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6 Settembre 2021
8:27

Perché il cane insegue le ombre?

I cani spesso inseguono ombre che si proiettano sul suolo o sulle pareti. Ci possono essere diversi motivi per cui lo fanno, tra cui una pulsione tipica del cane, detta motivazione predatoria. Ma come mai lo fanno? Può essere un problema? E in tal caso, cosa possiamo fare, o evitare di fare, per aiutarli?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Alle volte capita di imbattersi in cani che inseguono ombre o luci che si proiettano sul suolo o sulle pareti. Ma come mai lo fanno? Può essere un problema? E in tal caso, cosa possiamo fare, o evitare di fare per aiutarli?

Ci possono essere diversi motivi per cui un cane si metta ad inseguire le ombre o le luci, ma con molta probabilità questo ha a che fare con una pulsione tipica del cane, quella che prende il nome di motivazione predatoria. Questa pulsione fa parte del bagaglio innato dei predatori, per esempio nei gatti è fortissima, forse anche di più di quanto lo possa essere nei cani. Come agisce sul comportamento del nostro cane è ormai noto, la motivazione predatoria induce gli individui a cogliere, a mettere in evidenza, tutto ciò che si muove nei loro pressi. Una volta rilevato un movimento, soprattutto se rapido e irregolare, questa pulsione induce il cane ad inseguire quello che diventa in breve un bersaglio.

Puro piacere

Mentre il cane insegue prova appagamento, e il piacere sta proprio nell’azione, nella “caccia” fine a sé stessa. Il bersaglio designato è solo un pretesto per poter esprimere questo desiderio ad inseguire, diciamo pure che la «cosa inseguita» perde di importanza in sé: quando tiriamo la pallina al nostro cane, o il legnetto, il piacere sta proprio nell’inseguire e catturare quella cosa, che di per sé non ha alcun valore, ma consente di provare un forte appagamento, che da un punto di vista fisiologico si traduce in rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore legato alla ricompensa e al piacere.

Dipendenza

Quindi, tornando al cane che insegue luci e ombre: quello che accade è che il movimento stimola il comportamento di inseguimento, il quale a sua volta genere una sensazione di piacere. Di fatto ombre e luci non sono altro che un target disponibile e attraente per molti cani, che non hanno di meglio da fare, o alla ricerca di dopamina, la quale sta alla base anche delle dipendenze. Questo fatto è ben noto anche a noi quando cadiamo in un meccanismo di dipendenza, come per esempio il fumo, l’alcool, l’uso di droghe, le ludopatie, eccetera. In pratica proviamo piacere nel fare qualcosa (rilascio di dopamina) e ripetiamo il comportamento appena il livello di appagamento scende (come è normale che sia). Quando questo meccanismo entra in loop il rischio è quello di non riuscire più ad uscire dalla spirale: comportamento –> piacere –> comportamento –> piacere, e così via.

Il fatto è che il livello di appagamento diminuisce man mano che mettiamo in atto il comportamento che lo genera, e per ottenere la stessa “dose” di piacere dobbiamo forzatamente aumentare la frequenza e l’intensità del comportamento stesso, ed ecco così il salto nel baratro della dipendenza. È quello che può succedere a molti cani, che per vari motivi non riescono a trovare appagamento in altro modo. Per esempio a cani che vivono una condizione di sotto-stimolazione, che si annoiano tantissimo e non possono mettere in atto comportamenti alternativi, magari perché sono rinchiusi e isolati. A questo punto potrebbe innescarsi un comportamento d’inseguimento maniacale, addirittura anche di parti del proprio corpo, come per esempio la propria coda (anche se vi possono essere molti altri motivi per cui un cane si insegue la coda).

Genetica e esperienza

Ma allora, tutti i cani possono cadere in questo comportamento maniaco-compulsivo dell’inseguire? Potenzialmente sì, ma in realtà ci sono delle predisposizioni e delle esperienze che rendono alcuni soggetti maggiormente esposti a questo rischio. Per comprendere meglio torniamo per un istante alla motivazione predatoria. Come ben sappiamo il “peso” che questa può avere sul comportamento di un cane è differente da individuo ad individuo, e vi sono essenzialmente due fattori che lo influenzano: la genetica e l’esperienza. Questi due fattori cooperano e si influenzano vicendevolmente.

Per chiarirci, facciamo l’esempio di alcune razze, come Border Collie, Pastore Belga, Jack Russel, Dobermann, eccetera, che hanno una forte propensione ad assecondare la pulsione predatoria favorita dalla selezione artificiale. Non sono certo le uniche razze, e non dobbiamo pensare che per tutti gli individui di questo tipo sia lo stesso, ma è un buon punto di partenza per comprendere cosa può accadere. Per questi cani l’inseguire qualcosa è fonte di grande appagamento, e se la pulsione non è educata (ossia incorniciata in parametri ben definiti) rischia di prendere il sopravvento e di fare da sfondo a tutti i pensieri del cane, e quindi al suo stato emotivo di base e al suo comportamento espresso. Se aggiungiamo poi il fattore «esperienza» le cose possono tracimare con facilità. Cosa intendiamo con questo? Se un soggetto con tali predisposizioni viene continuamente, e volutamente, stimolato su questi aspetti, ossia sull’inseguire e catturare, senza che possa sviluppare anche altre sue doti, come per esempio la motivazione perlustrativa e esplorativa, che possono fare da contraltare al comportamento di inseguimento a vista, allora ecco che il cane, anche quando non appositamente stimolato, potrà cercare dei “bersagli” appropriati, dei target, che gli consentano di provare quel piacere particolare. E qui ritorniamo, come è chiaro, al circolo vizioso della dopamina di cui sopra.

