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28 Agosto 2024
19:00

Perché il mio cane non gioca con gli altri cani?

Il tuo cane potrebbe non giocare con gli altri cani per diversi motivi: magari semplicemente non ne ha voglia, oppure la socialità non è nelle sue motivazioni di razza o, ancora, non ha ricevuto da cucciolo una corretta socializzazione.

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Può sembrare strano, per l'idea corretta che ci siamo fatti del cane come animale sociale per definizione, che il nostro compagno di vita non abbia invece alcun interesse a giocare con i suoi simili o che possa essere anche avversativo nei loro confronti. Se partiamo però dal presupposto che l'appartenenza a una specie voglia dire l'omologazione di tutti gli individui che ne fanno parte, allora sarà difficile comprendere che – come per noi umani, del resto – ogni soggetto è unico e ha la sua personalità, le sue preferenze  oltre alle motivazioni della razza a cui appartiene.

Tenendo conto di questa importante premessa, sapere perché proprio il tuo cane non vuole condividere un'attività ludica con altri suoi simili comporta una serie di contro domande da farsi prima di rispondere e per prima cosa un buon educatore o istruttore cinofilo, oltre a dover sapere necessariamente molte cose su chi è quel Fido che è accanto a te (non solo in termini di razza ma a partire dalla sua descrizione caratteriale, passando per la vostra relazione e il contesto in cui vivete e l'osservazione diretta) dovrebbe chiedervi e monitorare sei quella che tu vedi come una situazione di gioco sia tale o meno.

Ecco, nella necessità di dover dunque rispondere genericamente a una domanda che viene posta attraverso i motori di ricerca e anche dai nostri lettori sulle pagine Facebook, Instagram, YouTube e TikTok di Kodami mettere in fila una serie di spiegazioni è scorretto se non si conosce nel dettaglio ciò che viene definito appunto come un "non gioca con gli altri cani". In linea di massima si può però dire che un cane non vuole giocare con un altro prima di tutto perché magari non ne ha voglia, poi perché la socialità non è nelle sue motivazioni principali e ancora perché non ha avuto da cucciolo indicazioni dalla mamma e dai conspecifici su come relazionarsi con gli altri suoi simili. Ancora un cane potrebbe essere timido, timoroso o impaurito per esperienze negative pregresse.

Escludendo dunque l'ipotesi che tu non abbia saputo distinguere che quella in cui magari il tuo cane si è ritrovato non era una interazione ludica ma una situazione altra e che per questo, giustamente, se ne sia tirato fuori, ci sono svariate ipotesi per cui potremmo essere di fronte ad un soggetto che non ha davvero mai voglia di scherzare con i suoi conspecifici.

Perché il cane non vuole giocare con altri cani

Un cane sceglie cosa fare, con chi interagire, quando mettere in atto una dinamica sociale e come e se voler iniziare una sessione di gioco con un suo simile. Ciò avviene sicuramente tra cani liberi, ma i nostri compagni di vita si ritrovano a dover sopperire a comportamenti naturali perché calati in un contesto in cui la relazione con gli umani e l'ambiente che li circonda non sono di certo a loro misura e la socializzazione è spesso forzata (si pensi agli incontri al guinzaglio) o imposta.

Spesso, dunque, costringiamo cani sconosciuti a sessioni vere e proprie di socialità imposta: accade nelle aree cani, ad esempio, e purtroppo a volte anche nei centri cinofili dove educatori non esperti organizzano le cosiddette "classi di socializzazione" in cui però gli individui accolti non sono stati assortiti bene dal punto di vista della compatibilità caratteriale. In queste situazioni, se il tuo cane non interagisce con gli altri o ha un atteggiamento che può essere percepito da noi umani come fuori contesto (ad esempio manifestando aggressività) è semplicemente in una situazione che non gradisce e non tollera.

Ci sono però individui che pur trovandosi nel contesto giusto e con compagni potenzialmente adatti allo scambio ludico proprio non ne vogliono sapere. Può capitare, ad esempio, con cani con un basso livello di socialità intraspecifica come i Bassotti che non hanno tra le proprie motivazioni quella di voler condividere la vita insieme ai loro simili e anzi da bravo Terrier e cacciatore non si farà alcun problema a tenerli lontani con abbai insistenti e molto chiari e potrebbe arrivare anche al morso se non viene compreso il suo deciso "no". Non è questione di stazza, sia chiaro, e per questo come altro esempio (tra i tanti che potremmo fare relativamente alle motivazioni di razza) basta pensare al Cane Lupo Cecoslovacco che non è per niente sociale e grazie alla sua capacità comunicativa sa esprimere chiaramente all'altro cane il proprio disinteresse attraverso posture, espressioni e anche movimenti del viso.

