Convivere con un cane è un'esperienza bellissima e ci permette di osservare comportamenti e atteggiamenti diversi da quelli che siamo soliti vedere, mostrandoci così la grande vastità e variabilità dei modi di comunicare. A volte, invece, il comportamento ci sembra piuttosto familiare: se, ad esempio, è una giornata proprio no, in cui tutto va storto e la nostra faccia diventa rossa di rabbia, è probabile che non invoglieremo le altre persone ad avvicinarsi a noi, rendendo così la giornata ancora più negativa. Può capitare che il cane faccia lo stesso e che, in un certo senso, ci eviti maggiormente se nota che siamo tristi o arrabbiati. Ma perché lo fa? Ed è una regola che vale sempre?
Perché i cani ci evitano quando siamo tristi o arrabbiati?
La risposta a questa domanda deriva da uno studio pubblicato recentemente su Animal Cognition e condotto da un team internazionale di ricercatori. La ricerca ha voluto verificare se i cani riescono a prendere informazioni sul nostro stato emotivo dalle espressioni facciali e se si comportano poi di conseguenza. I ricercatori hanno così testato 114 cani di razze diverse, di cui solo 91 sono poi rientrati effettivamente nello studio.
Ogni cane ha osservato un'interazione tra due soggetti sconosciuti, posti vicino a due ciotole di cibo e tre dischi neri appoggiati su un tavolo, attraverso la quale poteva prendere informazioni sul loro mood, ossia su qual era il loro stato emotivo, osservandone le espressioni facciali. Uno dei due attori ha preso e consegnato uno dei dischi neri all'altro e quest'ultimo poteva reagire in tre diversi modi: felice, arrabbiato o neutro.
Questo tipo di interazione è stata ripetuta per tre volte, finché i due attori non si sono seduti e si potevano verificare una di queste due condizioni: nella prima entrambi gli attori tenevano la ciotola con il cibo in modo tale da renderla facilmente accessibile al cane, nella seconda gli attori lasciavano le ciotole sul tavolo, impilandole, impedendone l'accesso diretto ai cani, che le avrebbero potute raggiungere solo chiedendo aiuto alla persona. Questi sono stati poi lasciati liberi di avvicinarsi a uno dei due attori e ne è stata verificata la scelta.
I cani, nella condizione in cui dovevano chiedere aiuto, si rivolgevano alla persona che aveva mostrato un'emozione positiva più frequentemente rispetto a chi ne aveva avuta una negativa. Quando invece non avevano bisogno del loro aiuto, ossia quando il cibo era accessibile, non facevano questa differenza. Questo mostra che i cani sembrano acquisire informazioni sul nostro stato emotivo e capire quando siamo felici o tristi, così da evitarci quando capiscono che il nostro mood non è dei migliori e quindi forse non è il caso di avere un'interazione o chiedere qualcosa. Non è però sempre così: i cani infatti possono anche consolarci quando ci vedono particolarmente giù di morale, accorrendo verso di noi non appena sentono il nostro pianto, così come dimostra uno studio pubblicato su Learning & Behavior.
Come dobbiamo comportarci?
Non c'è un modo preciso in cui ci dobbiamo comportare con il cane con cui conviviamo quando siamo tristi, felici o arrabbiati. Lui infatti può dedurre in qualche modo il nostro stato emotivo e agirà di conseguenza, il più delle volte, capendo se è il caso o meno di interagire con noi o di starci vicino. Inoltre, la cosa non dovrebbe neanche troppo sorprenderci: i cani infatti offrono conforto emotivo a una gran varietà di persone, basti pensare ai cani da terapia ad esempio. Questa loro sensibilità potrebbe essere dovuta alla lunga storia di convivenza tra noi e loro e alla loro abilità di imparare a comprendere e capire i segnali umani. Le relazioni, sia interspecifiche che intraspecifiche, sono composte da momenti belli e momenti brutti, sentimenti felici e tristi, e condividerli con il cane non farà altro che arricchire ancora di più il rapporto che c'è tra noi e la comprensione dell'altro.