Uno dei maggiori drammi per le famiglie che vivono con un cane è quando questo scompare, scappa, e non si sa che fine abbia fatto. Questa eventualità non è poi così comune, visto il numero dei cani che vivono in famiglia, ma non è da sottovalutare. Quali possono essere i motivi per cui un cane può scappare, o quantomeno allontanarsi? Non sempre infatti l’allontanamento è una fuga vera e propria, alle volte può esserci altro. Questo comportamento può essere indotto da un impellente desiderio, una necessità o da forti emozioni sia positive che negative. Il fatto che un cane possa scappare può capitare a chiunque, anche alla persona più attente e scrupolosa, i casi della vita sono infiniti, ma conoscere i motivi e considerare le varie eventualità ci da un grande aiuto.
Una forte motivazione
Negli anni ‘80 e ‘90 ci fu un vero e proprio boom di cani nordici, soprattutto Siberian Husky, che affascinavano per il loro aspetto lupino, ancestrale, e davano l’illusione di farci partecipare alla vita selvaggia solo possedendone uno. Peccato che queste scelte spesso – non sempre per fortuna – non erano la conseguenza di una buona conoscenza in merito alle peculiari caratteristiche, e bisogni, di questi cani. Ricordo che i proprietari si rivolgevano agli addestratori del tempo (ancora non si parlava molto di educazione cinofila) perché il loro Husky fuggiva spesso e andava a cacciare le galline della cascina in periferia. Si lamentavano del fatto che questi cani non ubbidivano e non facevano la guardia, nonostante il loro aspetto da lupo. Chissà poi perché ci si aspettava queste cose da loro. Questi cani sono stati selezionati dall’uomo per avere un forte desiderio e bisogno di fare movimento (motivazione cinestesica molto alta), spinti anche da una forte pulsione predatoria, fatti per essere intolleranti alla staticità, all’ozio. Ecco che quindi la loro grande intelligenza li spingeva quasi esclusivamente a cercare un pertugio, un cancello mal chiuso, un attimo di distrazione, per poter dar fondo alla grande pulsione perlustrativa che li portava a vagare felici e curiosi in un raggio di parecchi chilometri dall’abitazione. Certo sarebbero stati molto felici di farlo insieme ai loro compagni umani, ma tant’è. Come loro lo stesso vale per molti cani, non necessariamente appartenenti a questo gruppo. Alcuni mal tollerano le lunghissime ore di solitudine, anche se a loro è dedicato un bel giardino fiorito, del quale francamente se ne fanno veramente poco.
Fughe d’amore
Una femmina in calore è un motivo più che valido per un cane maschio di cercare spasmodicamente il modo di allontanarsi, sia che si tratti di una fuga rocambolesca da una recinzione che al parco mentre il compagno umane sbraita inutilmente il richiamo. I feromoni sessuali svolazzano per lunghe distanze e piombano sullo sviluppato organo vomero-nasale dei nostri cani con un richiamo irresistibile che genera forte frustrazione, inappetenza, e sovreccitazione.
Paura dei botti
Il primo giorno dell’anno è spesso associato a chiamate in canile di persone che non trovano più il loro cane, scappati per la paura dei botti. L’inferno di botti ed esplosioni incomprensibili agli occhi – o meglio, alle orecchie – dei nostri compagni canini possono innescare un vero e proprio terrore in loro. Il panico porta a fare azioni inconsapevoli, tanto pericolose quanto ciò che le genera, o forse più. Ecco che cani che mai nella loro vita si allontanerebbero dalla loro abitazione perdono lucidità schiacciati dall’impellenza di fuggire, e una volta che tutto finisce e il cane ritrova lucidità, spesso si trova sperso. Non riconosce il luogo dove si trova né è in grado di ripercorrere a ritroso la strada fatta per tornare nella sua amata cuccia. Ed ecco che la paura si ripresenta, sotto un’altra forma, interferendo con le sue doti di orientamento. Questo può capitare anche a cani che provano un sacro terrore per i temporali. Mi viene da pensare che anche l’uomo, spaventato dalla furia del cielo, nell’antichità, ha creato un pantheon di dei ai quali dedicare preghiere e doni per evitarne la collera. Come biasimare il nostro cane che non comprende i misteri della meteorologia reologia? Alle volte è sufficiente l’apertura della stagione della caccia per indurre al panico, soprattutto quando gli “amanti della natura” armati dai “bastoni tonanti” si mettono a praticare la loro “arte” a pochi metri dalle abitazioni di campagna.
