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10 Novembre 2021
9:30

Perché il cane non vuole entrare in casa?

Quando un cane non vuole entrare in casa entrano in gioco situazioni risalenti ai primi mesi di vita, il periodo in cui costruisce la sua esperienza. E forzarlo, strattonandolo o sgridandolo, peggiora la situazione: ecco quali sono le motivazioni alla base del rifiuto e cosa si può fare per aiutarlo.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Credit Pixabay

Può succedere, nel corso della convivenza con un cane, di vederlo bloccarsi davanti all’ingresso di un’abitazione o di un altro luogo chiuso, sedendosi a terra, restando immobile o addirittura puntando le zampe al tentativo di portarlo all’interno. Ma perché a volte il cane non vuole entrare in casa? Questo rifiuto, come accade quasi sempre in questioni comportamentali, non è un capriccio e le motivazioni alla base di questa condotta vanno ricercate nell’esperienza che ha accumulato soprattutto nei primi mesi di vita.

La mancanza di esperienza

Il motivo primario alla base del rifiuto di entrare in casa è proprio la mancanza di esperienza specifica. Di solito questo comportamento si osserva nei cani adulti che arrivano dal canile, dalla strada o dalla campagna, e cioè in un cane adulto che mai ha fatto l’esperienza di vivere o frequentare un luogo chiuso. Nella sua finestra sensibile di crescita evolutiva, ovvero i primi 6 mesi di vita, il cane dovrebbe infatti fare esperienze ambientali che gli consentano nel futuro di vivere serenamente una serie di contesti, e le esperienze con ambienti chiusi sono importanti per aiutarlo a conoscerli e poi a viverli serenamene in età adulta.

La conoscenza si tramuta insomma in esperienza e il rifiuto di entrare in casa è molto spesso una questione che risale al periodo in cui sono cuccioli: se un cane è stato abituato nei primi anni di vita a vivere sempre all’esterno, o comunque non in ambienti al chiuso o domestici, potrebbe non reagire come ci si aspetta al tentativo di farlo entrare in casa. In questi casi se la sua vita lo porterà a sviluppare questa competenza potrebbe trovarsi in difficoltà e rifiutarsi, una cosa che può accadere anche per l’entrata in macchina.

Il cambio di colore

Alla questione generale di socializzazione con gli ambienti nei primi mesi di vita se ne sommano altre specifiche che possono acuire il problema, e che hanno molto a che fare con la vista. Il cane è molto sensibile alle superfici, non solo da un punto di vista tattile ma anche visivo, e con tutta probabilità non vede determinati dettagli come l’essere umano, non ha le stesse scale di colore e non vede i colori con la stessa chiarezza. È però estremamente capace di capire la differenza tra una superficie e l’altra, e coglie subito a livello visivo il passaggio di ambiente attraverso una superficie sfruttando il salto di colore. Distingue, per esempio, il marciapiede da un’aiuola o dall’asfalto, arrivando in alcuni casi ad associare il marciapiede a un luogo sicuro. Questa caratteristica lo rende suscettibile alle soglie, luoghi in cui generalmente i colori della superficie cambiano, portandolo in alcuni casi a rifiutartisi di attraversarle.

La diversità delle superfici

Anche la consistenza delle superfici gioca un ruolo importante per il cane. A volte dalla soglia di casa, che è sull’esterno, si entra in un luogo dove la pavimentazione può essere di marmo o un parquet, superfici di consistenza diversa e lucide o scintillanti che danno al cane la sensazione di non essere sicuro, di scivolare, di fare fatica a stare sulle zampe. Unito alla mancanza di conoscenza, il cambio forte di superficie può spingerlo quindi a rifiutarsi di entrare in casa.

Spazi angusti o difficoltà a mappare l’ambiente

Un altro elemento da tenere a mente è la difficoltà in cui il cane si trova nel vedere davanti a sé uno spazio angusto. Entrare in un ambiente in cui c’è una occlusione di orizzonte, come per esempio una rampa di scale o un disimpegno con un muro, può preoccupare il cane, che non ha modo di spaziare con lo sguardo e mappare l’ambiente. Osservare l’ambiente gli consente infatti di raccogliere informazioni e di prendere decisioni sulla base di questa raccolta, e se lo spazio non lo consente potrebbe rifiutarsi di entrare in casa.

Come aiutare un cane che si rifiuta di entrare in casa

Individuate le motivazioni alla base del rifiuto, si possono adottare soluzioni tecniche tenendo ben presente la regola primaria: mai forzare il cane a entrare in casa, tirando il guinzaglio, spingendolo o sgridandolo. In questo modo l’esperienza diventa ancora più traumatica, e il risultato più probabile che si otterrà sarà quello opposto a quello desiderato.

Ciò che si può fare è usare tappeti per mitigare l’impatto visivo e di superficie, sistemandoli sulla soglia, e poi cercare di offrire al cane una prospettiva di maggiore apertura sull’ambiente in cui sta per entrare. Sottolineato già che la forzatura è l’ultima spiaggia, si può anche sollevare il cane, prenderlo in braccio e depositarlo oltre la soglia, all’interno, su un tappeto, sempre trasmettendo calma e contenimento per evitare che si spaventi, scappi e scivoli, magari facendosi male.

Un altro tentativo si può fare con la pettorina e il guinzaglio lungo entrando in casa per primi e restando con molta calma ad aspettare che il cane si decida a entrare da solo dopo avere raccolto le informazioni utili. Se si ha la fortuna di avere una casa con giardino e porte finestre che consentono di lasciarlo in sicurezza all’esterno, infine, si può decidere di lasciare il cane libero di scegliere quando e come entrare, dandogli il tempo di studiare l’ambiente. Il che significa lasciarlo libero di osservare l’attività all’interno della casa, di sentire gli odori e di trarre le sue conclusioni senza puntargli gli occhi addosso o chiamandolo, ma semplicemente entrando in casa e dedicandosi ad altre faccende sino a quando lui non si sentirà pronto a entrare.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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