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16 Agosto 2021
14:56

Perché il cane è il migliore amico dell’uomo?

L'amicizia tra cani e umani ha origini antiche ed è nata spontaneamente quando i lupi si sono avvicinati alla nostra specie alla ricerca di risorse alimentari con un minor dispendio di energia. Questo millenario rapporto continua fino ai giorni nostri e la relazione è diventata sempre più solida.

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"Il cane è il miglior amico dell'uomo". Da sempre siamo abituati a usare questa definizione e a pensare che sia "normale" convivere con lui e che faccia parte della nostra vita. Ma come è iniziata questa amicizia? Quanto indietro bisogna andare nel tempo per comprendere qual è il percorso che cani e umani hanno decisamente fatto insieme nel corso della Storia?

Negli ultimi decenni le teorie sulla domesticazione del cane sono molto cambiate e, in certi casi, hanno completamente rivoluzionato ciò che si è sempre creduto. Da sempre infatti si è ritenuto l’uomo unico e assoluto protagonista di questo processo e si attribuiva al cane un ruolo passivo. Le teorie più comuni erano che qualche adulto di lupo fosse stato catturato e successivamente fatto riprodurre in cattività, oppure di aver raccolto dei cuccioli e di averli allevati. Tra i primi studiosi a metterle in discussione, evidenziandone lacune e criticità, ci furono sicuramente i coniugi Lorna e Raymond Coppinger col loro libro del 2001 “Dogs. Una nuova sorprendente chiave di lettura dell’origine, dell’evoluzione e del comportamento del cane”.

Secondo la loro tesi alla base del processo di domesticazione non starebbe una azione diretta verso il lupo ma, più in generale, sull’ambiente: l’abbondanza di cibo proveniente dagli insediamenti umani sotto forma di avanzi, rifiuti e resti biologici, avrebbe in pratica creato una nuova nicchia ecologica adatta per essere occupata. In altre parole alcuni lupi si sarebbero avvicinati spontaneamente a noi per la possibilità di trovare risorse alimentari con un minor dispendio di energia. Questi soggetti avrebbero poi cominciato a riprodursi autonomamente tra loro dando origine ad una nuova sottospecie diversa tanto per tratti fisici che comportamentali. In particolare la caratteristica più rilevante era quella di avere una minore “distanza di fuga”. Ciò significa che i primi cani, pur non essendo ancora propriamente domestici, tolleravano maggiormente la vicinanza degli esseri umani, tendevano a non scappare lontano alla loro vista e ci mettevano poco tempo per poi riavvicinarsi.

Per fare un paragone possiamo pensare alla differenza tra i piccioni che vivono nelle nostre città e le tortore che vediamo nelle campagne. Mentre i primi li vediamo girare anche tra i tavolini dei bar incuranti della nostra presenza, le altre mantengono grandi distanze e possiamo osservarle soltanto da lontano.

La prima grande alleanza

Tuttavia prima di parlare di amicizia c’è ancora una domanda che dobbiamo porci. Perché abbiamo accettato questa presenza? Avendo una dieta in parte simile alla nostra il cane avrebbe potuto essere considerato un competitore, essere scacciato o addirittura predato.

In realtà, evidentemente, non si è comportato come tale ed anzi ha probabilmente mostrato caratteristiche di una certa utilità. Ma, sebbene si sia sempre pensato anzitutto alle attività di guardia e protezione, oppure quella di aiuto nella caccia, in realtà probabilmente il primo grande compito che i cani assunsero e che si rivelò importante era legato al loro ruolo di “spazzini”, che ripulivano dai rifiuti i nostri insediamenti. In società come quelle di 15 mila anni fa (o forse più), dove non esistevano fogne o altri impianti di smaltimento, l’accumularsi di rifiuti e resti biologici attorno agli accampamenti poteva rivelarsi pericoloso sia dal punto di vista sanitario che nell’attrarre altre specie animali potenzialmente pericolose. Quelle società che dunque accettavano la presenza di cani potevano avere un concreto vantaggio in salute e sicurezza.