Far parte di una piccola comunità
Ci possono essere ragioni molto meno drammatiche per indurre un cane a lasciare per qualche ora la sua abitazione in nostra assenza. Per esempio la noia. Alcuni individui possono mal tollerare la “prigionia” protratta, in fondo il cane è un animale dalla spiccata intelligenza e curiosità, doti che lo inducono al desiderio di perlustrare il suo ambiente, e alle volte il “suo ambiente” non si limita certo al nostro appartamento, o giardino. Ci sono cani che amano stare in mezzo alle persone e, usciti dal cancello di casa, vanno a far visita ai loro “amici” umani e canini. Come il caso di una cagnolina, che ha circa dieci anni, e che spesso la si ritrova vagare per il paese, nei soliti posti: va al bar del centro, poi a far visita ad alcuni cani che invece non riescono ad uscire dal giardino, e passa un po’ di tempo con loro, poi segue le signore che lentamente vanno a far visita ai loro cari al cimitero. Quando incontro il suo compagno umano che la cerca lo accompagno in uno di questi posti. Solitamente la troviamo, a meno che non sia già rientrata a casa nel frattempo. Conosco molte storie di cani che fanno questo, soprattutto nei piccoli centri urbani.
Bisogno di cacciare
Ci sono cani che hanno un fortissimo bisogno di cacciare, una motivazione predatoria impellente, e amano soprattutto la campagna e i boschi, magari perché da giovani vivevano in un contesto simile per poi finire in un appartamento noioso e solitario. Cani che esplodono di gioia non appena mettono piede sullo sterrato, lontani dall’asfalto, dal traffico, dagli odori asfissianti dei gas di scarico. Si riempiono il naso degli aromi del bosco e della campagna e, soprattutto, delle potenziali prede come conigli e lepri, ma anche caprioli e stambecchi, a seconda di dove si trovino. Questi individui possono abbandonarci anche mentre siamo a spasso con loro, cani come Pointer, Setter, e i vari bracchi, che prendono grandi distanze da noi, sordi ai nostri richiami. Ma anche in questo caso dobbiamo far conto con le vocazioni che per centinaia di anni sono state selezionate dall’allevamento zootecnico, non possiamo ora fargliene una colpa.
Una incrollabile fede
Ci sono molte storie di cani incontenibili. Cani che hanno magari perso il loro compagno umano e che ancora lo cercano, lo aspettano. Cani che ogni giorno devono uscire, fuggire, ed andare nel luogo dove pensano che il loro amato compagno ritornerà, come Nuvola, Hachiko e Fido (solo per citarne alcuni), ai quali sono stati dedicati monumenti in loro memoria. Trattenerli era impossibile e fino al giorno della loro stessa morte sono stati sostenuti da una fede incrollabile di poter rincontrare la loro metà umana.
Qui non ci sto bene
Ci sono anche casi nei quali il cane si trova a vivere in un contesto famigliare veramente insopportabile a suo modo di vedere. Incomprensioni, maltrattamenti (anche involontari), solitudine e paura nei confronti delle persone, o degli altri cani, che compongono il nucleo famigliare possono indurre un individuo a cercare altrove dove vivere. Ammetto che questa possibilità è alquanto rara, non che questa situazione lo sia, ma i cani sono maestri di resilienza, e spesso si abbandonano ad una vita tremenda anche quando gli si presenta l’occasione di andarsene. È un po’ come la paradossale sindrome di Stoccolma, cosa per nulla rara nella storia di molti cani. Ecco che quei soggetti che hanno un carattere meno remissivo e tollerante sono portati a cercare la fuga, a crearsi l’opportunità di una vita migliore.
Cosa possiamo fare?
Naturalmente per evitare che un cane possa fuggire ci sono molti metodi di contenimento: recinzioni appropriate, guinzagli ben fissati e resistenti, eccetera. Ma il punto è considerare il soggetto con il quale abbiamo a che fare, chiederci quali siano le ragioni che lo possono spingere ad allontanarsi. In sostanza, fatta eccezione per gli incidenti, specie quelli causati dal panico – di cui sopra – la prima cosa è quella di comprendere i bisogni e le necessità del nostro compagno e cercare di aiutarlo a condurre una vita adeguata e quantomeno soddisfacente nei limiti del possibile. Spesso i nostri cani sono costretti a vite noiose, inattive, prive di stimolazioni, vite che si ripetono monotone fatte di giorni tutti identici per anni e anni. Vivere con un cane è impegnativo perché la relazione è sempre un compromesso tra i nostri bisogni e quelli dell’altro. Se non siamo disposti a questo fin da principio forse scegliere di vivere con un cane, soprattutto se ha certe caratteristiche, non è consigliabile: sarà dura per entrambi. Essere un buon punto di riferimento per lui, costruire una relazione solida, limiterà molto l’evenienza delle fughe e la profonda conoscenza reciproca aiuta a prevenire anche possibili incidenti, anche se poi la vita è qualcosa di complesso e imprevedibile. Un po’ di flessibilità non c’è dubbio che possa aiutare, come un po’ di creatività. Ricordiamoci che abbiamo a che fare con uno degli animali più complessi dal punto di vista cognitivo, dotato di grande intelligenza, che preme per vivere una vita appagante.