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13 Settembre 2024
15:03

Perché il tuo cane tira al guinzaglio e cosa devi fare

La passeggiata dovrebbe essere un momento piacevole, ma talvolta Fido esagera nello strattonare il guinzaglio. A parte la propensione alla perlustrazione, questo comportamento può dipendere da altri fattori tra cui ansia. È importante dunque capire cosa fare e soprattutto non fare quando ciò accade.

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Essere trainati dal cane durante una passeggiata non è certamente piacevole. Alla base di questo comportamento ci possono essere svariati motivi, i principali sono legati a problemi relazionali, ambientali e ad un eccessivo accumulo di energie dovuto ad una vita sedentaria correlata alla relativa frustrazione. Inoltre è possibile che si commettano reiterati errori che portano il cane a marcare negativamente la passeggiata.

Alcune razze sono predisposte a tirare al guinzaglio, come i cani da caccia o mix di questa tipologia per via della loro alta motivazione perlustrativa unita ad una dirompente forza fisica.

La parte “umana” sta anche nell’imparare a saper utilizzare correttamente il guinzaglio, riuscendo a lasciare al cane spazi e tempi necessari per prendere informazioni dall’ambiente circostante attraverso l’olfatto e le marcature, ovvero nell’impegnarsi a far sì che siano appagati i bisogni psico-fisici del proprio compagno canino.

Diciamolo chiaramente: è inutile dare continui strattoni per interrompere o rallentare la marcia di Fido, farlo può generare solo ulteriore attrito e far crescere la sua frustrazione.

Perché il cane tira al guinzaglio

Capita spesso che educatori e istruttori vengano chiamati dai pet mate che presentano come problematica l’impossibilità di passeggiare serenamente con il proprio cane, tanto a volte da ridurre le uscite unicamente all’espletazione dei bisogni fisiologici durante il classico “giretto dell’isolato”.

La passeggiata dovrebbe invece essere qualcosa di piacevole sia per noi che per Fido, il quale la vive come un momento in cui entrare in contatto con un mondo di odori e informazioni. Se ciò avviene solo nei brevi ritagli di tempo di una vita in cui non si trascorrere del tempo in serenità con il proprio compagno a quattro zampe, ecco che si insinua nella relazione una frattura che potrebbe diventare delle dimensioni di una voragine se perpetuata nel tempo.

Nel caso di una passeggiata segnata dalla frustrazione reciproca, il circolo vizioso che si crea è il seguente: l’umano non ha tempo e concede al cane solo qualche breve uscita, per di più sempre legato ad un guinzaglio che magari gestisce anche malamente. Data la fretta e la poca attenzione, così, non gli concede spazi e tempi necessari, facendo aumentare la già presente esasperazione di Fido. Quest’ultimo, a sua volta, impara che tirando il guinzaglio riesce a raggiungere ciò che gli interessa e che altrimenti gli verrebbe negato.

Inoltre il cane, sapendo di avere un tempo limitato per il suo bisogno di perlustrazione, si fa prendere a sua volta dalla fretta di fare tutto ciò che desidera il più velocemente possibile, con un conseguente aumento del livello di eccitazione che lo rende irruento e dirompente. Dal canto suo, l’umano di riferimento si innervosisce perché si trova trainato da una parte all’altra e comincia a commettere degli errori che, se reiterati, porteranno il cane a marcare negativamente il momento dell’uscita, aspettandosi strattoni e strilli.

Questa farà crescere nel cane uno stato d’ansia generalizzato che potrebbe anche portare ad un aumento della reattività verso i conspecifici che incontra, passanti, bici e moto. Le uscite così diventano sempre più rare e corte perché vissute in modo sgradevole e si va inevitabilmente incontro ad uno scenario da cui difficilmente si torna indietro se non con l’intervento di un professionista del settore cinofilo.

A questo proposito ricordiamo che il cane che vive in appartamento dovrebbe uscire almeno tre volte al giorno: il giro della mattina (se possibile) dovrebbe durare circa un’ora e mezzo, per un totale giornaliero di almeno due ore e mezzo.