Al di là di quello che possiamo dunque serenamente definire un "diritto al non gioco" da parte di un cane nei confronti dei suoi simili, tanto che derivi dalle sue caratteristiche genetiche quanto dal suo carattere, ci sono degli individui che però non sanno come lo si fa e ciò perché, loro malgrado, hanno vissuto nella prima parte della loro vita un periodo di non socializzazione probabilmente a causa o dell'assenza della madre e del branco di appartenenza (fratelli ma anche "tate" e cani altri del gruppo sociale) oppure per incapacità della genitrice di fornirgli le "coordinate" delle regole sociali con cui poi andare per il mondo.

Su questo fronte si aprono scenari diversi che spesso portano a stigmatizzare un cane sotto etichette come "fobico", "aggressivo", "ansioso", "iperattacato" al suo umano di riferimento" e così via, ovvero classificazioni dell'individuo che già rientrano nella patologia comportamentale che può essere diagnosticata solo da un veterinario esperto in comportamento e non da un istruttore cinofilo (men che mai da un addestratore).

Ciò su cui bisognerebbe riflettere invece, ed ecco che ritorniamo a quel passaggio all'inizio di questo articolo in cui ti consigliavamo di rivolgerti a un esperto, è di far valutare il tuo cane da chi sa dare valore alla realtà dei fatti osservandolo direttamente durante un'attività che tu presupponi sia ludica dalla quale si sottrae, senza dimenticare l'elemento legato alle sue origini, al suo presente e al suo stato d'animo nel "qui ed ora" dell'interazione.

Come insegnare al cane a stare con gli altri cani

L'istruttore cinofilo David Morettini riguardo la socializzazione del cane ha scritto su Kodami: «Fin da cucciolo il cane deve incontrare i suoi simili e stringere con loro legami di amicizia. Cosa significa fare amicizia per un cane? Semplice, frequentare quotidianamente, per più ore al giorno, altri individui meglio se in un parco, libero di passeggiare dove è consentito farlo. Al contrario dell’essere umano, l’amicizia per il cane non è la frequentazione del gruppo dei pari, dei coetanei, bensì è la relazione con soggetti di età e personalità diverse. Il gruppo di amici dovrebbe assomigliare, in sostanza, ad una famiglia dove c’è una differenziazione di età, ruoli e livelli di autorevolezza. Solo così il soggetto che cresce si sentirà protetto, accolto, forte della sua identità e potrà sviluppare la curiosità sociale tipica della sua specie. L’azione conoscitiva, come fuoriuscita da un gruppo stabile di amici, sarà fatta con calma e serenità e non con la foga o la preoccupazione di qualcuno che vuole andare a confrontarsi con ciò che non conosce, che desidera ma che contemporaneamente teme».

Nelle parole di Morettini si racchiude il consiglio più importante che ci sentiamo di darti se davvero stai cercando di capire come "insegnare" al tuo cane a stare con altri cani: rendigli l'esperienza davvero piacevole già solo nel capire con chi davvero gli piacerebbe condividere un'attività ludica o anche solo qualche momento in compagnia.

Non lasciarlo solo, poi, ma non essere nemmeno la sua "stampella emotiva" e cerca di capire perché non vuole giocare che è la discriminante più importante per comprendere davvero cosa pensa e cosa prova, considerando che sono davvero tante lee sfaccettature di un discorso sulle interazioni tra conspecifici che apre il fronte a molte analisi diverse. Il tuo cane, infatti, potrebbe non giocare perché non gli va, non gli piace l'altro o non si sente bene (problema fisico) fino ad avere un passato in cui ha subito un trauma o, come da esempio già fatto, nessuna esperienza condivisa con la madre e i fratelli nella fase dell'attaccamento primario.

Si può recuperare un cane non socializzato?

Qualora invece il tuo cane abbia un deficit di socializzazione intraspecifica bisogna indagarne le motivazioni, come abbiamo già sottolineato. Più che parlare di "recupero", secondo l'approccio cognitivo zoo antropologico, è più corretto pensare a un intervento che vada a emendare (correggere) "errori del passato" e dunque scavare nella storia e nella personalità del soggetto per supportarlo ad affrontare le sue paure e i suoi timori.

Far aprire un cane alla socialità è un percorso che a seconda dell'individuo può essere più o meno complicato ma ricordando che la natura del cane è quella di condividere la vita con altri – inclusi i suoi simili se fanno parte davvero del suo nucleo stretto – assieme a un esperto potrai lavorare sul rafforzare la sua autostima, ad esempio con un cane particolarmente timido o pauroso, o andando a contemperare il comportamento aggressivo, ad esempio con un cane molto possessivo che tende a badare più al controllo delle risorse che all'interazione con un suo simile che magari lo sta invitando al gioco.

In ogni caso la socializzazione non è qualcosa che si può "inserire" nel cane come se fosse un oggetto attraverso l'addestramento, per capirci, ma l'apertura verso l'altro passare necessariamente attraverso la relazione che ha con te. per questo rendiamoci prima conto che non si insegna a qualcuno a stare per forza con gli altri se non gli piace farlo: vale per noi umani e anche per le altre specie.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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