Una delle prime ragioni di questa antica amicizia, allora, potrebbe basarsi più sulle abitudini alimentari di questa specie che non su altre doti performative. E d'altronde le caratteristiche di spazzino sono tutt’oggi ben presenti nei nostri amici, sempre molto attratti da tutto ciò che di commestibile incontrano sul loro cammino. E se domani vi capiterà, durante la solita passeggiata, che il vostro amico trangugi qualche schifezza, per consolarvi dal senso di disgusto potete pensare che è proprio grazie a questa “orribile” abitudine se oggi potete godere della sua impareggiabile compagnia.

Se non amassero così tanto ingurgitare qualunque cosa, compresi gli escrementi, probabilmente non avrebbero avuto alcun interesse, in tempi lontani, ad avvicinarsi ad una specie strana e pericolosa come la nostra.

Compagni di lavoro, ma non solo

Una volta divenuto un frequentatore abituale dei nostri villaggi, una presenza accettata, il cane non soltanto ha potuto dimostrarci tutte le sue qualità e la sua intelligenza, ma si può dire che ha contribuito a cambiarci e a cambiare il corso della nostra storia. Ed infatti, tra i 15 e i 40 mila anni fa, il cane è stato il primo  in assoluto a farci comprendere che una convivenza con specie diverse era non solo possibile, ma perfino vantaggiosa. Tutte le altre sono arrivate migliaia o forse decine di migliaia di anni dopo.

Nella attuale epoca tecnologica, in cui abbiamo macchine per qualunque scopo, tendiamo a dimenticare l'importanza che ha avuto la domesticazione. Tuttavia basterebbe pensare che alcune specie hanno reso celeri i trasporti, favorito i commerci e collegato tra loro popoli lontani; altre hanno reso possibile coltivare grandi appezzamenti di terra e sfamare intere popolazioni; altre ancora di poterci coprire e riscaldare nei climi più rigidi. In breve dalla domesticazione dipendono molti dei nostri progressi.

Secondo autori come Jared Diamond anche invenzioni come la ruota, solo per fare un esempio, dipenderebbero dalle possibilità offerte dall’allevamento di animali: lo dimostrerebbe il fatto che, fino alla loro colonizzazione da parte degli europei, questo strumento era sconosciuto nelle Americhe ove non erano presenti animali atti al traino. In questo processo il cane non solo ha fatto da apripista, avvicinandosi a noi spontaneamente e dimostrandoci di non essere pericoloso, ma ci ha accompagnato restandoci a fianco e in molti casi fornendoci un aiuto prezioso. Ci ha aiutato nella difesa, nella caccia, nel condurre le mandrie al pascolo e nel proteggerle. In breve non si è comportato semplicemente come un amico, ma come membro di un gruppo, nel quale assumere un ruolo, dei compiti e per il quale sacrificarsi anche, se ce ne fosse stato bisogno.

E oggi?

Questo millenario rapporto continua fino ai giorni nostri e, nonostante la vita moderna sia molto diversa da quella dei nostri antenati, il legame coi cani non sembra essersi indebolito. Sono arrivati a vivere nelle città e dentro le nostre case; vengono con noi in molti posti e finanche in vacanza; dedichiamo loro parte del nostro tempo acquistando servizi sempre più mirati: dal veterinario all’educatore, dalle attività sportive a quelle di svago. Ma come si è evoluto il nostro rapporto con questa specie? Pur se quelle attività che per millenni hanno svolto non sono più così diffuse i cani hanno saputo riadattarsi alla nostra società contemporanea in moltissimi modi e il ruolo che hanno assunto dimostra la loro amicizia come forse mai prima avevamo potuto comprendere.

I nuovi lavori

Col raffinarsi delle nostre conoscenze abbiamo imparato come insegnar loro attività estremamente complesse. Queste vanno dall’utilità sociale nell’assistenza fino alla protezione civile nel salvataggio e nella ricerca, oppure nell’esercito e nelle forze dell’ordine. In queste attività i nostri amici ci danno ogni giorno prova non solo della loro incredibile intelligenza e adattabilità, ma di saper svolgere il loro ruolo come una vera e propria missione, dimostrando l’abnegazione e la capacità di sacrificio che solo chi nutre un profondo legame è in grado di dimostrare.