Come ha spiegato l’istruttore cinofilo David Morettini su Kodami: «…il cane di famiglia, troppo spesso, si percepisce collocato in un’area grigia perché gode di una considerazione ambivalente. È oggetto di grandi attenzioni affettive e cure ma al contempo non viene reputato affidabile. Non gli viene riconosciuta la capacità di saper fare scelte adeguate nelle situazioni ambientali e sociali più complesse». Così facendo, infatti, alcuni cani non vengono mai liberati dal guinzaglio se non rare volte nelle aree recintate: ciò genera nel nostro amico un senso di insicurezza sulle sue capacità e il non saper assumersi le responsabilità delle sue azioni e scelte, perché c’è sempre l’umano che blocca il guinzaglio e eventualmente lo trascina via prima che commetta l'errore.

Un altro motivo per il quale il cane tira al guinzaglio può essere l’emozione di base con cui vive la passeggiata, specialmente se sono soggetti poco socializzati in ambienti urbani e con le persone: potrebbero infatti provare paura per i rumori della città e la sovraesposizione a stimoli che non riescono a gestire. In questo caso il tirare è causato da uno stato generale di allerta, in cui il cane si sente in costante pericolo.

Un cane, inoltre, poco avvezzo ad avere un rapporto sereno con l’esterno e nella relazione con il suo umano di riferimento, potrebbe anche tirare il guinzaglio per cercare il più velocemente possibile un punto in cui espletare i bisogni fisiologici per poi tornare velocemente verso casa.

Cosa fare se il cane tira al guinzaglio

Capire cosa fare quando il cane tira al guinzaglio dipende dal soggetto, dal contesto e dalla relazione: non c’è, dunque, una risposta univoca. Inoltre se è uno schema ormai consolidato (ripetuto cioè nel tempo e in qualche modo reputato efficace dal cane) vi è bisogno di un cambiamento di tutto l’insieme dei fattori sopra descritti che include l’intero sistema famiglia. È necessario armarsi di tempo, pazienza e fiducia e, in generale, come prima cosa bisogna appunto analizzare i motivi di questo comportamento per delineare l’eventuale percorso di recupero.

Per buona prassi, però, consiglio di smettere di utilizzare il guinzaglio come se fosse un timone. Imparare una corretta gestione di questo strumento è importante per agevolare il cane ad una corretta andatura che renda la passeggiata un momento piacevole per entrambi. Il guinzaglio va allungato e accorciato in base all’esigenza e alle intenzioni del cane: se, ad esempio, notiamo che Fido vorrebbe raggiungere un odore a qualche metro di distanza, bisogna agevolarlo allungando il guinzaglio ancora prima che lo faccia lui tirando, per poi tornare a riportarlo verso di noi quando il suo passo rallenta. Immaginate una sorta di elastico che si allunga e si accorcia: sta a voi percepire attraverso quel filo che vi lega le sue emozioni e intenzioni.

L’uso dello strumento, inoltre, dovrà essere accompagnato da posture e prossemiche del corpo adeguate all’intenzione che abbiamo e dalla corretta modulazione della voce.

Potete adottare anche un guinzaglio più lungo e regolabile (tre metri) in modo tale che si possa facilmente accorciare alla dimensione desiderata e a quella obbligatoria per legge (1,5 metri). Ove possibile usarlo, permetterete così al cane di perlustrare come preferisce, approfittando di questi momenti di minore prossimità a voi, e quindi di minore controllo, per aumentare la distanza mantenendo un canale comunicativo che è la chiave di volta per trasformare la passeggiata in un momento prezioso che salda la relazione attraverso la costruzione di un rapporto di collaborazione. L'obiettivo, infatti, dev’essere una passeggiata condivisa in cui il cane sentendosi rispettato e compreso comincia a darci fiducia e ad affidarsi a noi.

Altro elemento cruciale è la libertà dal guinzaglio che comporta però una serie di altre libertà come quella di scelta, di movimento, di comunicazione: un cane libero dal guinzaglio comunica in maniera molto più chiara ed efficace sia con i conspecifici che con gli umani. Sia chiaro che non sto consigliando di “mollare” un cane all’improvviso e senza seguire le regole imposte dalla legge. Ma, laddove possibile, è bene permettere al nostro cane di esprimersi in tutta libertà così che possa, ad esempio, stare quanto tempo vuole su un odore, cambiare traiettoria per seguire una pista, rotolarsi, sporcarsi e correre per il puro piacere di appagare la motivazione cinestesica. Senza prima aver dato questa possibilità a Fido, cosa per la quale potete farvi aiutare da un educatore/istruttore cinofilo, è inefficace e inopportuno fare qualunque tipo di lavoro sulla gestione al guinzaglio.

