Comunemente noti come pipistrelli, i chirotteri sono famosi perché dormono appesi a testa in giù, con le ali ripiegate. In questa posizione riposano e dormono per circa 12 ore al giorno. Perché lo fanno? Questa postura si è evoluta in associazione con il volo: i loro arti anteriori, ossia le mani, sono diventati ali. Gli arti posteriori si sono ridotti a piccole appendici, utili per il volo, perché sostengono la membrana alare detta “uropatagio” nelle manovre aeree, ma del tutto inadatti a consentiire il mantenimento di una postura eretta o la deambulazione, e quindi inadatti al decollo da terra. Del resto, partendo capovolti, i pipistrelli non hanno bisogno di generare portanza per iniziare il volo: è sufficiente che aprano le ali, si lascino semplicemente cadere, e – puf! – volano via.
Come fanno a dormire a testa in giù
I pipistrelli hanno sviluppato adattamenti funzionali e strutturali che permettono loro di atterrare a testa in giù e poi di mantenere questa postura. Innanzitutto, devono eseguire rotazioni aeree rapide e di alta precisione per orientarsi e attaccarsi al posatoio, decelerando in modo controllato, per non mancarlo ma soprattutto per evitare di scontrarcisi. Come per tutti i vertebrati volanti, la capacità di atterrare in sicurezza è essenziale per la sopravvivenza. Bisogna considerare che si muovono a velocità molto più elevate rispetto agli animali terrestri di dimensioni simili e le collisioni accidentali con oggetti fissi possono essere fatali. Mentre un uccello in atterraggio usa le ali per decelerare, fino a quando i piedi non sono entrati in contatto con il substrato, i pipistrelli, per appollaiarsi in sicurezza in grotte, alberi cavi e altri luoghi riparati, eseguono salti mortali acrobatici, usando l'inerzia delle loro ali insolitamente pesanti. Il pipistrello è un po' come una pattinatrice che, per girare più velocemente, tira le braccia al petto: in fase di atterraggio, il pipistrello ritrae un'ala, estende l'altra, e intanto si capovolge. È un'operazione molto rapida, può bastare anche solo mezzo secondo.
Vien chiamata, in termini tecnici, “riorientamento inerziale”, e alla base vi è lo stesso principio che spiega perché i gatti, quando cadono a testa in giù, atterrano in stazione, come anche l'agilità aerea di altri animali, tra cui le lucertole, i roditori e pure noi, quando facciamo una capriola.
Una volta che si è appeso, per mantenere a lungo questa postura il pipistrello si aiuta con gli artigli delle dita: durante il riposo a testa in giù, il peso corporeo flette l'artiglio dorsale, e con questo si può così aggrappare saldamente a un ramo o a una scogliera.
Bibliografia
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