Gli sport cinofili

Se fino a qualche decennio fa erano poche le discipline sportive da praticare coi cani oggi ne sono fiorite molte ed estremamente complesse. Tanto che alcune federazioni organizzano perfino delle “olimpiadi” per cani. In queste attività la collaborazione col proprio compagno umano è fondamentale e i livelli di intesa che è possibile raggiungere formidabili. Ciò dimostra la loro capacità di affidarsi e di donare, degne soltanto di chi è in grado di dedicare la propria vita alla costruzione di un legame profondo di intesa. Nelle attività sportive i nostri amici ci mostrano ogni giorno che non è tanto importante il cosa si fa, ma il fatto di farla insieme. E come ballerini di tango sono capaci di imparare passi complicatissimi e muoversi con noi all’unisono, mostrando quale importanza ha per loro la relazione, l’affiatamento e la collaborazione.

Un membro della famiglia

Ma la prova più grande di quanto ci reputano importanti e di come son capaci di accettarci in ogni circostanza è sicuramente data dalla loro capacità di far parte delle nostre famiglie. In questo ambito dire semplicemente che il cane è il migliore amico dell’uomo è anzi riduttivo. Per loro non siamo soltanto amici, siamo il loro gruppo: la famiglia. Siamo quel tutto di cui far parte e con cui dividere e condividere qualunque cosa. Pur se a volte si dice che il cane è come un figlio il suo amore somiglia di più a quello di un genitore, che ti accetta per quel che sei e come sei. Sono felici di noi e con noi e, nonostante i nostri difetti, non ci cambierebbero per nulla al mondo. Nel loro vocabolario la parola tradimento semplicemente non esiste!

Spesso siamo invece noi a tradirli con adozioni non responsabili, abbandoni, rinunce di proprietà, o semplicemente non impegnandoci a conoscere e rispettare le loro caratteristiche di specie, costringendoli così ad una vita non adatta ai loro bisogni. Spesso non li rispettiamo come non rispettiamo le diverse altre specie che alleviamo, costrette ad uno sfruttamento finalizzato soltanto ad appagare noi stessi. Purtroppo in molti casi le ragioni per cui un cane viene adottato partono da moventi egoistici come il soddisfare un proprio bisogno (quando non un capriccio) o il sopperire a qualche mancanza. A volte si può parlare di un vero e proprio sfruttamento, quando si pensa che il loro ruolo si riduca soltanto al farci star bene, senza pensare a cosa farebbe star bene loro. Altre volte addirittura li prendiamo come veri e propri status symbol, focalizzandoci solo sulle caratteristiche estetiche e considerandoli alla stregua semplici di oggetti.

Si sente dire spesso che i cani non ci giudicano e per questo ci mettono a nostro agio più delle persone. Questo in realtà è assolutamente falso ed è solo una nostra illusione data dal fatto che non usano parole. Imparando a comprendere i loro comportamenti ci accorgiamo invece di quanto spesso hanno idee molto chiare di come siamo fatti e di cosa aspettarsi da noi. Ad esempio molti di quelli che giudichiamo comportamenti problematici scaturiscono in realtà dal non reputarci in grado di gestire certe situazioni e dunque dal prendersi in carico di farlo loro.

La verità dunque non è che i nostri amici non ci giudicano e ci reputano sempre perfetti ma, esattamente al contrario, che nonostante i nostri tanti difetti ci vogliono bene lo stesso.

Del cane possiamo dire che come i veri amici ci accetta e ci ama per ciò che siamo realmente, al di là di tutto il resto. Ma, riguardo a noi, siamo in grado di poter dire lo stesso?

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Francesco Cerquetti
Esperto in etologia applicata e benessere animale
Laureato in Filosofia a partire dal 2005 ho cominciato ad appassionarmi di cinofilia approcciando il mondo dei canili. Ho conseguito il Master in Etologia Applicata e Benessere animale, il titolo di Educatore Cinofilo e negli IAA.
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