I rettili, tra cui i serpenti, cambiano la pelle perché hanno bisogno di rinnovare periodicamente lo strato esterno. Esso è rigido, per via della cheratina di cui è costituito, pertanto la muta è necessaria per consentire la crescita dell’individuo.
Il cambio di pelle si chiama ecdisi ed è un processo fisiologico, forse il più spettacolare nei rettili, che si verifica in tutti i lepidosauri (rettili squamati). È noto sin dai tempi antichi: i serpenti che cambiano la pelle sono tra i più potenti simboli mitologici di rinascita e rinnovamento.
La muta nei serpenti
Diversamente dagli altri rettili, come le lucertole, in cui la pelle si stacca a piccoli lembi, nei serpenti è coinvolto simultaneamente tutto il corpo, per cui essi perdono tutta l’epidermide esterna in un solo episodio, che richiede in media due settimane. Tuttavia, si possono verificare alcune eccezioni, specialmente nei serpenti disidratati, stressati o più anziani, nei quali alcuni lembi di cute possono rimanere adesi al corpo. Pur avvenendo in modo simile nelle diverse specie, la periodicità del fenomeno è varia.
Alcuni serpenti perdono la pelle solo una o due volte all'anno, mentre altri mutano più frequentemente. È il caso, ad esempio, dei serpenti marini, in cui la muta si manifesta a intervalli variabili da due a sei settimane. Sembra che questa maggior frequenza sia legata alla necessità di rimuovere la moltitudine di organismi, tra cui cirripedi, briozoi e alghe, che tendono ad aderire intimamente alle superfici esterne di questi serpenti.
In generale, l’ecdisi è importante anche perché l'epidermide nel tempo si danneggia, subendo piccole lesioni o alterazioni della permeabilità, pertanto è utile per l’individuo poterla rinnovare. Infine, all’ecdisi è riconosciuta un’importante funzione comunicativa: mentre cambia pelle, infatti, il serpente rilascia nell'ambiente speciali feromoni attraverso i quali informa i conspecifici, presenti nelle vicinanze, riguardo al proprio stato riproduttivo.
Perché sotto la pelle vecchia si forma uno strato di pelle nuova?
La muta nei serpenti coinvolge l’intera cute e prevede che prima si formi una pelle nuova, e poi venga persa quella vecchia sovrastante. Il processo segue lo svolgersi di quattro fasi successive associate alla ciclica proliferazione e differenziazione delle cellule epidermiche, a partire dallo strato germinativo basale. Le nuove cellule spingono quindi quelle più vecchie verso l'alto e verso l'esterno, fino a quando lo strato più esterno, composto da cellule cheratinizzate, si separa dallo strato interno grazie all'azione di speciali fluidi linfatici e di enzimi proteolitici.
A completamento del ciclo, esso viene poi eliminato. Gli strati esterni di nuova formazione sono molto permeabili e ciò può comportare un aumento del rischio di assorbimento di sostanze irritanti. In generale, i serpenti non devono essere maneggiati durante l'ecdisi poiché la pelle in questa fase non è del tutto corneificata, ed è quindi facilmente danneggiabile.
Cosa succede ai serpenti prima della muta?
Quando stanno per iniziare la muta, i serpenti si isolano, ritirandosi in anfratti o cavità; la cute si opacizza e i loro occhi diventano di color bluastro e opalescente. Spesso mangiano meno, o addirittura smettono di mangiare. Di solito, li si nota strofinarsi contro oggetti ruvidi, per favorire il distacco dello strato di pelle esterno dalla nuova pelle sottostante. Strisciando in avanti, letteralmente sgusciano fuori dalla vecchia pelle, che si capovolge e viene abbandonata in una singola porzione.
Alcune specie acquatiche, come i serpenti marini pelagici (Pelamis platurus) e i cosiddetti serpenti lima (Acrochordus granulatus), che vivono dove non sono presenti oggetti ruvidi su cui strusciarsi, si aiutano invece con il proprio corpo: si auto-legano, letteralmente, in nodi laschi e tirano avanti e indietro la vecchia epidermide, fino a farla staccare.
I fattori che possono influenzare una buona muta
Una varietà di fattori fisiologici e ambientali concorre a decretare il successo dell'ecdisi nei serpenti. Tra questi troviamo l’età (gli individui più giovani crescono spesso più rapidamente e fanno la muta più frequentemente degli adulti), l’assenza di substrati abrasivi su cui potersi strofinare e i bassi livelli di umidità relativa ambientale. A lungo andare, questi ultimi causano disidratazione nel rettile, in particolare se accompagnati da un approvvigionamento idrico inadeguato, e questo riduce la produzione linfatica necessaria durante la fase di separazione.
Un’umidità del 50-60% è considerata ideale per la maggior parte dei serpenti. Tra gli altri fattori che condizionano il successo della muta annoveriamo le basse temperature, che possono ritardarla, le infestazioni da ectoparassiti, come Ophionyssus natricis, lo sviluppo di malattie e la presenza di ferite e cicatrici, in corrispondenza delle quali si può verificare la ripetuta ritenzione della pelle vecchia.
Bibliografia
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