Nelle situazioni in cui non è possibile slegare Fido, inoltre, potete aiutarvi con una lunghina: ne esistono di diverse lunghezze (10-15-20 metri). Questo strumento può essere un primo step verso la libertà, permette infatti al cane di prendere spazio ma in tutta sicurezza.

Utile per creare una routine prima della passeggiata è anche invitare il cane a svolgere un’attività sulla calma prima di uscire di casa come una masticazione o una ricerca olfattiva. Può essere d’aiuto durante l’uscita successiva perché Fido sarà in uno stato emozionale tendenzialmente calmo e rilassato ed è più probabile che continui a sentirsi così anche durante la passeggiata.

Ultima cosa, ma non per importanza: se il vostro compagno appartiene ad una tipologia di cani da caccia… “rassegnatevi” già in partenza o se ancora non fa parte della vostra vita, adottatelo già con la consapevolezza che è altamente probabile che tirerà al guinzaglio per la sua smania di seguire odori e tracce. Tenderà infatti a voler macinare chilometri sotto le zampe e ad annusare attraverso il suo potente naso più informazioni possibili. A suo favore, però, ricordiamo che con un “caccia” difficilmente avrete problemi di reattività nell’incrocio con i conspecifici.

Cosa non devi fare

Le parole chiave per una passeggiata serena, riassumendo, sono: comunicazione, modulazione, gestione in libertà, appagamento e fiducia. Bisogna abbandonare il concetto del controllo e entrare in un canale empatico.

Uno degli errori più comuni è sicuramente quello di strattonare il cane: si pensa così di indurlo ad arrestare il suo comportamento ma crea invece frustrazione, stress e fa parte proprio di uno di quei comportamenti che potrebbe far segnare negativamente al cane la passeggiata. Fido collegherà alla passeggiata il ricordo di una serie di sensazioni sgradevoli che lo porteranno ad averne una rappresentazione mentale sbagliata. In particolare se si ha a che fare con cani molto sensibili e insicuri, si rischia di inibirli o renderli reattivi.

Stessa cosa vale quando abbiamo reazioni nervose e inveiamo nei confronti del nostro amico: si rischia di diventare per il cane una minaccia da cui tenersi lontani, invece di essere una figura d’appoggio.

Trovo inefficace anche qualunque tipo di attività di gestione al guinzaglio se il cane non ha appagato i suoi fabbisogni psico-fisici e qualunque tentativo di gestire la situazione attraverso il controllo come può essere insegnare al cane di andare al piede. Questo tipo di addestramento ritiene che non vi sia l’uso della cognizione da parte di Fido ma dopo la fase dei “comandi”, visto che è un individuo che ragiona con la sua testa e non un robot, spinto dalle sue motivazioni e necessità una volta libero dalla dipendenza obbligata, tornerà – come è giusto che sia – a voler perlustrare.

Infine, come già sottolineato, non dovresti usare il guinzaglio come se fosse un timone, ovvero in completa assenza di una comunicazione verbale e posturale e come se stessi guidando una macchina: il guinzaglio non va usato come un contenimento, ma come una cintura di sicurezza, un “filo” che lega due anime.

Ultimo consiglio, ma non per importanza: una pessima abitudine da parte nostra è quella di usare lo smartphone mentre si è a passeggio con il cane, questo ci rende assenti e poco responsabili e il nostro fedele compagno non mancherà di recepire il messaggio. Godetevi il momento, quanto più ci siete “dentro” voi tanto il vostro cane vi sentirà parte di un binomio inscindibile.

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Martina Campanile
Istruttrice cinofila
Sono istruttrice e riabilitatrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico, mi occupo di mediare nella relazione tra cane e umano: sin da piccola è un tema che mi ha affascinato e appassionato. Sono in continuo aggiornamento e penso che non si smetta mai di imparare, come mi insegna ogni giorno Zero, un meticcio sardo che è il mio compagno di vita.
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