La colomba è il simbolo per eccellenza della pace e delle festività pasquali. Le ragioni di questo accostamento hanno radici antiche e si possono ritrovare nella Genesi, il libro della Bibbia in cui si descrive la creazione del mondo:
Noè fece uscire una colomba dall'arca per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba. Essa non tornò più da lui.
La storia raccontata nell'episodio biblico è ben nota: Dio decide di punire gli esseri umani per i loro peccati attraverso un diluvio destinato a distruggere ogni forma di vita. L'unico a essere risparmiato è Noè, al quale viene affidato il compito di costruire un'arca sulla quale accogliere una coppia di animali per ogni specie.
Il diluvio universale infuria per giorni e giorni, fino a ricoprire tutto il Pianeta. Quando le piogge cessano, Noè affida a una colomba il compito di scoprire se le acque si stanno ritirando. Dopo diversi tentativi infruttuosi finalmente la colomba torna con un rametto d'ulivo: è il segno che la terra è rinata e che il castigo divino è terminato.
Grazie a questo episodio biblico, e alla preminenza conquistata dalla religione cristiana sugli altri culti coevi, la colomba è arrivata nell'immaginario comune a essere un simbolo di pace, di buone notizie e della proverbiale quiete dopo la tempesta.
Per enfatizzare questa simbologia, l'uomo ha iniziato a selezionare i piccioni dal piumaggio più chiaro, che è naturalmente grigio, anzi livido, come si evince dal nome latino della specie: Columba livia domestica. La colomba, infatti, non è altro che un comune piccione ma di colore bianco, variante non presente in natura ma creata dall'uomo a scopo ornamentale.
La colomba bianca che trasporta il ramoscello d'ulivo nei secoli successivi diventa l'incarnazione della pace e della riconciliazione e per questo soggetto di molte opere d'arte. Tra le più note c'è quella realizzata dall'artista spagnolo Pablo Picasso nel 1949 in occasione del Congresso mondiale della pace.
Se Picasso ha scelto questo animale per il suo manifesto dedicato alla pace, oggi esposto nel Museo d'Arte Moderna di Parigi, non è soltanto per una suggestione religiosa, vissuta più o meno consapevolmente dall'artista, ma per la vicinanza quotidiana da lui sperimentata con i piccioni.
Fino al Novecento questo volatile era molto presente nelle case per via della sua funzione di messaggero. Prima della diffusione del telefono i piccioni viaggiatori venivano utilizzati per il trasporto in volo di messaggi. Per avviare una corrispondenza con un amico lontano era sufficiente "consegnare le parole" ai propri piccioni, e questi, grazie alla loro capacità di orientarsi e ritrovare il nido, sarebbero tornati a casa trasportando il messaggio.
I fattori che hanno contribuito a cementare l'immagine della colomba come messaggera di pace nasce dunque nel predominio culturale della religiosità cristiana in Europa, e si cementifica anche grazie alla diffusa presenza di questi animali nelle case.
Oggi queste suggestioni sono tornate nell'artista Mauro Pallotta, in arte Maupal, che venerdì 15 aprile 2022, in occasione del Venerdì Santo, regalerà all'Associazione nazionale Città dell'Olio un'opera nella quale Papa Francesco è ritratto nell'inedita veste di street artist mentre disegna in una immaginaria via della Pace per disegnare proprio la "Colomba" di Picasso.
«Viviamo in tempo di guerra e per questo abbiamo bisogno che torni presto la pace», ha dichiarato l'artista annunciando la consegna dell'opera. Chissà se al Papa vedendo la colomba di Maupal è tornato in mente un episodio del 2014. Era il 26 gennaio quando Francesco al termine dell'Angelus aveva liberato due colombe candide su piazza San Pietro. Doveva essere un buon auspicio per la pace proprio in Ucraina, che allora aveva appena subito l'attacco alla regione di Crimea.
In quell'occasione, però, le colombe del Papa sono state attaccate da una cornacchia grigia e da un gabbiano reale, predatori naturali del piccione che hanno visto negli uccelli del vaticano prede facili visto che il loro bianchissimo piumaggio le rendeva ben visibili contro il manto grigio dell'asfalto.
Quello che è stato letto a posteriori come un infausto presagio in realtà è la naturale conseguenza della selezione operata dall'essere umano.