Il narvalo (Monodon monoceros) è un mammifero cetaceo conosciuto anche come l'unicorno dei mari, visto il suo aspetto inconfondibile. Quello che sembra un corno è però una zanna, che arriva a misurare anche 3 metri. Il narvalo appartiene alla famiglia dei Monodontidae, di cui è l'unico membro insieme al beluga. I due cetacei presentano una notevole somiglianza, ma, a differenza del narvalo, il beluga non possiede la zanna. Il narvalo abita le freddissime acque dei mari artici ricoperti di ghiaccio, quindi tra Groenlandia, Canada, fino alle zone più glaciali della Russia.
Il nome del narvalo ha un'origine piuttosto curiosa: deriva dal norvegese arcaico e significa "balena cadavere". Questo nome un po' macabro gli è stato attribuito principalmente a causa del suo colore grigiastro macchiato, che ricorda il pallore di un marinaio annegato. Inoltre, il narvalo ha l'abitudine di rimanere immobile a pancia in su sulla superficie dell'acqua, il che contribuisce ulteriormente a evocare l'immagine di un corpo annegato.
Cos'è il corno del narvalo?
Quello che il narvalo ha sulla testa non è un corno, bensì una zanna, quindi un dente. Nello specifico, si tratta del suo dente sinistro che, dopo il primo anno di vita, cresce fino a forare il labbro superiore e continuando ad allungarsi assumendo una forma spiraleggiante. Questa caratteristica, però, appartiene prevalentemente ai narvali maschi, infatti alla nascita tutti i piccoli possiedono due denti inseriti orizzontalmente nella gengiva, ma solo nei maschi il canino sinistro rompe la gengiva e fuoriesce, mentre il destro resta fermo lì.
Tuttavia potrebbero esserci delle rare eccezioni: ad esempio, potrebbe accadere che anche il dente destro del narvalo si sviluppi, il che può portare alla presenza di due zanne. Inoltre, sebbene la zanna sia comunemente associata ai maschi, esiste una piccola percentuale di femmine, compresa tra l'1% e il 2%, che può svilupparla.
Gli studiosi non hanno ancora determinato con certezza a cosa serva la zanna del narvalo. Questi animali sono difficilmente osservabili a causa del loro habitat glaciale e delle loro abitudini di immersione, rendendo complessa la comprensione di molti aspetti della loro biologia. Tra questi, la funzione della zanna rimane uno dei più enigmatici. C'è di certo, però, che non venga utilizzata per la caccia.
Alcuni studiosi in passato hanno ipotizzato che potesse servire per la trasmissione di suoni, la regolazione della temperatura o persino per la respirazione, ma poiché la zanna è presente quasi esclusivamente nei maschi, salvo rare eccezioni, è ragionevole escludere che non sia fondamentale per la sopravvivenza.
La zanna è strutturata in modo simile ai denti umani e a quelli di altri mammiferi. Tuttavia, c’è una differenza sostanziale: mentre i nostri denti sono protetti dallo smalto, che ci difende dai cambi repentini di temperatura (ad esempio, quando mordiamo un ghiacciolo), i narvali non hanno questa protezione. Le loro terminazioni nervose sono a diretto contatto con l’ambiente, rendendo le zanne potenti sensori esposti a stimoli ambientali senza alcuna barriera.
Alcuni studiosi hanno constatato che attraverso la zanna il narvalo è in grado di rilevare i cambiamenti di salinità dell’acqua. Questo è di grande importanza, poiché uno dei maggiori rischi del vivere nelle acque dell'Artico è quello di rimanere intrappolati nel ghiaccio che improvvisamente si solidifica in superficie. Quando l'acqua si congela, il sale viene espulso dal ghiaccio e rimane nella soluzione liquida residua, aumentando così la salinità dell’acqua circostante: pare che i narvali riescano a percepire questo aumento di salinità con la zanna, comprendendo così quando è il momento di spostarsi per evitare di rimanere intrappolati.
Rimane un interrogativo su come le femmine, che non possiedono la zanna, riescano a gestire questa situazione. Si ipotizza che seguano i maschi, ma sono stati avvistati anche gruppi composti esclusivamente da femmine, lasciando aperte molte domande sulle funzioni svolte dalle zanne.
Il narvalo è un subacqueo esperto
Il narvalo è uno dei subacquei più abili del Pianeta, capace di immergersi a profondità superiori ai 1500 metri per cacciare cibo. Riesce a sopportare le temperature molto basse dell'acqua grazie allo spesso strato di grasso che lo isola termicamente e gli fornisce energia. Inoltre, il narvalo ha un'incredibile capacità di immagazzinare grandi quantità di ossigeno, che gli permettono di prolungare il tempo di permanenza sott'acqua.
Quando emerge per respirare, però, rischia di diventare preda degli orsi polari, principali predatori di questa specie. Anche le orche rappresentano una minaccia significativa, poiché spesso si radunano per attaccare i narvali che si spostano in gruppo.
Perché il narvalo è in via di estinzione
Oltre agli orsi polari e alle orche, uno dei principali predatori del narvalo è l'essere umano. Attualmente, solo alcune comunità indigene del Canada e della Groenlandia cacciano i narvali, principalmente per la vendita delle zanne e per la carne, che viene consumata o utilizzata come alimento per i cani. Questa caccia è controllata e quindi non rappresenta una minaccia significativa per la specie.
Ciò che desta maggiore preoccupazione è il cambiamento climatico, poiché il narvalo è uno dei mammiferi artici più vulnerabili alle alterazioni della copertura di ghiaccio nel suo habitat. Tuttavia, al momento, la specie non è considerata a rischio di estinzione.