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12 Febbraio 2024
18:59

Perché l’Abruzzo convive con gli orsi e il Trentino no

In Italia esistono due mondi separati e opposti per ciò che concerne la gestione degli orsi. Il modello abruzzese è volto alla tutela dell'orso, quello trentino invece chiede autonomia rispetto all'abbattimento degli individui giudicati problematici. Le politiche di gestione degli orsi sono quindi profondamente diverse tra Abruzzo e Trentino, vediamo nel dettaglio perché.

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orso marsicano

In Italia esistono due mondi di concepire la gestione degli orsi. Il modello abruzzese è volto alla conservazione; l'altro, quello trentino, punta a decidere autonomamente rispetto all'abbattimento degli individui giudicati problematici. L'esistenza di due realtà così profondamente diverse in relazione alla medesima specie porta molti a chiedersi perché l’Abruzzo riesce a convivere con gli orsi mentre il Trentino no.

In realtà, la questione è molto più complessa di come appare: come mostrano le recenti morti di Juan Carrito e soprattutto di Amarena, gli orsi più noti e famosi del Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm), la coesistenza in un ambiente antropico non è semplice neanche nel Centro Italia. Lo stesso direttore del Pnalm, Luciano Sammarone, all'indomani dell'uccisione di Amarena aveva spiegato a Kodami che il "modello Abruzzo" favoleggiato su molti media in realtà non è mai esistito: «Non eravamo santi prima e non siamo diventati demoni adesso. Basta un'azione sconsiderate per vanificare tutti i discorsi e le illusioni».

Esistono quindi politiche di gestione degli orsi profondamente diverse tra Abruzzo e Trentino, vediamo nel dettaglio perché.

Le differenze tra l'Abruzzo e il Trentino nella gestione degli orsi

Pensare che l'orso sia unanimemente amato dalla comunità abruzzese è un falso mito, tuttavia, è vero che le istituzioni abruzzesi e trentine concepiscono la presenza dei grandi carnivori sul territorio in modo profondamente diverso. I motivi sono da ricercare nella differenza tra le due sottospecie di orso, negli enti che li gestiscono sui rispettivi territori, e nella rapporto delle specie con le comunità locali.

Innanzitutto esista una sostanziale differenza tra le due popolazioni di plantigradi: in Abruzzo vive l'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), la sottospecie di orso più rara al mondo, presente solo nell'Appenino Centrale italiano, differenziata geneticamente dall'orso bruno europeo (Ursus arctos), presente in Trentino, che è invece una sottospecie comune in tutta Europa. L'orso bruno europeo, quindi, non è a rischio d'estinzione, il marsicano lo è eccome dato che ne restano appena 60 individui al mondo e che l'Italia è direttamente responsabile della sua sorte.

La diversità tra le due popolazioni non è solo una formalità. L'orso marsicano, rispetto a quello europeo, è di dimensioni più contenute e caratterialmente più mansueto, come aveva spiegato a Kodami Paolo Ciucci, zoologo dell'Università La Sapienza di Roma, tra i maggiori esperti di questa sottospecie: «Tra le peculiarità comportamentali dell'orso marsicano c'è la minore aggressività». Ciò probabilmente è dovuto a una selezione involontaria da parte dell'uomo che ha perseguitato gli individui più confidenti o temerari. Oppure, l'isolamento della popolazione appenninica potrebbe aver contribuito a ridurre la variabilità genetica della popolazione, e tra i caratteri perduti potrebbe esserci proprio l'aggressività.

Nonostante i numeri esigui e il bracconaggio, in Abruzzo l'orso marsicano non si è mai estinto, mentre nella zona delle Alpi occidentali l'orso bruno europeo era ridotto ai minimi termini: negli anni Novanta era rimasto solo uno sparuto gruppo di tre maschi. Pur non essendo l'orso bruno europeo una specie in via d'estinzione, la Provincia Autonoma di Trento e il Parco naturale dell'Adamello Brenta hanno deciso di investire in un progetto volto alla reintoduzione dell'animale e dal 1998 al 2004 grazie ai finanziamenti europei hanno avviato il progetto Life-Ursus.

