È stato stilato un rapporto sullo stato globale di conservazione delle coccinelle che, oltre a spiegare come le popolazioni di questi insetti siano in declino in tutto il mondo, delinea le principali azioni da effettuare per la loro conservazione.
La ricerca è stata effettuata da un gruppo internazionale di scienziati, tra cui ecologi del Centro per l'Ecologia e l'Idrologia del Regno Unito, l'Università delle Azzorre e l'Università di Gand e molti membri delUnione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) esperti nella conservazione delle coccinelle, pubblicando poi i dati sulla rivista Conservation Biology.
Il simbolo di fortuna per eccellenza sta attraversando un periodo piuttosto turbolento e pensare che le sue popolazioni siano in declino in tutto il mondo non deve allarmare solo agricoltori e giardinieri, che da tempo hanno imparato la loro utilità nel preservare le loro piante da parassiti come gli afidi, ma dovrebbe interessare tutti.
Quella dei coccinellidi, infatti, è una famiglia che comprende più di 6000 specie in tutto il mondo e molte di queste svolgono un ruolo importante nella protezione delle piante dalle devastazioni di molti insetti parassiti oltre agli afidi. Il loro corpo tondeggiante e i colori sgargianti sono da sempre noti a tutti, anche se il motivo, forse, è poco conosciuto.
I colori delle coccinelle, come il classico rosso acceso che siamo abituati a riconoscere, sono validi strumenti per scoraggiare i potenziali predatori. Questo sistema difensivo funziona perché la maggior parte dei predatori associa i colori vistosi, come il rosso, l'arancione o il giallo, a prede velenose o tossiche. Tale fenomeno prende il nome di aposematismo e può essere sfruttato anche da altri insetti che imitano la livrea delle coccinelle. Anche loro, dunque, scoraggiano gli eventuali nemici tramite una particolare azione di mimetismo chiamata "batesiano" che consiste nel presentare i medesimi colori anche se l'animale non è realmente tossico o velenoso.
Ciò per cui sono più famose le coccinelle, però, è il loro lato predatorio. Gli "insetti della fortuna" e le loro larve sono voraci predatrici di altri piccoli insetti, soprattutto afidi e cocciniglie, considerati estremamente dannosi per l'agricoltura. Le femmine depongono le loro piccole uova gialle proprio sulla pagina inferiore delle foglie dove sono presenti colonie numerose di questi parassiti. Una volta schiusa una larva può arrivare a mangiare senza sosta fino a 50 o 60 afidi al giorno, che nel corso dell'intera vita di una singola coccinella diventano ben 5 mila.
Il vero motivo per cui i ricercatori sono fortemente preoccupati per le sorti di questi animali, però, è l'assenza di dati derivante dalla mancanza di collaborazione fra istituti e università. Questo fa si che, sebbene siamo consci del declino del numero degli animali, le vere minacce che gravano sulle loro teste ad oggi sono per lo più sconosciute. Inoltre, gli autori dello studio sottolineano un vuoto di ricerca per quanto riguarda lo stato di conservazione di molti membri della loro famiglia che la IUCN non ha ancora catalogato nelle famose liste rosse di animali in pericolo.
Quello che hanno in mano i ricercatori, dunque, sono solo ipotesi. Gli esperti puntano il dito principalmente su fenomeni che alterano gli habitat come i cambiamenti climatici, l'uso del suolo da parte dell'uomo che toglie preziose porzioni di spazio agli areali delle coccinelle, l'inquinamento e la presenza di specie invasive che lentamente stanno soppiantando quelle autoctone.
In ogni caso nel documento pubblicato su Conservation Biology il team di ricerca ha delineato anche una tabella di marcia con azioni a breve, medio e lungo termine che sono necessarie per la conservazione e il recupero delle coccinelle. Queste azioni comprendono:
- Reclutamento di cittadini per la raccolta dei dati attraverso programmi di citizen science.
- Migliorare i paesaggi agricoli creando habitat adatti agli insetti.
- Programmi educativi rivolti a un pubblico anche poco sensibile alle tematiche ambientali.
- Introduzione di programmi di deep learning per supportare il monitoraggio a lungo termine. Questo significherebbe utilizzare telecamere per monitorare gli insetti e un software di riconoscimento automatico per classificare la coccinella in breve tempo.
- Riunire i sistemi di monitoraggio nazionali a livello globale.