequentemente emozioni negative rispetto a chi vive con il proprio partner. Anche i tanto amati video con i gattini che spopolano su internet migliorano l’umore di chi li guarda. È noto che i gatti siano in grado di abbassare i livelli di stress agli umani che vivono con loro: da una parte basta pensare all’effetto calore che ci regalano quando scelgono di accoccolarsi vicino a noi nelle fredde sere d’inverno.

Il contatto con i gatti ci fa stare bene

Non sono solo belli da guardare, piacevoli da accarezzare e incredibilmente buffi. Il contatto con i gatti ci fa anche stare bene, facilitando il rilascio di ossitocina, come dimostra la scienza. Diverse indagini scientifiche sostengono che convivere con il felino più diffuso al mondo possa influire positivamente sul nostro benessere fisico e psicologico. Un esempio è uno studio condotto in Australia che attesta un miglioramento della salute mentale nei pet mate di gatti rispetto a coloro che non ne hanno. Questi tendono a sperimentare minori livelli di stress, maggiore fiducia in sé stessi e persino un sonno di migliore qualità. I bambini, inoltre, traggono notevoli benefici dalla presenza dei felini. Un'indagine condotta su oltre 2.200 ragazzi scozzesi ha evidenziato che coloro che avevano un forte legame con i gatti godessero di una migliore qualità di vita.

Un ulteriore studio ha esaminato i dati di quasi 4.500 individui nel corso di 13 anni, rivelando che coloro che possiedono un gatto presentano un rischio inferiore di essere colpiti da un infarto. Una ricerca condotta dall'Università della Pennsylvania ha evidenziato che le persone che convivono con un gatto manifestano minori sintomi di mal di testa, raffreddore e mal di schiena rispetto a coloro che non hanno un felino domestico. In confronto ai pet mate di cani, gli amanti dei gatti mostrano una maggiore apertura verso nuove esperienze, sebbene siano generalmente meno estroversi e meno inclini alla socievolezza.

La personalità di chi ama i gatti: cosa dice la psicologia

Il gatto ci riporta al concetto di libertà, di assenza di ambivalenza, di capacità di auto accudirsi e di mistero; questo ci attrae e spaventa al contempo perché sappiamo di non essere capaci di esprimerci senza ambiguità. Forse è anche per questo che la sua presenza nelle nostre vite è sempre più frequente. Come esseri umani godiamo della vicinanza affettiva, cerchiamo nello sguardo limpido e fiducioso del felino la nostra voglia di vivere amati senza condizioni e cerchiamo ricambiare con la stessa tenerezza. Secondo la psicologia ci sono delle caratteristiche delle personalità di chi ama i gatti: secondo uno studio (Bauer, Woodward, 2007) le persone che identificano il gatto come loro compagno di vita ideale presentano livelli più alti di ostilità (tratto tipicamente legato al nevroticismo) rispetto alle persone che preferiscono i cani risultate, invece, più amichevoli. Un altro studio (Guastello et al., 2017) ha descritto la personalità della "cat-people" come timida, solitaria, impersonale, seria e anticonformista ma anche creativa, sentimentale, indipendente e autosufficiente.

Basta così uno struscio, un miagolio, a interrompere un pensiero faticoso, a farci pensare che era proprio quello di cui avevamo bisogno e in quel momento esatto. Le vibrisse intercettano lo stato d'animo umano e ci si ritrova immersi in una sensazione affettiva impalpabile e discreta. Uno sguardo sornione che controlla a distanza, e nel momento in cui ci si immerge in faccende che escludono, ecco una massa di pelo che disturba e ricorda che tutto si può fare tranne che trascurare un gatto.

Il ruolo della genetica e dell'evoluzione nella preferenza per i gatti

La mappatura del Dna del gatto domestico ha rivelato la firma genetica del processo di domesticazione legato alla convivenza con gli esseri umani. Le mutazioni coinvolgono specifici gruppi di geni, focalizzandosi su aspetti come la memoria e la paura condizionata. Inoltre, sono stati identificati geni correlati alle caratteristiche generali dei felini domestici, come la dieta carnivora, la percezione uditiva e visiva acuta. Pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), questo risultato è frutto del lavoro del gruppo coordinato da Wesley Warren presso la Washington University.

Il processo di domesticazione dei gatti ha avuto inizio almeno 9.000 anni fa, connesso alla diffusione dell'agricoltura. Le razze di gatti, secondo gli autori, sono emerse circa 150 anni fa, ma rimane poco noto riguardo ai cambiamenti genetici verificatisi durante questo processo. I ricercatori hanno sequenziato il genoma di una gatta Abissina femmina, confrontandolo con il genoma di altre sei razze domestiche, due specie di gatti selvatici e altri mammiferi, quali tigri, cani, mucche e persino esseri umani, per individuare i geni associati alla domesticazione del gatto e alle sue caratteristiche generali.

La scoperta principale è che, rispetto al genoma del gatto selvatico, nel Dna del gatto domestico sono presenti geni legati alla memoria, alla paura condizionata e agli stimoli associati all'apprendimento-ricompensa, suggerendo che cambiamenti genetici siano alla base dell'evoluzione della docilità di questi felini.

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Annissa Defilippi
Giornalista
Racconto storie di umani e animali perché ogni individuo possa sentirsi compreso e inserito nella società di cui fa parte a pieno diritto. Scrivo articoli e realizzo video mettendomi in ascolto dei protagonisti; nascono così relazioni che, grazie a Kodami, possono continuare a vivere.
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