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31 Agosto 2024
12:00

Perché il tuo cervello pensa che questo cucciolo sia più carino di un bambino

I cuccioli di cani e di gatti ci sembrano spesso più carini dei bambini. Una “scala della tenerezza” sviluppata da alcuni studi scientifici ci spiega il perché.

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Di fronte a un cucciolo tanti si sciolgono. Anche i “cuori più duri” difficilmente non sentono qualcosa di tenero e caldo alla sola vista dei musi di cagnolini e gattini che ricambiano lo sguardo o dormono dolcemente o combinano “guai”. Questa reazione non dipende solo da un fattore estetico ma da una serie di meccanismi di risposta messi in atto non dal nostro cuore ma da un altro organo: il cervello. È la scienza ad averlo assodato e ad aver aggiunto anche qualcosa in più: molti di noi ritengono che sia più carino un cucciolo che un bambino.

Perché tutti i cuccioli ci sembrano carini?

Scienziati delle Università di Oxford in Inghilterra e Aarhus in Danimarca, guidati dal professore di Neuroscienze Morten Kringelbach, hanno messo insieme i risultati di diverse ricerche e pubblicato un articolo approfondito sulla rivista ufficiale dell’Ateneo inglese. Lo scopo, però, non era solo quello di avvalorare ciò che già si sapeva, ovvero che tutti i cuccioli ci sembrano carini, ma di capire perché ciò avviene. «In definitiva, questa risposta di tenerezza è un importante adattamento per noi. Senza di essa, semplicemente non penso che sopravviveremmo come specie», ha precisato Kringelbach.

Gli scienziati, infatti, dopo aver esaminato gli studi esistenti sull'argomento hanno scoperto che la tenerezza è qualcosa di più di una “sensazione” che viene procurata solo dal campo puramente visivo. «Funziona coinvolgendo tutti i sensi e attirando fortemente la nostra attenzione innescando una rapida attività cerebrale – scrive il professore – In effetti, la tenerezza potrebbe essere una delle forze più potenti che modellano il nostro comportamento, rendendoci potenzialmente più compassionevoli».

Ciò che accade a livello neuronale in noi umani quando vediamo un cucciolo di un’altra specie o un bambino è stato studiato anche con tecniche di scansione cerebrale, tra cui la magnetoencefalografia (neuroimaging che mappa l'attività della mente in millisecondi utilizzando campi magnetici). La tenerezza aiuta a facilitare il benessere e le relazioni sociali complesse, attivando reti cerebrali associate a emozioni e piacere e innescando empatia e compassione. «Quando incontriamo qualcosa di carino, si innesca una rapida attività cerebrale in regioni come la corteccia orbitofrontale, che sono collegate a emozioni e piacere – spiegano gli esperti – Attrae anche la nostra attenzione in modo distorto: i bambini hanno un accesso privilegiato all'ingresso nella consapevolezza cosciente nel nostro cervello ad esempio».

In uno studio specifico, infatti, Kringelback e altri ricercatori avevano già dimostrato che la relazione genitore-bambino è fondamentale per la sopravvivenza e lo sviluppo di quest’ultimo e che la tenerezza è un fattore importante per attirare l'attenzione e l'affetto del “caregiver”.

I ricercatori hanno dunque acquisito sempre più informazioni su come funziona la nostra reazione istintiva alla tenerezza arrivando alla conclusione, però, che gli animali “hackerano” il nostro cervello che reagisce con maggiore intensità rispetto all’entrare in contatto con un piccolo della nostra specie.

Perché alcuni "preferiscono" i cuccioli ai bimbi?

Esiste una vera e propria “scala della tenerezza”, sviluppata anche questa attraverso diversi studi scientifici per comprendere i meccanismi che ci portano a preferire dei soggetti piuttosto che altri. In media, i cuccioli di cani e poi di gatti hanno ottenuto punteggi più alti su questa scala rispetto agli umani e addirittura i cani adulti vincono anche, seppure di poco, se confrontati sempre ai bimbi.

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Ma perché accade? «Una risposta è che gli esseri umani hanno avuto un immenso controllo sull'evoluzione di gatti e cani domestici – ha sottolineato Kringelbach – cambiandone l'aspetto nel corso delle generazioni attraverso l'allevamento selettivo. Animali come cani e gatti sono stati essenzialmente allevati per sembrare sempre bambini: hanno gli occhi grandi, hanno le orecchie grandi. Quando li vedi, il tuo cervello pensa “questo potrebbe essere un bambino”. E solo dopo realizzi che non lo è ovviamente e non puoi fare a meno di continuare a guardarlo».

La motivazione dunque risiede anche nel fatto che un animale ci ricorda sempre un bambino per come appunto li abbiamo nel tempo selezionati, tanto che  la maggior parte delle specie domestiche più comuni presentano caratteristiche infantili sia morfologiche che comportamentali. È un processo ben noto alla scienza che prende il nome di “neotenia” e da tempo (Archer, 1997) è stato teorizzato che la presenza di tratti giovanili duraturi costituisce la base della nostra attrazione per gli animali, in particolare per cani e gatti.

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Martina Campanile
Istruttrice cinofila
Sono istruttrice e riabilitatrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico, mi occupo di mediare nella relazione tra cane e umano: sin da piccola è un tema che mi ha affascinato e appassionato. Sono in continuo aggiornamento e penso che non si smetta mai di imparare, come mi insegna ogni giorno Zero, un meticcio sardo che è il mio compagno di vita.
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