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8 Settembre 2021
16:02

Perché il post della Lucarelli sulla difficile convivenza tra il suo cane e il suo gatto può essere utile a chi si trovi nella stessa situazione

Selvaggia Lucarelli questa volta sul suo account Facebook racconta una vicenda di convivenza familiare difficile, quella tra il cane Godzilla e il gattino ancora cucciolo, Evangelion, appena portato a casa. Un post che può essere utile per capire meglio il tipo di relazione tra le due specie, quali siano le motivazioni per cui non vanno d’accordo e come si debba fare affinché la loro interazione possa migliorare.

Validato da Sonia Campa
Membro del comitato scientifico di Kodami
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Selvaggia Lucarelli questa volta sul suo account Facebook non se la prende con qualche disservizio o non polemizza con qualche amministrazione di qualche paesino italiano per via della incuria anche nei confronti degli animali come era successo durante il suo soggiorno a Noto, ma racconta una vicenda di convivenza familiare difficile. Che non riguarda però lei, il compagno o il figlio ma il cane Godzilla e il gattino ancora cucciolo, Evangelion, soprannominato anche “Anticristo”, appena portato a casa proprio dalla Sicilia.

Come ben chiarisce la Lucarelli, il rapporto tra i due è piuttosto lontano dall’essere idilliaco, tanto che ironicamente la giornalista lo descrive così: «Più o meno in casa si respira aria da Striscia di Gaza, dove ovviamente Godzilla sta incazzato nero per i territori espropriati che il gatto ritiene in realtà suoi da sempre».

Nel lungo racconto che fa sulle imprese che tutti i componenti della famiglia devono affrontare per fare in modo che i due arrivino alla sperata convivenza pacifica, si può ritrovare una situazione abbastanza frequente per tanti e il post può essere utile per capire meglio il tipo di relazione tra le due specie, quali siano le motivazioni per cui non vanno d’accordo e come si debba agire affinché la loro interazione possa migliorare.

Inserire un nuovo animale in famiglia, a cosa si può andare incontro

Nel presentare un gattino ad un cane, la prudenza è più che le legittima perché le ragioni di astio tra un soggetto residente (cane o gatto che sia) e un nuovo inquilino possono essere innumerevoli. Ad esempio, un cane potrebbe vivere in un contesto socialmente ambiguo (ruoli dei vari membri della famiglia non definiti) che non lo facilita nell'accogliere una novità del genere, oppure potrebbe non essere socializzato ed essere quindi condizionato dalla paura/diffidenza verso l'estraneo.

Potrebbe, anche, aver subìto traumi inerenti i gatti in relazioni del passato e, in questi casi, se la gestione del cane non è adeguata o se vive una preesistente condizione di stress, il nuovo arrivo potrebbe portare nuovo disagio e rappresentare quella famosa goccia che fa traboccare il vaso.

Ancora, per alcune tipologie di cane, le caratteristiche sociali e territoriali del gatto potrebbero non essere compatibili. E un'aggressione ad un gattino da parte di un cane, anche di piccola taglia, potrebbe avere conseguenze estreme per il piccolo.

Lucarelli, probabilmente come succederebbe a tante persone, dice che ritenendo il suo Chavalier king «il classico cane puccioso» si era illusa «che ciò fosse una buona premessa per la convivenza col gatto». Ma quel “ritenerlo” non basta. Proprio perché le ragioni di incompatibilità sono tante, sarebbe meglio evitare le adozioni non ponderate fino in fondo, facendo invece sempre una valutazione preventiva delle caratteristiche sociali del cane nello specifico contesto familiare.

Alla giornalista attraverso i commenti della sua pagina Facebook sono arrivati anche molti consigli su come fare, tipo: “lasciali fare”, “prima o poi si abituano” oppure “troveranno un equilibrio tra loro”. Ma appellarsi a questo tipo di soluzioni, soprattutto se i due animali dovranno convivere negli spazi limitati e limitanti di un appartamento, sono ipotesi che, di fatto, coincidono con il non occuparsene e sperare nella fortuna e non valutare realmente i soggetti, cosa che solo la stessa giornalista può fare insieme al parere di un educatore esperto in relazioni interspecie. Quelle "dritte" fanno leva su un modo di regolare la vita tra più soggetti che non sono più congeniali ai nostri contesti urbani: non viviamo più negli ambienti rurali dei nostri nonni dove i cani e i gatti imparavano a convivere semplicemente studiandosi a distanza. Oggi viviamo in luoghi piccoli, caotici e affollati e gli animali hanno gradi di libertà assai ridotti.

Per non sbagliare, o forse perché impossibilitata a fare altro, Lucarelli ha scritto che per ora ha deciso di tenerli separati. Ma questa modalità di convivenza rende complicatissima la vita casalinga per gli umani stessi: «Ne consegue che ad ogni cambio stanza, dobbiamo ricordarci di chiudere la porta alle nostre spalle, tipo The others […]  hai chiuso la porta della camera? Quella dell’ingresso? Quella mangiafuoco dell’ingresso? Non l'hai chiusa? Cazzo, potrebbe avvenire una contaminazione biologica cane/gatto, chiudila subito e mettiti in sicurezza! Ogni tanto qualcuno non tiene conto delle procedure di sicurezza e cane e gatto si incrociano in corridoio».

Che cosa fare quando arriva un nuovo inquilino animale in casa?

Una separazione iniziale, prudenziale va bene, ma solo come primissimo passo: se la situazione non evolve, irrigidendosi in una separazione prolungata, quello è già un segnale che qualcosa non funziona e la cosa migliore diventa farsi aiutare. Ma quindi che cosa va fatto?

Quello che va costruito è un ambiente fisico, ma anche sociale, in cui sia il cane che il gattino trovino corrispondenza dei propri (diversi e a volte antitetici!) bisogni di specie all'interno di un clima sociale comunque accogliente.

Per il cane sarà importante, anche grazie alla mediazione delle sue persone di riferimento, collocare socialmente il gattino all'interno del gruppo familiare: sentire che è fidato, ben accolto ma vedere ancora tutelate le risorse a cui tiene. E il gattino avrà bisogno di  gestire lo spazio e le interazioni con sempre maggiore autonomia, potendo contare su una alternanza auto-gestita di privacy e convivialità in un ambiente ricco di sopraelevazioni, rifugi ma anche luoghi di incontro.

Per fare tutto questo, però, non esiste un ricettario, non esiste un protocollo da seguire pedissequamente. Le azioni concrete dipenderanno dalla situazione specifica, dal temperamento e dal carattere degli animali ma anche dalle insicurezze e le paure (giustificate) degli umani che le agiscono, nonché dagli spazi fisici disponibili. Insomma, è un lavoro a 360 gradi su tutti i familiari coinvolti, umani e non.

In bocca al lupo (e sempre viva il lupo!) dunque a Selvaggia Lucarelli e alla sua famiglia allargata, sperando che questo nostro intervento possa essere utile a lei, ai suoi compagni umani e non e a chiunque si trovi in questa situazione o stia pensando di far entrare un altro membro tra le proprie mura domestiche.

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Simona Sirianni
Giornalista
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