Sono stati così portati in Trentino 10 orsi bruni europei provenienti dalla Slovenia che nell'arco di vent'anni hanno ripopolato le valli. Oggi si stima in circa 100 individui la popolazione di orso bruno presente in Trentino. Dal 2004 la gestione del progetto è passata dal Parco dell'Adamello Brenta alla Provincia Autonoma di Trento, segnando nei fatti la fine del progetto.

Il marsicano, invece, anche se è arrivato quasi sull'orlo dell'estinzione non è mai scomparso dall'Appennino Centrale. Quella dell'orso marsicano è la sottospecie più rara del mondo e per preservarne la popolazione non può essere attuata alcuna introduzione di elementi esterni, i quali andrebbero ad alterare un patrimonio genetico unico.

Non deve sorprendere quindi che strade del marsicano e dell'orso europeo oggi si stiano separando anche sul piano normativo. La Provincia Autonoma di Trento, guidata da Maurizio Fugatti, sta lavorando a un disegno di legge – ribattezzato "Ammazza-orsi" dalle associazioni animaliste – che mira ad abbattere fino a 8 orsi all'anno per tre anni, per un totale di 24 individui tra il 2024 e il 2026.

Il ddl va a modifica la legge provinciale 11 luglio 2018, n. 9 relativa alle misure di prevenzione e d'intervento previste per i grandi carnivori. Verrà quindi definito annualmente il numero massimo di orsi ritenuti problematici di cui è consentito l’abbattimento in conformità con il Pacobace (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali) e sulla base di valutazioni tecnico-scientifiche e previo nulla osta da parte dell'Ispra.

Nel frattempo, il deputato abruzzese Nazario Pagano (Forza Italia) ha proposto un emendamento per inasprire le pene contro chi uccide un orso marsicano. L'emendamento prevede di aumentare le pene da 6 mesi a 2 anni di reclusione e l'ammenda pecuniaria da 4mila a 10 mila euro per chiunque uccida o catturi un orso marsicano. Si tratta di un modo per scoraggiare il bracconaggio. Una reazione al caso dell'orsa Amarena, uccisa mentre si trovava con i suoi cuccioli all'interno di un pollaio di San Benedetto dei Marsi.

È però davanti a individui problematici e confidenti che si registrano le vere differenze di gestione tra Trentino e Abruzzo. Esistono in queste due regioni due documenti di riferimento che indicano le azioni da seguire in base ai comportamenti dell'orso, in Trentino si tratta del Pacobace, mentre in Abruzzo del Patom (Piano d'azione per la tutela dell'orso bruno marsicano). In linea generale, sono ritenuti confidenti quegli orsi che hanno perso l'innata elusività nei confronti della nostra specie, e problematici quelli che si avvicinano tanto alle attività umane da causare problemi economici e sociali.

I due casi più noti in tal senso sono Juan Carrito in Abruzzo e M90 in Trentino. Juan Carrito era un giovane orso che il Pnalm ha sempre tentato di lasciare in natura, nonostante la sua ben nota problematicità; mentre M90 dopo 4 mesi di monitoraggio con radiocollare è stato abbattuto per decisione della Provincia Autonoma di Trento con un provvedimento lampo.

Il caso di JJ4 è invece un unicum nella storia italiana: nessun orso aveva mai ucciso un essere umano in oltre 150 anni di storia. La straordinarietà di questa vicenda ha reso necessario rivolgersi alla Corte di Giustizia Europea.

I problemi e le possibili soluzioni per la gestione degli orsi

Sia in Trentino che in l'Abruzzo la convivenza non è affatto facile. Coesistere in maniera pacifica con gli orsi, che siano abruzzesi o trentini, significa innanzitutto ridurre le potenziali occasioni di conflitto, anche se il rischio, per una specie e per l'altra, non è mai zero. Orsi ed esseri umani dovrebbero essere come vicini che non si incrociano mai.

Non esiste una ricetta univoca per gestire la presenza degli orsi in un territorio abitato dall'essere umano, soprattutto se appartenenti valide per sottospecie che presentano differenze caratteriali e morfologiche, tuttavia esistono alcune buone pratiche condivise.