Paura delle ombre

In alcuni casi, con cani particolarmente fragili dal punto di vista emotivo, è possibile che un cane si possa spaventare anche delle ombre, ma non si tratta della paura delle ombre in sé, si tratta di uno stato di allerta costante di un individuo che viene colto di sorpresa da qualcosa che si muove nel suo campo visivo. Ecco che, per esempio, un telo che si mette a sventolare improvvisamente proiettando l'umbra su una parete più far sobbalzare il cane. Si tratta dello stupore dell'imprevisto. Il fatto è che una forte emotività, soprattutto quando ha a che fare con emozioni negative come la paura, rende il cane meno lucido nelle sue considerazioni, e questo non vale solo per quanto riguarda il movimento inaspettato delle ombre, e quindi potrebbe impiegare un po' di tempo per comprendere che si tratta "solo" di un'ombra. Comunque, in tal caso, più che indurre il cane all'inseguimento il cane tenderà alla fuga.

Una stimolazione (sbagliata)

Un errore che ho spesso visto commettere da parte delle persone è proprio questo, quello di sfruttare questa pulsione, in cani particolarmente predisposti, per attrarre la loro attenzione o al fine di far compiere loro determinate azioni. Non molti giorni fa’ mi è capitato, per esempio, di incontrare una persona con un Dobermann al guinzaglio, un soggetto particolarmente esagitato. Questa signora, per far smettere l’incessante abbaio del suo compagno canino, ad un certo punto, estrae dalla borsetta un piccolo proiettore di luce laser, il quale fa comparire un puntino di un rosso intenso. Ecco che il cane si focalizza su quello e cerca di catturarlo in modo spasmodico. Lei muove il puntino rapidamente sul pavimento e sulle pareti, a scatti, e il cane, che entra in uno stato di ottundimento, lo insegue come impazzito. Certo, ha così smesso di abbaiare… ma non penso sia necessario dire altro per comprendere che questa abitudine sia la fonte di molti problemi per quel cane. È un po’ come cercare di spegnere un incendio con un secchio pieno di benzina…

Cosa possiamo fare se il nostro cane insegue le ombre?

La prima cosa da comprendere nel caso il nostro cane sia solito inseguire luci e ombre è il contesto ambientale, ossia che tipo di vita conduce, quanto tempo il cane passa in uno stato di inattività “forzata”, di noia insomma. C’è da dire che quando il cane si fa prendere dalla smania di inseguire – per tutto quanto detto in precedenza – non è affatto facile distoglierlo, portarlo via dalla situazione che lo sta stimolando, quindi dobbiamo agire in prevenzione. Innanzi tutto dovremmo fornire una vita ricca di attività alternative, fare giochi olfattivi, per esempio, impegnando il cervello del nostro cane anche in altro oltre che l’attività predatoria. Questo allenerà il cervello al rilascio di dopamina anche quando il cane attuerà comportamenti in linea con altre motivazioni e non esclusivamente su quella predatoria. In sostanza è un po’ questo il lavoro educativo, ossia portare un maggior equilibrio tra le varie componenti caratteriali del cane, soprattutto quando vi siano delle disposizioni di razza, o tipo, che tendono ad un facile squilibrio.

Nei momenti di quiete e di solitudine, inevitabili, potrebbero essere d’aiuto i cosiddetti “masticativi”, ve ne sono ti tutte le fogge in commercio, che forniscono la possibilità di rilasciare neurotrasmettitori d’appagamento attraverso il piacere di masticare, e non di inseguire, controbilanciando lo stato di eccitazione predatoria con uno di maggior calma e rilassamento.

Naturalmente meno metteremo il cane nelle circostanze suddette di noia e solitudine, più forniremo una cornice adeguata al comportamento predatorio, per esempio orientandolo su un oggetto che però verrà da noi dosato a dovere (in certi casi è perciò consigliabile rivolgersi ad un educatore preparato per delle linee guida appropriate alla situazione specifica) più sarà facile coinvolgere il cane orientando il suo interesse in comportamenti alternativi. Certo, tutto bello, ma in certi casi, purtroppo, c’è poco da fare, quando per esempio il contesto ambientale inappropriato non può essere modificato. Penso a certi individui costretti, da anni, in un box in canile, cani con quelle propensioni molto spiccate di cui abbiamo parlato prima. Che vivono una forte situazione di disagio, di isolamento e privazione, che non hanno alcuna alternativa valida e che cominciano non solo a inseguire luce e ombre, ma anche l’idea di luci e ombre. La mente è qualcosa che può diventare terribile. Ho visto cani inseguire fantasmi, perché la realtà nella quale erano costretti a vivere era, dopotutto, inaccettabile.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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