Le soluzioni per ridurre al minimo le occasioni di incontro – e quindi di scontro – esistono, e mirano a evitare che gli orsi si abituino al cibo di origine antropico. L'orso infatti pur essendo un animale elusivo nei confronti dell'essere umano se impara ad associare la presenza dell'uomo al cibo rischia di stazionare stabilmente nelle zone urbane. Per questo in ogni comunità potenzialmente frequentata dagli orsi dovrebbero esistono cassonetti anti-orso e regole ben conosciute da parte dei cittadini per evitare di rendere confidenti questi grandi carnivori.

Invece, come aveva spiegato a Kodami Luigi Boitani, professore ordinario di Zoologia all'Università La Sapienza di Roma, per coesistere servono strategie di prevenzione: «Uno dei problemi fondamentali per regolare la coesistenza tra selvatici e persone riguarda la gestione dei rifiuti. È fondamentale togliere dalla portata degli animali i nostri rifiuti urbani. Per loro si tratta di una fonte di cibo facilmente accessibile. Se ne seguono l'odore e sanno di poterli raggiungere senza problemi i selvatici graviteranno stabilmente attorno alle città, accrescendo sensibilmente il rischio di incontri, e quindi di incidenti. Esistono perciò degli appositi cassonetti anti-orso, ma sono stati installati in tutte le comunità [del Trentino n.d.r] vicine alle zone frequentate dagli orsi? No».

I bidoni anti-orso sono infatti al centro della polemica tra gli attivisti sia in Abruzzo che in Trentino. Il Parco tuttavia non è un'amministrazione locale e non potrebbe agire oltre i propri confini, eppure lo fa con il supporto del Terzo settore e dei finanziamenti europei, anche se non in maniera capillare. Cosa che avrebbe invece potuto fare la Provincia Autonoma di Trento, la quale con grande ritardo è intervenuta solo lo scorso giugno stanziando fondi per i nuovi bidoni anti-orso.

Le opinioni e le prospettive dei vari attori coinvolti

Gli attori coinvolti nella gestione degli orsi in Abruzzo e Trentino sono diversi. A vegliare attivamente sull'orso marsicano è il Parco d'Abruzzo, l'ente che nella pratica in questi anni si è fatto carico della gestione dell'animale sul territorio con il supporto delle associazioni, prima fra tutte Salviamo l'Orso.

A gestire l'orso bruno in Trentino è la politica, mentre in Abruzzo è un'istituzione non politica che ha come principale interesse la conservazione dell'orso. Questo comporta diverse visioni in merito alla gestione delle due popolazioni.

Fugatti ha più volte manifestato la propria insofferenza nei confronti dei grandi carnivori. Prima chiedendo autonomia di abbattimento nei confronti dei lupi, estesa anche agli orsi a seguito della tragica morte di Andrea Papi ad opera dell'orsa JJ4. Proprio il giorno della cattura di JJ4, il presidente della Provincia aveva dichiarato: «Avremmo voluto abbatterla sul posto». Un commento che non dovrebbe sospendere alla luce della dichiarazione di guerra fatta agli orsi all'indomani della morte del 26enne di Caldes: «Non mi preoccupa il benessere degli animali e come verranno catturati – aveva detto Fugatti – E non mi preoccupa neanche se i nostri organi dovessero sbagliare animale nelle azioni che fanno per identificare il soggetto».

Una posizione del tutto diversa da quella espressa più volte da Luciano Sammarone, direttore del Pnalm, nel giorno della morte dell'orso simbolo dei marsicani: «Per Juan Carrito c'è stato uno sforzo collettivo che ha fatto fare un salto di qualità nel coordinamento di tutti degli enti coinvolti nella gestione della fauna selvatica del territorio e che ha visto il supporto anche di chi prima era stato assente. In funzione di Juan Carrito ci siamo coordinati mettendo a disposizione i nostri mezzi, il personale e l'esperienza. Abbiamo provato a tutelarlo garantendogli una vita libera: era la missione che tutti noi del Parco abbiamo perseguito fino all'ultimo. Non è una esagerazione dire che vivevamo per l'orso».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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